Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: AMARE I POVERI E SEGUIRE LA STRADA CHE DIO CI INDICA

Amare i poveri e seguire la strada che Dio ci indica. Sono le due indicazioni che ha suggerito, ieri mattina, Benedetto XVI, commentando il Vangelo domenicale, prima di recitare l’Angelus a Castel Gandolfo. Nel Vangelo, “Gesù narra la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Il primo vive nel lusso e nell’egoismo, e quando muore, finisce all’inferno. Il povero invece, che si ciba degli avanzi della mensa del ricco, alla sua morte viene portato dagli angeli nella dimora eterna di Dio e dei santi”. “Beati voi poveri – aveva proclamato il Signore ai suoi discepoli – perché vostro è il regno di Dio”, ha ricordato il Papa, che ha sottolineato, però, che “il messaggio della parabola va oltre: ricorda che, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla mediante le sacre Scritture e vivere secondo la sua volontà, altrimenti, dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi”. Dunque, ha evidenziato il Pontefice, “questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.“Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri”. Ieri mattina, Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus da Castel Gandolfo, ha ricordato la figura di di san Vincenzo de’ Paoli, patrono delle organizzazioni caritative cattoliche, di cui oggi si celebra la memoria liturgica e di cui ricorre il trecentocinquantesimo anniversario della morte. “Come sacerdote – ha rammentato il Papa -, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette ‘Charitées’, le ‘Carità’, cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”. Tra queste volontarie, ha proseguito il Santo Padre, “alcune scelsero di consacrarsi totalmente a Dio e ai poveri, e così, insieme con santa Luisa di Marillac, san Vincenzo fondò le ‘Figlie della Carità’, prima congregazione femminile a vivere la consacrazione ‘nel mondo’, in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi”.Prima dell’Angelus, Benedetto XVI ha portato un altro esempio di modello da seguire: Chiara “Luce” Badano. “Solo l’Amore con la ‘A’ maiuscola – ha osservato il Papa – dona la vera felicità!”, come dimostra un’altra testimone, proclamata beata a Roma sabato 25 settembre. “Una ragazza italiana nata nel 1971, che una malattia ha condotto alla morte a poco meno di 19 anni – ha detto il Pontefice -, ma che è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: ‘Chiara Luce’. La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa – ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana”. “Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: ‘Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono’. Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita”, ha concluso il Santo Padre.Sir