Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALLE POM: I CRISTIANI NON ABBIANO PAURA DI ANNUNCIARE IL VANGELO ANCHE SE SONO PERSEGUITATI

Tra le nuove schiavitù che colpiscono il nostro tempo, i cristiani portino il messaggio liberante di Cristo senza temere nulla, neanche la persecuzione. Lo ha affermato Benedetto XVI durante l’udienza nella quale ha accolto questa mattina, in Vaticano, gli oltre cento partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie. Il gruppo era guidato dal nuovo prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’arcivescovo Fernando Filoni, che il Papa ha salutato aggiungendo “un fervido augurio di fruttuoso ministero”. E “viva gratitudine” è stata espressa dal Papa al cardinale Ivan Dias per il suo “generoso ed esemplare servizio”, reso per molti anni in seno al Dicastero missionario e alla Chiesa universale. “Il Signore – è stato l’auspicio del Pontefice – continui a guidare con la sua luce questi due fedeli operai della vigna”.Non c’è ambito della Chiesa che non sia missionario, ma non si può essere missionari senza nutrire passione per il messaggio che si va ad annunciare, senza restare soggiogati dalla sua bellezza. Né, al contrario, se si teme che parlare di Cristo possa nuocere alla propria incolumità. Il discorso rivolto da Benedetto XVI alle Pontificie Opere Missionarie ha riportato un’eco della prima era della Chiesa, i cui membri non facevano calcoli nel dichiarare la propria identità. Anche oggi, ha ripetuto il Papa, il testimone cristiano è colui che parla della “grande Speranza” a una umanità che è spesso disperata: “Nuovi problemi e nuove schiavitù, infatti, emergono nel nostro tempo, sia nel cosiddetto primo mondo, benestante e ricco ma incerto circa il suo futuro, sia nei Paesi emergenti, dove, anche a causa di una globalizzazione caratterizzata spesso dal profitto, finiscono per aumentare le masse dei poveri, degli emigranti, degli oppressi, in cui si affievolisce la luce della speranza”.Chiariti gli scenari della missione, Benedetto XVI ha parlato dei missionari. Anzitutto, ha detto, non si può esserlo veramente se non si è certi “che la Parola di Dio è la verità salvifica di cui ogni uomo in ogni tempo ha bisogno”. “Se questa convinzione di fede non è profondamente radicata nella nostra vita -ha proseguito -, non potremo sentire la passione e la bellezza di annunciarla. In realtà, ogni cristiano dovrebbe fare propria l’urgenza di lavorare per l’edificazione del Regno di Dio. Tutto nella Chiesa è al servizio dell’evangelizzazione: ogni settore della sua attività e anche ogni persona, nei vari compiti che è chiamata a svolgere”.Compiti, ha detto ancora Benedetto XVI, che possono andare dalla catechesi al servizio della carità: tutto nella Chiesa, ha detto il Papa, “è missione”. Tuttavia, ha aggiunto, per rimanere tale “il messaggero del Vangelo deve rimanere sotto il dominio della Parola e deve alimentarsi dei Sacramenti”, perché“Solo radicati profondamente in Cristo e nella sua Parola si è capaci di non cedere alla tentazione di ridurre l’evangelizzazione ad un progetto solo umano, sociale, nascondendo o tacendo la dimensione trascendente della salvezza offerta da Dio in Cristo. E’ una Parola che deve essere testimoniata e proclamata esplicitamente, perché senza una testimonianza coerente essa risulta meno comprensibile e credibile”.“Il ministero dell’evangelizzazione è affascinante ed esigente”, ha ripetuto ancora il Pontefice. “Richiede amore per l’annuncio e la testimonianza, un amore così totale che può essere segnato anche dal martirio”. Anche in questo caso, ha asserito: “La Chiesa non può venire meno alla sua missione di portare la luce di Cristo, di proclamare il lieto annuncio del Vangelo, anche se ciò comporta la persecuzione. E’ parte della sua stessa vita, come lo è stato per Gesù. I cristiani non devono avere timore, anche se ‘sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede’”. (Fonte: Radio Vaticana)