Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: EPIFANIA, MISTERO DI LUCE PER ISRAELE, I PAGANI, LA CHIESA DEI SANTI E DEI PECCATORI

Un grande silenzio, pieno di attenta meditazione e preghiera ha accolto le parole di Benedetto XVI alla fine della profonda omelia pronunciata dal papa durante la messa nella basilica di san Pietro, nella solennità dell’Epifania. È una delle novità portate da questo papa per cui la liturgia è incontro con il mistero di Gesù, non spettacolo a cui assistere.

In effetti le parole del papa sono una costruzione di dottrina e di bellezza che lascia senza fiato e creano attorno un silenzio stupito. L’Epifania (parola greca che significa ‘manifestazione’) ricorda l’arrivo dei Magi dall’oriente alla capanna di Betlemme, per adorare Gesù, manifestato come il Re dei Re.

Benedetto XVI ha definito l’Epifania “un mistero di luce”, quella di Cristo, che “si irradia sulla terra, diffondendosi come a cerchi concentrici”: alla Vergine Maria e a Giuseppe; ai “pastori d Betlemme”, rappresentanti del “resto di Israele, i poveri, gli anawim”; e “raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani”. “Restano in ombra – aggiunge il papa – i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno divino: “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19).

Benedetto XVI ha poi precisato che questo “mistero di luce”, questa luce “è l’amore di Dio, rivelato nella Persona del Verbo incarnato”. “Nel Bambino di Betlemme – aggiunge Benedetto XVI – Dio si è rivelato nell’umiltà della ‘forma umana’, nella ‘condizione di servo’, anzi di crocifisso (cfr Fil 2,6-8). E’ il paradosso cristiano. Proprio questo nascondimento costituisce la più eloquente ‘manifestazione’ di Dio: l’umiltà, la povertà, la stessa ignominia della Passione ci fanno conoscere come Dio è veramente. Il volto del Figlio rivela fedelmente quello del Padre. Ecco perché il mistero del Natale è, per così dire, tutto una ‘epifania’”.

In Cristo “principio di riconciliazione e di ricapitolazione universale (cfr Ef 1,9-10)”, Dio si manifesta come “luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele” (Lc 2,32), risposta all’attesa del popolo eletto di Israele e di tutti i popoli della terra. “I Magi – precisa Benedetto XVI – adorarono un semplice Bambino in braccio alla Madre Maria, perché in Lui riconobbero la sorgente della duplice luce che li aveva guidati: la luce della stella e la luce delle Scritture. Riconobbero in Lui il Re dei Giudei, gloria d’Israele, ma anche il Re di tutte le genti”.

“Nel contesto liturgico dell’Epifania – dice poi il papa – si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. Essa è chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole”. I cristiani, ammaestrati da Cristo a vivere nello stile delle Beatitudini, sono chiamati ad attrarre, “mediante la testimonianza dell’amore”, tutti gli uomini a Dio. Ma questa grande missione della Chiesa è segnata dal peccato e dall’errore. “La Chiesa è santa – dice Benedetto XVI – ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori. E’ Cristo, Lui solo, che donandoci lo Spirito Santo può trasformare la nostra miseria e rinnovarci costantemente. E’ Lui la luce delle genti, lumen gentium, che ha scelto di illuminare il mondo mediante la sua Chiesa (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1). Per questo, conclude il papa, occorre pregare con Maria: “con il suo esempio di totale disponibilità alla volontà di Dio – “fiat mihi secundum verbum tuum (tr.: mi accada secondo la tua parola)” (Lc 1,38) – Ella ci insegna ad essere ‘epifania’ del Signore, nell’apertura del cuore alla forza della grazia e nell’adesione fedele alla parola del suo Figlio, luce del mondo e traguardo finale della storia”.Asianews