Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALLA ROTA: INCAPACITÀ PSICHICA ECCEZIONE NELLE CAUSE DI NULLITÀ MATRIMONIALE

La “vera incapacità” psichica “è sempre un’eccezione al principio naturale della capacità necessaria per comprendere, decidere e realizzare la donazione di sé stessi dalla quale nasce il vincolo matrimoniale”. A ribadirlo, a 20 anni di distanza dalle allocuzioni di Giovanni Paolo II su questo tema, è stato il Papa, ricevendo oggi in udienza i giudici, gli officiali e i collaboratori del Tribunale della Rota Romana. “Alcune correnti antropologiche ‘umanistiche’, orientate all’autorealizzazione e al’autotrascendenza egocentrica – la denuncia di Benedetto XVI – idealizzano talmente la persona umana e il matrimonio che finiscono per negare la capacità psichica di tante persone, fondandola su elementi che non corrispondere alle esigenze essenziali del vincolo coniugale”. Di qui il richiamo del Papa ad un “sano realismo”, che parta dalla consapevolezza che la “capacità” di contrarre matrimonio “fa riferimento al minimo necessario affinché i nubendi possano donare il loro essere di persona maschile e femminile per fondare il vincolo al quale è chiamata la stragrande maggioranza degli esseri umani”. Per certificare la reale incapacità psichica, dunque, il giudice deve servirsi sempre “dell’aiuto di periti”. Nel suo discorso, il Papa è partito dalla necessità di condividere “l’esigenza di cui parlava il mio venerato Predecessore”: quella, cioè, di preservare la comunità ecclesiale “dallo scandalo di vedere in pratica distrutto il valore del matrimonio cristiano dal moltiplicarsi esagerato e quasi automatico delle dichiarazioni di nullità, in caso di fallimento del matrimonio, sotto il pretesto di una qualche immaturità o debolezza psichica del contraente”. Nasce da qui l’esigenza di “trattare le cause con la doverosa profondità richiesta dal ministero di verità e di carità che è proprio della Rota Romana”, non solo attraverso “il vaglio delle perizie psichiatriche”, ma anche tenendo presente che “solo l’incapacità, e non già la difficoltà a prestare il consenso e a realizzare una vera comunità di vita e di amore, rende nullo il matrimonio”. La “vera incapacità” psichica richiede, ha spiegato il Papa, “già al tempo del matrimonio, la presenza di una particolare anomalia psichica che perturbi gravemente l’uso di ragione, o la facoltà critica ed elettiva in relazione a gravi decisioni, particolarmente per quanto attiene alla libera scelta dello stato di vita, o che provochi nel contraente non solo una grave difficoltà, ma anche l’impossibilità di far fronte ai compiti inerenti agli obblighi essenziali del matrimonio”.Una “capacità”, questa, che – ha puntualizzato il Papa – “non viene misurata in relazione ad un determinato grado di realizzazione esistenziale o effettiva dell’unione coniugale mediante l’adempimento degli obblighi essenziali, ma in relazione all’efficace volere di ciascuno dei contraenti, che rende possibile ed operante tale realizzazione già al momento del patto nuziale”. Il discorso sulla capacità o incapacità, quindi, “ha senso nella misura in cui riguarda l’atto stesso di contrarre matrimonio, la cui valida sussistenza non dipende dal successivo comportamento dei coniugi lungo la vita matrimoniale”. Al contrario, il grido d’allarme del Pontefice, “nell’ottica riduzionistica che misconosce la verità sul matrimonio, la realizzazione effettiva di una vera comunione di vita e di amore, idealizzata su un piano di benessere puramente umano, diventa essenzialmente dipendente soltanto da fattori accidentali, e non invece dall’esercizio della libertà umana sorretta dalla grazia”. “È vero che questa libertà della natura umana è limitata e imperfetta – ha ammesso il Santo Padre – ma non per questo è inautentica e insufficiente a realizzare quell’atto di autodeterminazione dei contraenti che è il patto coniugale, che dà vita al matrimonio e alla famiglia fondata su esso”.Sir