Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, MESSA CRISMALE: METTERE LA VITA «A DISPOSIZIONE DI UN ALTRO»

«La conformazione a Cristo è il presupposto e la base di ogni rinnovamento»: lo ha detto il Papa nell’omelia della messa crismale del Giovedì Santo, celebrata questa mattina nella basilica di San Pietro, in Vaticano. Rivolta primariamente ai presbiteri, ai quali Benedetto XVI ha ricordato di essere stati «consacrati, cioè consegnati per sempre a Dio, affinché, a partire da Dio e in vista di Lui, potessimo servire gli uomini», l’omelia si è soffermata sul rapporto tra l’identità e l’obbedienza. «È richiesto – ha affermato – che noi, che io non rivendichi la mia vita per me stesso, ma la metta a disposizione di un altro – di Cristo». A proposito dell’obbedienza, il Papa ha fatto riferimento al «gruppo di sacerdoti in un Paese europeo» che ha reso pubblico «un appello alla disobbedienza» ignorando «addirittura decisioni definitive del Magistero». «Si può percepire in questo – ha proseguito – qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di un vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?». Il «vero rinnovamento», invece, «spesso ha assunto forme inattese in movimenti pieni di vita» dove i protagonisti «vogliono essere ricolmi della gioia della fede, la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della speranza e la forza dell’amore». Di fronte alle odierne difficoltà spirituali e «all’analfabetismo religioso che si diffonde in mezzo alla nostra società così intelligente», il Papa ha poi esortato i presbiteri a essere «amministratori dei misteri di Dio» (1Cor 4,1) esercitando «il ministero dell’insegnamento (munus docendi), che è una parte di tale amministrazione dei misteri di Dio». «Gli elementi fondamentali della fede, che in passato ogni bambino conosceva, sono sempre meno noti – ha proseguito -. Ma per poter vivere e amare la nostra fede, per poter amare Dio e quindi diventare capaci di ascoltarLo in modo giusto, dobbiamo sapere che cosa Dio ci ha detto». «L’Anno della fede, il ricordo dell’apertura del Concilio Vaticano II 50 anni fa, deve essere per noi un’occasione di annunciare il messaggio della fede con nuovo zelo e con nuova gioia». Tra i contenuti di questa cultura della fede ha poi citato «i testi del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa cattolica», che ha definito «strumenti essenziali che ci indicano in modo autentico ciò che la Chiesa crede a partire dalla Parola di Dio». Ha anche avuto un pensiero per «il tesoro dei documenti che papa Giovanni Paolo II ci ha donato e che è ancora lontano dall’essere sfruttato fino in fondo». Infine, ha ricordato che il prete si deve preoccupare «dell’uomo intero», nel senso della «salvezza degli uomini in corpo e anima». (Sir)