Vita Chiesa

Alakuma: in Camerun una chiesa «fiorentina»

di Riccardo BigiL’inaugurazione della nuova chiesa di Alakuma, della quale aveva posato la prima pietra tre anni fa. E poi, la gioia di salutare i preti fiorentini impegnati in missione e di incontrare nuovamente la gente africana, di assaporare la loro accoglienza grata e calorosa. Sono questi i motivi del viaggio del cardinale Ennio Antonelli nella diocesi di Bamenda, in Camerun, nei giorni tra Natale e l’Epifania. La chiesa è stata costruita con i contributi giunti dalla diocesi di Firenze, che si sono aggiunti alle risorse raccolte dalla popolazione locale. Al suo rientro, l’Arcivescovo di Firenze testimonia la ricchezza che viene da questi rapporti di cooperazione tra le Chiese.

Cosa l’ha colpita di questo viaggio?

«Intanto, dal punto di vista economico, ho notato qualche segnale incoraggiante: mi sembra che le condizioni di vita siano un po’ migliorate, mi sembra che ci sia maggiore occupazione: tanta gente viene alla Messa alle 6 di mattina, nei giorni feriali, per poi andare a lavorare. E anche nei campi ho visto tanta gente al lavoro».

Come è strutturata la presenza fiorentina in Camerun?

«A fianco di don Sergio Merlini, dopo il rientro a Firenze di don Marco Nesti, è arrivato don Luca Carnasciali che a quanto ho potuto verificare si è inserito bene, ed è contento. Adesso ci sarà un consolidamento del lavoro fatto in questi anni, poi riconsegneremo la parrocchia alla Diocesi di Bamenda secondo l’accordo che abbiamo fatto: un accordo di collaborazione tra Chiese sorelle, secondo le indicazioni dell’enciclica Fidei donum, che prevede una presenza dei nostri preti limitata nel tempo».

Cosa è stato fatto in questi anni?

«Ci sono state alcune realizzazioni materiali importanti, come la casa parrocchiale di Nghongham, che è adatta ad ospitare le attività della parrocchia e anche ad accogliere gruppi che arrivano da fuori. Sono state riparate e migliorate le scuole parrocchiali, ed è stata costruita la nuova chiesa di Alakuma, un distaccamento della parrocchia che prossimamente diventerà parrocchia essa stessa. Anche sul piano pastorale sono state fatte cose importanti: il vescovo di Bamenda è molto contento soprattutto di alcune cose come le Small Christian Communities»

Di che si tratta?

«Le “piccole comunità cristiane” sono comunità di vicinato che si ritrovano ogni settimana, leggono insieme il Vangelo della domenica successiva, organizzano alcuni servizi, attività caritative, incontri con le altre religioni… sono i nuclei che portano la Chiesa più a stretto contatto con le famiglie: una realtà che sarebbe preziosa anche qui da noi».

Com’è la partecipazione dei laici alla vita della parrocchia?

«Sicuramente molto attiva: anche su questo piano possiamo avere molto da imparare. Nella parrocchia ci sono 4 cori, più altre associazioni, ognuna con le sue divise, le sue attività. E poi i catechisti, gli animatori della liturgia… Colpisce la loro capacità di organizzarsi, la loro creatività ma anche la preparazione: c’è una conoscenza della Bibbia, una cultura religiosa diffusa che da noi molte persone non hanno. In questi anni, i nostri preti hanno dato molta fiducia ai laici, più di quanto siano abituati a fare i preti locali, e questo è stato molto apprezzato».

Come è organizzata la parrocchia, dal punto di vista della liturgia?

«Indubbiamente la liturgia domenicale è il cuore della comunità. È celebrata con una partecipazione che colpisce per il numero, ma anche per l’intensità. Tutti partecipano al canto, spesso dialogando con i cori, e facendo gesti molto semplici, ondeggiando con il corpo o muovendo le mani: è bello vedere l’assemblea che si muove all’unisono. All’offertorio poi, dopo l’offerta del pane e del vino, tutti si mettono in fila per depositare la propria offerta, anche piccolissima».

La Diocesi di Firenze dedicherà la sua attenzione, nei prossimi anni, alla famiglia: com’è la situazione della famiglia in Camerun?

«Prima di tutto, le famiglie africane hanno tanti figli, ci sono bambini dappertutto, anche l’assemblea liturgica è un’assemblea molto giovane. Le famiglie poi sono famiglie allargate, che diventano reti di aiuto e di sostegno. A fronte di questi aspetti positivi, non mancano i problemi: soprattutto quello della fedeltà coniugale, e il conseguente rischio dell’Aids che è meno diffuso che in altri paesi, come il Sudafrica, ma anche qui rappresenta un serio problema».

Card. Antonelli, Lettera pasquale alle famiglie (2007)