Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AI NUOVI CARDINALI: PER CRISTO SIAMO TUTTI FRATELLI

Cristo è “l’unico Signore, di fronte al quale siamo tutti fratelli. L’intera gerarchia della Chiesa, ogni carisma e ministero, tutto e tutti siamo al servizio della sua signoria”. Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, nella solennità di Cristo Re, celebrando nella basilica vaticana la santa messa con i 23 nuovi cardinali creati, il 24 novembre. È nella croce, ha osservato il Papa, che “Cristo manifesta la sua singolare regalità”, anzi si può dire che “Gesù rivela la propria gloria rimanendo lì, sulla croce, come Agnello immolato”. A giudizio del Santo Padre, “la scena della crocifissione, nei quattro Vangeli, costituisce il momento della verità, in cui si squarcia il ‘velo del tempio’ e appare il Santo dei Santi”. Dunque, “in Gesù crocifisso avviene la massima rivelazione di Dio possibile in questo mondo, perché Dio è amore, e la morte in croce di Gesù è il più grande atto d’amore di tutta la storia”. Poi, prima di consegnare ai nuovi membri del sacro Collegio l’anello cardinalizio, su cui è raffigurata proprio la crocifissione, Benedetto XVI ha detto: “Questo, cari fratelli neo-cardinali, sarà sempre per voi un invito a ricordare di quale Re siete servitori, su quale trono Egli è stato innalzato e come è stato fedele fino alla fine per vincere il peccato e la morte con la forza della divina misericordia”.

“La madre Chiesa, sposa di Cristo, vi dona questa insegna – ha aggiunto Benedetto XVI – come memoria del suo Sposo, che l’ha amata e ha consegnato se stesso per lei. Così, portando l’anello cardinalizio, voi siete costantemente richiamati a dare la vita per la Chiesa”. Anche “nella visione paolina – ha, quindi, spiegato il Papa, commentando la Lettera ai Colossesi – la croce è inquadrata all’interno dell’intera economia della salvezza, dove la regalità di Gesù si dispiega in tutta la sua ampiezza cosmica”. Questo testo dell’Apostolo esprime, per il Pontefice, “una sintesi di verità e di fede così potente che non possiamo non restarne profondamente ammirati. La Chiesa è depositaria del mistero di Cristo: lo è in tutta umiltà e senza ombra di orgoglio o arroganza, perché si tratta del dono massimo che ha ricevuto senza alcun merito e che è chiamata ad offrire gratuitamente all’umanità di ogni epoca, come orizzonte di significato e di salvezza”. Insomma, “non è una filosofia, non è una gnosi, sebbene comprenda anche la sapienza e la conoscenza. E’ il mistero di Cristo; è Cristo stesso, ‘Logos’ incarnato, morto e risorto, costituito Re dell’universo”. Di fronte allo “splendore di questa rivelazione” il compito dei cardinali è “annunciare al mondo la verità di Cristo, speranza per ogni uomo e per l’intera famiglia umana”.

Sulla scia del Concilio Vaticano II, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, ha proseguito Benedetto XVI, “sono stati autentici araldi della regalità di Cristo nel mondo contemporaneo. Ed è per me motivo di consolazione poter contare sempre su di voi per portare a compimento anch’io tale compito fondamentale del ministero petrino”. Strettamente unito a questa missione c’è un altro aspetto: “la pace tra tutti i discepoli di Cristo, come segno della pace che Gesù è venuto a instaurare nel mondo”. “La Chiesa – ha osservato il Papa – è quella porzione di umanità in cui si manifesta già la regalità di Cristo, che ha come manifestazione privilegiata la pace. E’ la nuova Gerusalemme, ancora imperfetta perché pellegrina nella storia, ma in grado di anticipare, in qualche modo, la Gerusalemme celeste”. Ed è proprio in Gerusalemme che si riconosce “la figura della Chiesa, sacramento di Cristo e del suo Regno”. La preghiera per la pace e l’unità, perciò, “costituisca” per i cardinali la “prima e principale missione, affinché la Chiesa sia ‘salda e compatta’, segno e strumento di unità per tutto il genere umano”. Infine, il Papa ha affidato a Maria “i nuovi porporati, il Collegio cardinalizio e l’intera comunità cattolica, impegnata a seminare nei solchi della storia il Regno di Cristo, Signore della vita e principe della pace”.

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