Vita Chiesa

Arezzo, il vescovo Fontana: “Tocca alla Chiesa far da lievito dentro alla massa perché in ogni sua parte tutto lieviti”

“La benedizione del sacro Crisma, che dà il nome alla liturgia, manifesta la fede in Cristo, il «consacrato per mezzo dell’unzione. Il vescovo concelebra con i presbiteri e benedice il sacro crisma e gli altri olii: è una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della unione sacramentale dei presbiteri con lui. Celebrata in forma stazionale, tale Messa è epifania della Chiesa, corpo di Cristo organicamente strutturato, che nei vari ministeri e carismi esprime, per la grazia dello Spirito Santo, i doni nuziali di Cristo alle membra della sua Sposa ancora pellegrina nel mondo. L’olio è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: mèdica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa. Nel simbolismo biblico e liturgico esprime l’unzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa. La Messa del crisma si celebra nel tempo di Pasqua, dalla quale scaturiscono i Sacramenti, che significano e realizzano l’unità organica di tutta la Santa Chiesa. La benedizione degli oli nella celebrazione eucaristica sottolinea pure il mistero della Chiesa come sacramento globale del Cristo, che santifica ogni realtà e situazione di vita; perciò, sono benedetti anche l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi. Così dal Capo la grazia si diffonde in tutte le membra del suo mistico corpo e si diffonde nel mondo il buon profumo di Cristo (cfr 2Cor 2, 15)”.

Il vescovo Riccardo, nella sua omelia, ha sottolineato il significato del tempo presente, richiamando le parole di Isaia (“Isaia nella sua piccola apocalisse, dinanzi alle difficoltà del confronto con un mondo pagano che insidia Israele, ci raccomanda di guardare oltre il presente, di fidarci di Dio: “dite agli smarriti di cuore «coraggio! Non temete»”. Questa esortazione vale anche oggi. Lo stile di vita dell’Occidente, presentato al mondo intero come ideale, e le continue violazioni del creato hanno provocato una crisi mai vista prima).

Senza rimpiangere un passato idealizzato, ma anzi guardando avanti, senza aver paura del nuovo (“Anche Orazio ci insegna che si sono dimenticate le difficoltà di un tempo e dunque non si sentono più come un’insidia. In modo acritico, si ha invece paura del nuovo, dei cambiamenti. Noi cristiani sappiamo comunque che anche il nuovo, con i suoi mutamenti non sfugge alla Divina Provvidenza”).

Il presule si è soffermato sul significato del servizio sacerdotale (“Il Profeta ci ha appena ricordato che siamo stati scelti. Il Signore ha chiamato ciascuno di noi, per proseguire nel tempo la missione degli Apostoli, che è innanzitutto quella di attualizzare i frutti della Passione e della Resurrezione del Signore”), ricordando che “in un momento complicato e difficile come quello che la nostra gente sta vivendo, a noi è affidato il compito di consolare gli afflitti, di fasciare i cuori feriti. Attraverso di noi, il Signore fa giungere il suo messaggio e la sua GraziaI primi a essere confortati siamo noi, nella misura in cui percepiamo la dimensione soprannaturale del ministero della consolazione. Non lo sterile pietismo, ma la fede che salva”.

Con il Sacramento dell’Ordine è affidato a noi di provvedere non solo ai bisogni materiali, ma di far giungere a tutti il dono dello Spirito Santo, come si canta nella Sequenza della Messa di Pentecoste – ha proseguito il vescovo Riccardo. Ci è chiesto di dare coraggio a chi è stato provato dal dolore, ma anche a quelli che si sono smarriti nelle vicende terribili di questi mesi. A noi è affidato il Vangelo. Il nostro compito non è quello di ripristinare ciò che è andato perduto in questi mesi, ma, come nei grandi momenti nella storia, tocca alla Chiesa far da lievito dentro la massa, perché in ogni sua parte tutto lieviti”.

Quando ci prendesse la tentazione dello sconforto, ricordiamo che siamo sorretti dall’intercessione dei Santi preti che sono venuti prima di noi e hanno servito questo stesso popolo – ancora il vescovo Riccardo. Hanno predicato la vita eterna e hanno praticato la carità della preghiera nella meditazione delle Scritture, nella pratica delle virtù, liberando con umiltà il cuore dalla superbia e dall’arroganza, avvezzi a contemplare la Croce del Signore, segno della sua vittoria, partecipata a chi si fida di lui”.

Con un invito forte, rivolto ai presbiteri presenti: “Costruire il nuovo significa far recuperare alla Chiesa la bellezza del Vangelo. Il popolo sarà confortato se ci vedrà impegnati in questa comunione che giustifica la faticosa presenza sul territorio”.

E a non fermarsi davanti alla pandemia: “Vi chiedo di non fermare la Celebrazione dei Sacramenti per paura della pandemia. Dobbiamo osservare scrupolosamente le norme sanitarie, ma non fermare la pastorale. I giovani della Cresima hanno fatto il loro cammino e sempre più si fanno strumento di Dio nel contesto umano in cui vivono: sono la generazione del nuovo. A loro è affidata la testimonianza perché si costruisca un popolo nuovo, una Chiesa nuova. Luoghi e spazi di novità che mi viene naturale contemplare negli occhi dei nostri seminaristi, che con il Crisma, a tempo opportuno, diventeranno sacerdoti”.

In conclusione il vescovo Riccardo ha espresso gratitudine a coloro che “preti e frati, si sono fatti vicini ai malati, ma anche ai medici, agli infermieri e agli operatori del mondo della sanità. Esercitando il sacerdozio battesimale, hanno accompagnato con professionalità e con la preghiera quanti sono andati incontro alla vita eterna. La cura degli infermi è anche aiutare gli altri e noi stessi a scegliere da che parte ci piace stare”.

Dopo l’omelia l’Arcivescovo ha benedetto gli olii santi – il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi – che, durante l’Anno Liturgico, saranno utilizzati per celebrare i Sacramenti.

L’olio extra vergine di oliva prodotto nelle Tenute di Fraternita, consacrato durante la S. Messa crismale, è stato offerto dal Magistrato e dal Primo Rettore della Fraternita dei Laici al vescovo Riccardo, come segno di vicinanza tra la più antica autorevole Istituzione pubblica della città di Arezzo con la Chiesa locale  “per essere un gesto simbolico di unione con la terra di Arezzo, con il lavoro agricolo, con il suo Arcivescovo, guida spirituale della Comunità cattolica di Arezzo. Questa offerta sarà mantenuta nel tempo”, ha dichiarato il Primo Rettore Pier Luigi Rossi.

Giovedì 1 aprile, alle 18, ancora in Cattedrale, vi sarà la celebrazione della Messa in Coena Domini, in cui si ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, in cui consegnò loro il Comandamento dell’amore (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gv 13,34), dopo aver lavato i loro  piedi. 

Venerdì 2 aprile, alle ore 18, in Cattedrale, la Celebrazione della Passione del Signore.

Sabato 3 aprile, alle ore 18, sempre in Cattedrale, ci sarà la Veglia pasquale.

Domenica 4 aprile, alle ore 10.30 la S. Messa in Cattedrale e alle ore 18 la S. Messa sarà nella Concattedrale san Giovanni evangelista, a Sansepolcro. 

Martedì 6 aprile, alle ore 18, S. Messa nella Concattedrale di Santa Maria Assunta in Cortona.