Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: NON SI POSSONO DIMENTICARE I MALATTI INFETTIVI COSTRETTI A VIVERE SEGREGATI

“La persistenza delle malattie infettive che, nonostante i benefici effetti della prevenzione posta in essere sulla base del progresso della scienza, della tecnologia medica e delle politiche sociali, continuano a mietere numerose vittime, mette in risalto i limiti inevitabili della condizione umana”. Lo ha detto Benedetto XVI, incontrando oggi i partecipanti alla XXI della Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, guidato dal card. Javier Lozano Barragán. Se “schiere di uomini e donne hanno, in passato, messo a disposizione di malati con patologie ripugnanti le loro competenze e la loro carica di umana generosità” e ciò in particolare nell’ambito della Comunità cristiana, non si possono dimenticare, ha osservato il Papa, “i tanti malati infettivi costretti a vivere segregati”. A “tali deprecabili situazioni” è importante rispondere “con interventi concreti, che favoriscano la prossimità all’ammalato, rendano più viva l’evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori dei programmi economici e politici dei governi”. La “prossimità al malato colpito da malattie infettive” è, dunque, “un obiettivo a cui la Comunità ecclesiale deve sempre tendere”.

Alla “prossimità” va unita “l’evangelizzazione dell’ambiente culturale in cui viviamo”, ha aggiunto il Papa, per il quale “tra i pregiudizi che ostacolano o limitano un aiuto efficace alle vittime di malattie infettive c’è l’atteggiamento di indifferenza e persino di esclusione e rigetto nei loro confronti, che emerge a volte nella società del benessere”. Quest’atteggiamento “è favorito anche dall’immagine veicolata attraverso i media di uomo e donna preoccupati prevalentemente della bellezza fisica, della salute e della vitalità biologica. È una pericolosa tendenza culturale che porta a porre se stessi al centro, a chiudersi nel proprio piccolo mondo, a rifuggire dall’impegnarsi nel servire chi è nel bisogno”.

Di fronte a tale situazione occorre “una pastorale capace di sostenere i malati nell’affrontare la sofferenza”. Importante, poi, la “collaborazione con le varie istanze pubbliche”, perché sia attuata “la giustizia sociale in un delicato settore come quello della cura e dell’assistenza ai malati infettivi”, che si dovrebbe tradurre in “equa distribuzione delle risorse per la ricerca e la terapia” e in “promozione di condizioni di vita che frenino l’insorgere e l’espandersi delle malattie infettive”.Sir