Vita Chiesa

BEATIFICAZIONE MARTIRI SPAGNOLI, CARD. BERTONE: SUPERARE DIVISIONI PER UNA CORAGGIOSA TESTIMONIANZA DI FEDE

Di fronte ad “una cultura che cerca di emarginare o disprezzare i valori morali e umani” del Vangelo, i cattolici sono chiamati a ”vivere il Vangelo in modo radicale e con semplicità, offrendo una pubblica e coraggiosa testimonianza della fede che professiamo”. Lo ha detto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, nella Mesa celebrata oggi in piazza S. Pietro all’indomani della beatificazione di 498 Martiri di Spagna, (tra i quali anche due francesi, due messicani e un cubano). I martiri, secondo Bertone, “ci aiutano con il loro esempio e la loro intercessione a non lasciarci vincere, nel momento presente, dallo scoraggiamento e dalla confusione e ad evitare l’inerzia e lo sterile lamento”. Il martirio, infatti, “è un segno eloquente di come la vitalità della Chiesa non dipende solo da progetti o umani calcoli, ma scaturisce dalla totale adesione a Cristo e al suo messaggio di salvezza. Erano ben consapevoli di questo i martiri – ha puntualizzato il segretario di Stato – che trassero forza non in una bramosia di personale protagonismo, bensì nell’amore senza riserve verso Gesù Cristo, anche a costo della vita”.

“Fede, fortezza, coraggio generoso e ardente carità”. Queste, per Bertone, le caratteristiche salienti dei martiri, che “non sono stati proposti alla venerazione del Popolo di Dio per le loro implicazioni politiche, né per lottare contro chicchessia, ma per offrire le loro esistenze come testimonianza di amore a Cristo e con la piena consapevolezza di sentirsi membra della Chiesa”. “La loro morte – le parole del segretario di Stato vaticano – costituisce per tutti un importante stimolo che ci spinge a superare divisioni, a ridar vita al nostro impegno ecclesiale e sociale, cercando sempre il bene comune, la concordia e la pace”. “I martiri – ha proseguito il cardinale – non sono semplici eroi o personaggi di un’epoca lontana”, ma testimoni che “ci spingono a configurare noi stessi sempre più pienamente a Cristo, perché possiamo offrire nell’odierna società una coerente testimonianza del nostro amore e del nostro impegno per Dio e per i fratelli”. Di qui la necessità di “non lasciarci vincere, nel momento presente, dallo scoraggiamento e dalla confusione e ad evitare l’inerzia e lo sterile lamento”, a partire dalla consapevolezza che “il servizio più prezioso che possiamo rendere oggi ai nostri fratelli è aiutarli ad incontrare Cristo, l’unico che possa soddisfare le più nobili aspirazioni dell’uomo”.

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