Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, MESSA PER ANNIVERSARIO MORTE DI GIOVANNI PAOLO II: PONTIFICATO NEL SEGNO DELLA RESURREZIONE

“Un segno e una testimonianza della Risurrezione di Cristo”. Così il Papa ha definito oggi il Pontificato di Giovanni Paolo II, nella messa di suffragio celebrata oggi in piazza S. Pietro per il terzo anniversario della morte. “Riviviamo con emozione le ore di quel sabato sera, quando la notizia della morte fu accolta da una grande folla in preghiera che gremiva Piazza San Pietro”, ha esordito Benedetto XVI: “Per diversi giorni la Basilica Vaticana e questa Piazza sono state davvero il cuore del mondo. Un fiume ininterrotto di pellegrini rese omaggio alla salma del venerato Pontefice e i suoi funerali segnarono un’ulteriore testimonianza della stima e dell’affetto, che egli aveva conquistato nell’animo di tantissimi credenti e di persone d’ogni parte della terra”. Secondo il Papa, “possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. La Santa Messa era per lui il centro di ogni giornata e dell’intera esistenza”. Giovanni Paolo II si è spento alla vigilia della seconda Domenica di Pasqua, ha ricordato il Papa: “La sua agonia si è svolta tutta entro questo giorno, in questo spazio-tempo nuovo che è l’ottavo giorno, voluto dalla Santissima Trinità mediante l’opera del Verbo incarnato, morto e risorto. In questa dimensione spirituale il Papa Giovanni Paolo II più volte ha dato prova di trovarsi in qualche modo immerso già prima, durante la sua vita, e specialmente nell’adempimento della missione di Sommo Pontefice”. “Il dinamismo pasquale, che ha reso l’esistenza di Giovanni Paolo II una risposta totale alla chiamata del Signore, non poteva esprimersi senza partecipazione alle sofferenze e alla morte del divino Maestro e Redentore”, ha affermato il Pontefice, osservando che “fin da bambino”, Karol Wojtyła aveva ncontrato sul suo cammino la croce, nella sua famiglia e nel suo popolo”, e “decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche morire. E tutto ciò attraverso la singolare mediazione di Maria”.

“Non abbiate paura, voi!”. Le parole dell’angelo della risurrezione, rivolte alle donne presso il sepolcro vuoto, “sono diventate una specie di motto sulle labbra del Papa Giovanni Paolo II, fin dal solenne inizio del suo ministero petrino”. Lo ha ricordato Benedetto XVI, nella messa celebrata oggi a tre anni dalla morte del suo predecessore: “Le ha ripetute più volte alla Chiesa e all’umanità in cammino verso il 2000, e poi attraverso quello storico traguardo e ancora oltre, all’alba del terzo millennio”, ha ricordato il Papa: “Le ha pronunciate sempre con inflessibile fermezza, dapprima brandendo il bastone pastorale culminante nella Croce e poi, quando le energie fisiche andavano scemando, quasi aggrappandosi ad esso, fino a quell’ultimo Venerdì Santo, in cui partecipò alla Via Crucis dalla Cappella privata stringendo tra le braccia la Croce”. “Non possiamo dimenticare quella sua ultima e silenziosa testimonianza di amore a Gesù”, ha esclamato il Pontefice, secondo il quale “anche quella eloquente scena di umana sofferenza e di fede, in quell’ultimo Venerdì Santo, indicava ai credenti e al mondo il segreto di tutta la vita cristiana”.

Il suo “Non abbiate paura”, ha spiegato il Santo Padre, “non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo”. “Via via che egli veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza”, ha proseguito Benedetto XVI: “Come accadde a Gesù, pure per Giovanni Paolo II alla fine le parole hanno lasciato il posto all’estremo sacrificio, al dono di sé. E la morte è stata il sigillo di un’esistenza tutta donata a Cristo, a Lui conformata anche fisicamente nei tratti della sofferenza e dell’abbandono fiducioso nella braccia del Padre celeste. ‘Lasciate che vada al Padre, queste – testimonia chi gli fu vicino – furono le sue ultime parole, a compimento di una vita totalmente protesa a conoscere e contemplare il volto del Signore”.

“La misericordia di Dio è una chiave di lettura privilegiata del suo pontificato”, come disse lo stesso Giovanni Paolo II, che “voleva che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio raggiungesse tutti gli uomini ed esortava i fedeli ad esserne testimoni”. Ha detto ancora Benedetto XVI, che a conclusione della messa in suffragio di Giovanni Paolo II ha rivolto un “pensiero particolare” ai partecipanti al primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia, che inizia oggi. “Per questo volle elevare all’onore degli altari suor Faustina Kowalska”, ha fatto notare Benedetto XVI riprendendo uno spunto già trattato nel “Regina Coeli” di domenica scorsa. “Il servo di Dio Giovanni Paolo II aveva conosciuto e vissuto personalmente le immani tragedie del XX secolo, e per molto tempo si domandò che cosa potesse arginare la marea del male”, le parole del Santo Padre, che ha commentato: “La risposta non poteva trovarsi che nell’amore di Dio”. “Solo la Divina Misericordia – ha ammonito il Pontefice – è in grado di porre un limite al male; solo l’amore onnipotente di Dio può sconfiggere la prepotenza dei malvagi e il potere distruttivo dell’egoismo e dell’odio”. Per questo, durante l’ultima visita in Polonia, tornando nella sua terra natale Giovanni Paolo II disse: “Non c’è altra fonte di speranza per l’uomo che la misericordia di Dio”.

“Rendiamo grazie al Signore per aver donato alla Chiesa questo suo fedele e coraggioso servitore. Lodiamo e benediciamo la Beata Vergine Maria per aver vegliato incessantemente sulla sua persona e sul ministero, a beneficio del popolo cristiano e dell’intera umanità”. Si è conclusa con una speciale preghiera di ringraziamento l’omelia della messa celebrata dal Papa in suffragio di Giovanni Paolo II, a tre anni dalla morte. “E mentre offriamo per la sua anima eletta il Sacrificio redentore – ha proseguito Benedetto XVI davanti a migliaia di fedeli che gremivano oggi una piazza San Pietro assolata,– lo preghiamo di continuare a intercedere dal Cielo per ciascuno di noi, per me in modo speciale, che la Provvidenza ha chiamato a raccogliere la sua inestimabile eredità spirituale”. A queste parole, la folla dei fedeli – insieme ai molti cardinali e vescovi che affollavano oggi il sagrato della basilica vaticana – si è unita in un applauso prolungato. “Possa la Chiesa – ‘l’auspicio finale di Benedetto XVI – seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo,sorgente di vera pace per il mondo intero”. Il primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia proseguirà nel pomeriggio a San Giovanni in Laterano; stasera la veglia dei giovani guidata dal card. Ruini.

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