Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: ANCHE NEL DESERTO NON VIENE MENO LA VICINANZA DI DIO

“Se il Signore è il pastore, anche nel deserto, luogo di assenza e di morte, non viene meno la certezza di una radicale presenza di vita, tanto da poter dire: non manco di nulla”. Lo ha detto il Papa, commentando il Salmo 23, “un testo familiare a tutti e amato da tutti”, al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi, svoltasi in piazza S. Pietro davanti a circa 20 mila persone. “Se camminiamo dietro al pastore buono, per quanto difficili, tortuosi o lunghi possano apparire i percorsi della nostra vita”, ha spiegato Benedetto XVI, “spesso anche desertica, contro il sole del razionalismo cocente” – ha aggiunto a braccio – “dobbiamo essere certi che sono quelli giusti per noi e che il Signore ci guida e ci è sempre vicino”. “Anche nelle oscurità della sofferenza, nell’incertezza, in tutti i problemi umani – ha detto il Papa sempre fuori testo – il credente si sente sicuro: Tu sei con me, questa è la nostra certezza”. “Il buio della notte fa paura, con le sue ombre mutevoli, la difficoltà a distinguere i pericoli, il suo silenzio riempito di rumori indecifrabili”, ha commentato il Papa riferendosi all’esperienza del salmista: “Se il gregge si muove dopo il calar del sole, quando la visibilità si fa incerta, è normale che le pecore siano inquiete, c’è il rischio di inciampare oppure di allontanarsi e di perdersi, e c’è anche il timore di possibili aggressori che si nascondano nell’oscurità”. Per parlare della valle “oscura” – ha spiegato il Pontefice – il salmista “usa un’espressione ebraica che evoca le tenebre della morte, per cui la valle da attraversare è un luogo di angoscia, di minacce terribili, di pericolo di morte. Eppure, l’orante procede sicuro, senza paura, perché sa che il Signore è con lui”. “Quel ‘tu sei con me’ – ha ribadito il Santo Padre – è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza un’esperienza di fede radicale:; la vicinanza di Dio trasforma la realtà, la valle oscura perde ogni pericolosità, si svuota di ogni minaccia”. “Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male”, ha assicurato il Papa commentando la seconda parte del Salmo 23,in cui il salmista “è fatto oggetto di tante attenzioni, per cui si vede come un viandante che trova riparo in una tenda ospitale, mentre i suoi nemici devono fermarsi a guardare, senza poter intervenire, perché colui che consideravano loro preda è stato messo al sicuro, è diventato ospite sacro, intoccabile. Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male”. “La bontà e la fedeltà di Dio sono la scorta che accompagna il salmista che esce dalla tenda e si rimette in cammino”, un cammino che “acquista un nuovo senso, e diventa pellegrinaggio verso il tempio del Signore, il luogo santo in cui l’orante vuole ‘abitare’ per sempre e a cui anche vuole ‘ritornare’”. “Tornare al tempio e abitarvi è il desiderio di ogni israelita, l’anelito e la nostalgia di ogni credente”, ha sottolineato il Santo Padre: “La sequela del Pastore porta alla sua casa, è quella la meta di ogni cammino, oasi desiderata nel deserto, tenda di rifugio nella fuga dai nemici, luogo di pace dove sperimentare la bontà e l’amore fedele di Dio, giorno dopo giorno, nella gioia serena di un tempo senza fine”.Le immagini del Salmo 23, “con la loro ricchezza e profondità, hanno accompagnato tutta la storia e l’esperienza religiosa del popolo di Israele”: la figura del pastore, in particolare, “evoca il tempo originario dell’Esodo, il lungo cammino nel deserto, come un gregge sotto la guida del Pastore divino”. “Ma è nel Signore Gesù che tutta la forza evocativa del nostro salmo giunge a completezza, trova la sua pienezza di significato”, ha fatto notare il Papa: Gesù è il “Buon Pastore” che “va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro. E’ la via, il giusto cammino che ci porta alla vita la luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura. È Lui l’ospite generoso che ci accoglie e ci mette in salvo dai nemici preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue e quella definitiva del banchetto messianico nel Cielo È Lui il Pastore regale, re nella mitezza e nel perdono, intronizzato sul legno glorioso della croce”. Di qui l’invito papale “a rinnovare la nostra fiducia in Dio, abbandonandoci totalmente nelle sue mani”, chiedendo “con fede che il Signore ci conceda di camminare sempre sui suoi sentieri come gregge docile e obbediente, ci accolga nella sua casa, alla sua mensa, e ci conduca ad ‘acque tranquille’”. (Sir)