Vita Chiesa

Agesci, in prima linea per la legalità. Calimeri: “Far crescere buoni cristiani e buoni cittadini”

Educazione delle giovani generazioni e impegno sui territori. È questa la doppia vocazione degli Scout Agesci che si fa concretezza nelle attività compiute nelle comunità parrocchiali, negli oratori, nelle piazze. Uno stile che è testimonianza anche contro le forme di criminalità organizzata, soprattutto in quei territori e verso quei giovani che sono a rischio.“Come Agesci lavoriamo per la legalità, la giustizia, una sana cultura del lavoro e non per la raccomandazione.Cerchiamo di andare controcorrente rispetto alle lobby e alle raccomandazioni, perché i cittadini più giovani possano crescere e poi farsi strada da soli. Tentiamo di far crescere nei ragazzi una mentalità diversa, non improntata alla richiesta di favoritismi come ad esempio bussare alla porta del politico di turno per un posto di lavoro”. Le parole di Claudio Calimeri vengono dalla Calabria. Calimeri è responsabile regionale Agesci, e descrive tutto l’impegno che l’associazione realizza sul campo,“per far crescere buoni cristiani e buoni cittadini”.E mentre la cronaca consegna notizie di minori o di giovani che si macchiano di delitti, anche gravi, gli Scout sono sempre in prima linea per la legalità. Un’azione necessaria in una regione con tanti lati oscuri. “Nello scorso anno abbiamo denunciato i roghi calabresi, in passato il marcio della sanità, che spesso assurge ai disonori delle cronache. Denunciamo costantemente i soprusi che avvengono sul territorio, anche grazie ai legami che abbiamo con le associazioni e i testimoni di giustizia”.

L’attenzione alla politica, alla sanità, all’ambiente, dicono proprio la cifra dell’impegno dell’Agesci sul campo, nel rispetto delle origini del movimento, come ricorda Fabrizio Marano, capo scout Agesci d’Italia: “lo scoutismo sposa la sua causa iniziale, dare una mano ai ragazzi che vivono marginalità e degrado”.

A fargli eco Daniela Ferrara, capo Guide d’Italia.“L’unica vera forza di cambiamento è l’educazione, che non è mai neutra, ma è un’educazione ai valori della libertà, della giustizia, della non violenza e del rispetto per le leggi. Si tratta di una educazione integrale che permette al ragazzo di poter fare delle scelte”.Infatti, prosegue Ferrara, “facendo esperienze di bene si impara a fare il bene. Il bene è una strada per la felicità. È il mandato del giudice Borsellino: ‘noi arrestiamo i padri, voi dovete educare i figli’”. È fondamentale allora la presenza sui territori, perché – aggiunge Ferrara – “diventino luoghi di esperienze positive, di bellezza. Ed è importante farlo insieme alle altre istituzioni, creando comunità aperte, dialogando, capaci di far diventare i territori delle comunità inclusive”.

La strada tracciata in Calabria è ambiziosa, perché l’Agesci locale intende portare la sua testimonianza proprio laddove sembra più difficile, in quelle aree della regione dove lo scoutismo non c’è e i ragazzi sono ai margini della società.“Stiamo elaborando un progetto per raggiungere quanti più giovani possibile – afferma Calimeri -. Vogliamo immaginare l’inimmaginabile, pensare l’impensabile per essere presidio di legalità. E questo significa partecipare alla vita dei territori in rete con le istituzioni, aprire le nostre sedi, essere presenti sul campo”.

Intanto l’Agesci calabrese negli scorsi anni si è messo in gioco grazie alla gestione di due beni confiscati alla ‘ndrangheta, a Reggio Calabria, nel quartiere di Archi, e a Siderno (RC), dove è nata la casa dei giovani “Maestri nel sogno”. Attività ludiche, ricreative, culturali, incontri e spettacoli. “È il nostro modo per dire no al malaffare e ritagliarci spazi per la formazione di una mentalità diversa sia per i giovani scout che per i luoghi dove operiamo – prosegue Calimeri – anche perché questi beni sono stati messi in mano proprio a cittadini di Reggio e di Siderno”.

Fabrizio Marano, catanzarese, ha a cuore le sorti della Calabria, e ricorda il grido di papa Francesco nella Piana di Sibari del 21 giugno 2014 e la sollecitudine delle Chiese locali nell’impegno contro la criminalità organizzata.“La Chiesa e le conferenze episcopali regionali sono un soggetto molto importante per portare avanti l’educazione sui territori e dare opportunità diverse e positive per le giovani generazioni.Da sempre come Scout proviamo a raccogliere le sollecitazioni dei vescovi. Ricordo i richiami di don Tonino Bello in Puglia, l’impegno in Calabria e in Sicilia dove vi è il rischio di forti esposizioni alle mafie, anche se non dobbiamo dimenticare che la criminalità è anche al Nord”. Per Marano “oggi è messa in discussione e in grave pericolo la possibilità di offrire educazione ai ragazzi, per questo vogliamo essere presidio educativo sui territori intercettando i giovani, rapportandoci in rete con le istituzioni, le realtà di volontariato e la scuola per dare proposte che contrastino le forme di criminalità”. Per farlo, secondo Marano, bisogna “unire gli sforzi contro l’abbandono scolastico, l’esclusione sociale, la scarsa spesa pubblica in favore dei minori. Le mafie si abbeverano di consenso e di offrire quelle false illusioni, creando quel gancio che può anche attirare i giovani. Si tratta di lottare per un forte impegno educativo nella nostra società”.Conclude Calimeri: “Noi siamo in campo, perché essere Scout segna per la vita”.