Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A BRESCIA: NEL SEGNO DI PAOLO VI LA CHIESA SIA POVERA E LIBERA

Un invito “ad amare Dio e a lavorare per un mondo fraterno nel quale ognuno vive non per sé ma per gli altri”, seguendo l’esempio di sant’Arcangelo Tadini. Lo ha rivolto, ieri mattina, a Botticino Sera (dove sono conservate le spoglie di Tadini, ndr.) Benedetto XVI, nella visita pastorale alla diocesi di Brescia, a 30 anni dalla morte di Paolo VI e in omaggio a Tadini. È stata dedicata a Paolo VI, invece, l’omelia della messa celebrata a Brescia, nella piazza intitolata proprio al Pontefice bresciano. Prendendo spunto dall’icona evangelica dell’obolo della vedova Benedetto XVI ha voluto meditare sul mistero della Chiesa per rendere omaggio al “grande Papa Paolo VI, che ad essa ha consacrato tutta la sua vita”. “La Chiesa è un organismo spirituale concreto che prolunga nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio”, un sacrificio “decisivo agli occhi di Dio” in cui “è condensato tutto l’amore divino, come nel gesto della vedova è concentrato tutto l’amore di quella donna per Dio e per i fratelli: non manca niente e niente vi si potrebbe aggiungere. La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, è la continuazione di questo dono, di questa sovrabbondanza che si esprime nella povertà, del tutto che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo”. “È questa la Chiesa – ha ricordato Benedetto XVI – che il servo di Dio Paolo VI ha amato di amore appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere e amare” e di cui “con cuore palpitante” scriveva di voler comprendere tutto, storia, destino, sofferenze, sforzo di perenne fedeltà, di volerla abbracciare e amare in ogni sua componente. A lei guardava come la sposa di tutta la vita e a lei lasciava in punto di morte l’invito ad avere il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità e a camminare “povera cioè libera, forte e amorosa verso Cristo”. Proprio sulla visione della Chiesa “povera e libera” il Papa si è soffermato: “Così dev’essere la comunità ecclesiale, per riuscire a parlare all’umanità contemporanea. L’incontro e il dialogo della Chiesa con l’umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai primi anni di sacerdozio fino al Pontificato”. Egli “ha dedicato tutte le sue energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore Gesù Cristo, così che, incontrando lei, l’uomo contemporaneo possa incontrare Lui, perché di Lui ha assoluto bisogno”. Questo, ha aggiunto, “è l’anelito di fondo del Concilio Vaticano II, a cui corrisponde la riflessione del Papa Paolo VI sulla Chiesa”, come espressa nell’enciclica “Ecclesiam Suam”.“Con quell’Enciclica – ha chiarito Benedetto XVI – il Pontefice si proponeva di spiegare a tutti l’importanza della Chiesa per la salvezza dell’umanità e, al tempo stesso, l’esigenza che tra la comunità ecclesiale e la società si stabilisca un rapporto di mutua conoscenza e di amore”. “Coscienza”, “rinnovamento”, “dialogo”: questi tre concetti applicava Paolo VI alla Chiesa. Anzitutto “l’esigenza che essa approfondisca la coscienza di se stessa: origine, natura, missione, destino finale; in secondo luogo, il suo bisogno di rinnovarsi e purificarsi guardando al modello che è Cristo; infine, il problema delle sue relazioni con il mondo moderno”. “Come non vedere – si è chiesto Benedetto XVI – che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo”. In realtà, “il mistero della Chiesa non è un semplice oggetto di conoscenza teologica, dev’essere un fatto vissuto”, il che presuppone “una robusta vita interiore”.“Che dono inestimabile per la Chiesa la lezione del Servo di Dio Paolo VI – ha osservato Benedetto XVI -! E com’è entusiasmante ogni volta rimettersi alla sua scuola! È una lezione che riguarda tutti e impegna tutti”, ma che in questo Anno sacerdotale interessa “in modo particolare i sacerdoti”. Riprendendo l’enciclica di Paolo VI sul celibato sacerdotale, il Papa ha detto: “La verginità dei sacri ministri manifesta l’amore verginale di Cristo per la Chiesa e la verginale e soprannaturale fecondità di questo connubio”. E ricordando le parole di Paolo VI agli alunni del Seminario lombardo il 7 dicembre 1968, mentre le difficoltà del post-Concilio si sommavano con i fermenti del mondo giovanile, ha invitato a confidare in Gesù e poi ha aggiunto: “Anche il Papa ha bisogno di essere aiutato con la preghiera”. Negli Insegnamenti di Paolo VI, ha precisato il Pontefice, si possono “trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione dei giovani. Al tempo stesso, Papa Montini non perdeva occasione per sottolineare il primato della dimensione contemplativa, cioè il primato di Dio nell’esperienza umana”. Egli, ha concluso, “amò intensamente la multiforme bellezza della Chiesa, riconoscendovi il riflesso dell’infinita bellezza di Dio, che traspare sul volto di Cristo”.Sir