Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: DIALOGO INTERRELIGIOSO AUTENTICO SOLO NEL RISPETTO DELLA FEDE ALTRUI

Per essere autentico, il dialogo interreligioso deve “essere un cammino di fede”. Per questo non basta solo moltiplicare le occasioni di incontro fra membri di fedi diverse: occorre soprattutto che chi promuove tale dialogo sia ben formato a questo delicato compito. E’ la raccomandazione centrale che Benedetto XVI ha affidato alla plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ricevuta stamattina in udienza. Un dialogo tra persone che professano fedi differenti non può reggersi solo sulla frequenza degli incontri, ma sulla loro qualità. Qualità che si traduce in una preparazione accurata sul proprio e sull’altrui credo religioso e, in definitiva, su un modo di procedere che punti con trasparenza alla ricerca della verità, attraverso la carità e il rispetto reciproco. E’ stato molto netto il Papa nel precisare i termini con i quali la Chiesa deve condurre i propri rapporti con le altre religioni, nel solco tracciato dal Vaticano II. Prendendo a supporto il magistero in materia, Benedetto XVI ha ricordato al proprio uditorio raccolto nella Sala del Concistoro la sua dichiarazione d’intenti resa subito dopo l’elezione a Pontefice: ovvero, che “la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme”. E cosa spinge la Chiesa a questo compito? L’amore di Cristo, ha spiegato il Papa: “Tutte le attività della Chiesa devono essere permeate di amore. E’ l’amore, quindi, che invita ogni credente ad ascoltare gli altri e a cercare aree di collaborazione. Incoraggia i partner cristiani che dialogano con i seguaci di altre religioni a proporre, non imporre, la fede in Cristo che è ‘la via, la verità e la vita'”.Tuttavia, ha puntualizzato Benedetto XVI, la “grande proliferazione di incontri interreligiosi nel mondo di oggi richiede discernimento”. Per “essere autentico – ha affermato – tale dialogo deve essere un cammino di fede. Ed è necessario, per i suoi promotori di essere ben formati nella loro fede e ben informati in merito a quella degli altri”. “Mi risulta -ha proseguito – che durante le vostre discussioni sono state prese in considerazione alcune delle questioni pratiche che riguardano i rapporti interreligiosi: l’identità dei partner nel dialogo, l’educazione religiosa nelle scuole, le conversioni, il proselitismo, la reciprocità, la libertà religiosa, e il ruolo di leader religiosi in società. Si tratta di questioni importanti alle quali i leader religiosi, che vivono e lavorano in società pluraliste, devono prestare la massima attenzione”.E’ per questo motivo, ha proseguito il Papa, che “ho incoraggiato gli sforzi del Pontificio Consiglio per il dialogo Interreligioso nell’organizzare corsi di formazione e programmi per il dialogo interreligioso in favore dei diversi gruppi cristiani, specialmente per i giovani seminaristi e per le persone che operano negli istituti di istruzione terziaria”. Un incoraggiamento che il dicastero vaticano – secondo le parole del suo presidente, il cardinale Jean Louis Tauran – si accinge a trasformare in un documento specifico: delle “Linee guida” per le Chiese locali “che vivono in contesti plurietnici, plurireligiose e pluriculturali”: “La collaborazione interreligiosa – ha detto ancora il Papa -offre l’opportunità di esprimere i più alti ideali di ogni tradizione religiosa. Aiutare gli ammalati, soccorrere le vittime di catastrofi naturali o della violenza, la cura per gli anziani e i poveri: questi sono alcuni dei settori in cui collaborano persone di diverse religioni. Incoraggio tutti coloro che si ispirano all’insegnamento delle loro religioni ad aiutare i membri sofferenti di ogni società”. (Fonte: Radio Vaticana)