Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: INCONTRO CLERO DI ROMA

“In questo giorno nel quale celebriamo la festa della Cattedra di San Pietro, vorrei anche esprimerle, Padre Santo, la nostra comune gratitudine per il suo grande Magistero”: con queste parole si è rivolto al Papa il card. Camillo Ruini, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, durante l’incontro di Benedetto XVI con i parroci e il clero della diocesi di Roma, avvenuto stamattina, nell’Aula delle Benedizioni, in Vaticano. “Sono tanti i suoi interventi, rivolti al mondo intero, ma anche specificamente a Roma e all’Italia – ha aggiunto il cardinale – che ci consentono di cogliere più profondamente e con straordinaria chiarezza il Mistero della nostra fede, in se stesso e nelle sue multiformi implicazioni per la realtà della nostra vita”. Il card. Ruini ha, quindi, ricordato il tema che si sta sviluppando quest’anno nella pastorale diocesana che “è quello della gioia della fede e dell’educazione delle nuove generazioni”. “Continuiamo così – ha sottolineato il porporato – il nostro impegno di preghiera e di missione, che è rivolto anzitutto alle famiglie, e cerchiamo di aiutare ad incontrare il Signore Gesù specialmente i ragazzi e i giovani, che sono i più esposti ai processi di secolarizzazione e cristianizzazione, ma sentono anche forte il bisogno di un senso per la loro vita”.

“So che il ‘Divino Amore’ è il santuario mariano più amato dai romani. In occasione di alcune visite, ho avuto anch’io l’esperienza della pietà secolare e lì, specie nella chiesa più antica, si tocca quasi la presenza materna della Madonna”: lo ha detto questa mattina il Papa Benedetto XVI durante l’udienza in Vaticano ai preti della diocesi di Roma. “Il fatto di questo santuario al quale vengono le persone con le loro speranze, questioni, domande e sofferenze è un fatto essenziale per la diocesi di Roma”, ha proseguito il Papa, aggiungendo che “sempre più vediamo che i santuari sono una fonte di vita e di fede nella Chiesa universale. Nella mia terra i pellegrinaggi a piedi per tre giorni ad Althotting permettono ai pellegrini di vivere l’esperienza della riscoperta della loro coscienza di fede. Si tratta di un vero cammino verso la Madonna, verso la Famiglia di Dio e poi verso l’Eucarestia, riscoprendo la confessione e il rinnovamento interiore”. Benedetto XVI ha quindi sottolineato che “il santuario rappresenta come tale un luogo di preghiera, confessione, celebrazione eucaristica. Quindi penso che il suo essenziale servizio consista proprio nell’offrirsi come luogo di preghiera, di vita sacramentale e di vita di carità realizzata”.

“I giovani devono costituire veramente una priorità pastorale per la Chiesa oggi”, ha detto il Papa oggi rivolgendosi ai preti romani ricevuti in udienza all’inizio della Quaresima. “Oggi i giovani vivono in un mondo lontano da Dio e per loro arrivare all’incontro con Cristo è molto difficile. Per questo hanno bisogno di tanto accompagnamento per poter realmente trovare questa strada”, ha poi proseguito il Pontefice, sottolineando che “il primo elemento è che possano vedere che si può realmente vivere la fede in questo nostro tempo e che essa non è una cosa del passato”. Ha poi aggiunto che “occorre mostrare loro che la vita cristiana è possibile, realizzabile oggi ed è anche una cosa ragionevole. L’esperienza della fede apre poi le porte alla conoscenza”. Il Papa ha quindi voluto approfondire cosa significhi “vivere la fede”: “Non possiamo pensare – ha detto – di vivere subito una vita cristiana al cento per cento, senza dubbi e senza peccati. Dobbiamo invece riconoscere che siamo in cammino e possiamo imparare, possiamo anche convertirci man mano”. Nella formazione dei giovani ha esortato a evidenziare che “non possiamo farci noi stessi, da un momento all’altro, cristiani perfetti. Dobbiamo invece permanere con perseveranza in un cammino di conversione che talvolta scoraggia, e imparare a stare nella crisi”.

“La Bibbia è una realtà grandissima da scoprire continuamente”, ha detto ancora Benedetto XVI, rispondendo alla domanda da parte del rettore della chiesa romana di S. Lucia del Gonfalone, dove si sta proponendo la lettura integrale della Bibbia, recitata da attori, insieme alla Chiesa Valdese, su come si possa promuovere una valida conoscenza della Bibbia oggi. “Le singole parti della Bibbia – ha aggiunto – sono parti di un cammino e solo vedendole come tali le si può comprendere appieno. Il punto importante è di non frammentare la Sacra Scrittura perché, vista unitariamente, possiamo cogliere in essa che si tratta di un cammino che ha una propria direzione”. Ha poi aggiunto che “cominciando da Cristo possiamo entrare nella profondità della Parola” e che “chi conosce che Lui è il punto di arrivo può rifare tutti i passi, comprendendo sempre più il mistero di Cristo”. Ha concluso ricordando anche che “questi passi sono passi di un popolo, che è il ‘popolo di Dio’, che va avanti e che è il vero proprietario, guidato dallo Spirito Santo, della Parola. La Scrittura va quindi letta camminando in questo soggetto che è il Popolo di Dio, che vive e che è rinnovato continuamente da Dio”.

“Ci sono due regole fondamentali per la presenza dei movimenti nella Chiesa oggi: la prima è di ‘non spegnere i carismi’ come ha insegnato S. Paolo, la seconda è che se i movimenti sono veramente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e nel dialogo paziente servono la Chiesa”: lo ha detto oggi il Papa all’udienza con il clero romano. “In questi mesi ricevo i vescovi italiani in visita ad limina – ha spiegato – e posso imparare meglio la geografia della fede in Italia. Vedo così come la fede sia ancora profondamente radicata nel cuore italiano, ma naturalmente anche minacciata dalle situazioni attuali. Con i vescovi si parla spesso anche dei movimenti”, ha aggiunto “e da taluni vengono segnalati problemi”. “Pazienza, apertura e obbedienza al Signore – ha poi sottolineato – sono gli atteggiamenti che, nel rapporto tra Chiesa e movimenti, possono creare una vitalità nuova nella Chiesa. Occorre a volte accettare anche le sofferenze in questo rapporto, che sono inevitabili, così come nel matrimonio ci sono sempre sofferenze e scontri, e tuttavia gli sposi vanno avanti e così matura il vero amore”. “Per questo – ha concluso – dobbiamo essere grati allo Spirito per la loro presenza e obbedienti alla sua voce oltre che chiari per integrare questa nuova vitalità dei movimenti, perché serva alla Chiesa concreta”. Sir