Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: DI FRONTE A DIO NO A RIBELLIONE E OBBEDIENZA INFANTILE

La parabola del “figlio prodigo” (Lc 15,11-32) costituisce “un vertice della spiritualità e della letteratura di tutti i tempi”, infatti “che cosa sarebbero la nostra cultura, l’arte, e più in generale la nostra civiltà senza questa rivelazione di un Dio Padre pieno di misericordia?”. Se lo è domandato ieri mattina Benedetto XVI, nel corso dell’Angelus in piazza San Pietro. Questo testo evangelico che “non smette mai di commuoverci”, ha proseguito il Papa, ha “il potere di parlarci di Dio, di farci conoscere il suo volto, meglio ancora, il suo cuore” perché “dopo che Gesù ci ha raccontato del Padre misericordioso, le cose non sono più come prima, adesso Dio lo conosciamo”. Per questo, ha ribadito il Santo Padre, “la relazione con Lui si costruisce attraverso una storia, analogamente a quanto accade ad ogni figlio con i propri genitori: all’inizio dipende da loro; poi rivendica la propria autonomia; e infine – se vi è un positivo sviluppo – arriva ad un rapporto maturo, basato sulla riconoscenza e sull’amore autentico”. Nelle tappe della parabola del “figlio prodigo” si possono “leggere anche momenti del cammino dell’uomo nel rapporto con Dio”. Una prima fase, ha aggiunto il Pontefice, è simile all’infanzia e rappresenta “una religione mossa dal bisogno, dalla dipendenza”. Ma quando “l’uomo cresce e si emancipa, vuole affrancarsi da questa sottomissione e diventare libero, adulto, capace di regolarsi da solo e di fare le proprie scelte in modo autonomo, pensando anche di poter fare a meno di Dio”. Questa fase, ha precisato il Papa, “è delicata, può portare all’ateismo, ma anche questo, non di rado, nasconde l’esigenza di scoprire il vero volto di Dio”. Nella parabola, “i due figli si comportano in maniera opposta: il minore se ne va e cade sempre più in basso, mentre il maggiore rimane a casa, ma anch’egli ha una relazione immatura con il Padre; infatti – ha sottolineato il Santo Padre -, quando il fratello ritorna, il maggiore non è felice come lo è, invece, il Padre, anzi, si arrabbia e non vuole rientrare in casa”. I due figli rappresentano, dunque, “due modi immaturi di rapportarsi con Dio: la ribellione e una obbedienza infantile”. Tuttavia, ha concluso Benedetto XVI, “entrambe queste forme si superano attraverso l’esperienza della misericordia” perché “solo sperimentando il perdono, riconoscendosi amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, ma anche della nostra giustizia, entriamo finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio”.Sir