Vita Chiesa
BENEDETTO XVI: LA FEDE NON È UNA MARCIA TRIONFALE
La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, d prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno. Lo ha detto il Papa, che anche oggi come mercoledì scorso ha dedicato la catechesi dell’udienza generale, alla quale hanno partecipato circa 35mila persone, alla figura dell’apostolo Pietro, testimone affidabile anche se ha conosciuto la sofferenza dell’infedeltà. Dopo la confessione della fede cristologia della Chiesa, all’indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha ricordato Benedetto XVI, Pietro che aveva promesso fedeltà assoluta, conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento: lo spavaldo apprende a sue spese l’umiltà. Anche Pietro deve imparare a essere niente! Quando finalmente gli cade la maschera e capisce la verità del so cuore debole di peccatore credente, scoppia in un liberatorio pianto di pentimento. Dopo questo pianto egli è pronto per la sua missione. La generosità irruente di Pietro è il commento del Papa non lo salvaguardia dai rischi connessi con l’umana debolezza. Solo così, tuttavia, con la sua fragilità e poi infedeltà, Pietro può rispondere alla missione che gli sarà affidata da Gesù risorto sulle sponde del lago di Tiberiade.
Nella catechesi odierna, il Papa si è soffermato sul dialogo tra Pietro e Gesù sul lago di Tiberiade, con Gesù che utilizza il verbo agapào, per chiedere a Pietro l’amore senza riserve, totale e incondizionato, e Pietro che risponde con il verbo filéo, che esprime l’amore di amicizia, tenero ma non totalizzante. Verrebbe da dire ha detto il Santo Padre commentando la riposta finale di Pietro (Signore, tu sai tutti, tu sai che ti voglio bene) – che Gesù si è adeguato a Pietro, piuttosto che Pietro a Gesù! E’ proprio questo adeguamento divino ha aggiunto a dare speranza al discepolo, che ha conosciuto la sofferenza dell’infedeltà. Da qui nasce la fiducia che lo rende capace della sequela fino alla fine. Da quel giorno, Pietro ha seguito Gesù con la precisa consapevolezza della propria fragilità, ma questa consapevolezza non l’ha scoraggiato, perché sapeva di poter contare sulla presenza accanto a sé del Risorto. Dagli ingenui entusiasmi dell’adesione iniziale, passando attraverso l’esperienza dolorosa del rinnegamento ed il pianto della conversione, Pietro è giunto ad affidarsi a quel Gesù che si è adattato alla sua povera capacità di amore. Così anche noi lo seguiamo ha aggiunto il Santo Padre a braccio perché sappiamo che Gesù ci accetta nella nostra povera capacità di amare.
Domani mi recherò in Polonia, patria dell’amato Papa Giovanni Paolo II: ripercorrerò i luoghi della sua vita e del suo ministero sacerdotale ed episcopale. Ringrazio il Signore per l’opportunità che mi offre di realizzare un desiderio che da tempo portavo nel cuore. Così il Papa, al termine dell’udienza generale di oggi, salutando i fedeli di lingua italiana, ha annunciato l’imminente partenza per il suo secondo viaggio apostolico fuori dall’Italia (dopo quello a Colonia dell’agosto scorso per la Gmg), in programma in Polonia da domani, 25 maggio, fino a domenica 28 maggio.