Vita Chiesa

BENEDETTO XVI UDIENZA: ATTENZIONE ALLA GIUSTIZIA E AI POVERI TRA I DOVERI DEL PRETE

“Approfondire la conoscenza del mistero di Cristo, perché sia Lui il cuore e il centro della nostra esistenza personale e comunitaria”. E’questa, per il Papa, “la condizione indispensabile per un vero rinnovamento spirituale ed ecclesiale”. Nell’udienza generale di oggi, davanti a circa 14 mila fedeli, il Papa si è soffermato sulla fine dell’Anno Paolino e sull’inizio dell’Anno Sacerdotale, auspicando che quest’ultimo “costituisca per ogni sacerdote un’opportunità di rinnovamento interiore e, conseguentemente, di saldo rinvigorimento nell’impegno per la propria missione”. Citando san Giovanni Maria Vianney, al quale l’Anno sacerdotale è dedicato, nel 150° anniversario della morte, Benedetto XVI ha sottolineato che “nella vita del sacerdote, annuncio missionario e culto non sono mai separabili, come non vanno mai separati identità ontologico-sacramentale e missione evangelizzatrice”. Il “fine” della missione di ogni presbitero, ha spiegato infatti, il Papa, è “cultuale”, perché “tutti gli uomini possano offrirsi a Dio come ostia viva,santa e a lui gradita ricevendone quella carità che sono chiamati a dispensare abbondantemente gli uni agli altri”. “Annuncio” e “potere”, cioè “parola” e “sacramento” sono “le due fondamentali colonne del servizio sacerdotale, al di là delle sue possibili molteplici configurazioni”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi ha fatto notare che “dopo il Concilio Vaticano II,si è prodotta qua e là l’impressione che nella missione dei sacerdoti in questo nostro tempo, ci fosse qualcosa di più urgente; alcuni pensavano che si dovesse in primo luogo costruire una diversa società”. “Quando non si tiene conto del dittico consacrazione-missione, diventa veramente difficile comprendere l’identità del presbitero e del suo ministero nella Chiesa”, ha ammonito Benedetto XVI, definendo il presbitero “un uomo convertito e rinnovato dallo Spirito, un uomo di unità e di verità, consapevole dei propri limiti e della straordinaria grandezza della vocazione ricevuta, quella cioè di concorrere a dilatare il Regno di Dio fino agli estremi confini della terra”. “Il sacerdote – ha aggiunto il Papa – è un uomo tutto del Signore, poiché è Dio stesso a chiamarlo ed a costituirlo nel suo servizio apostolico”. Di qui l’auspicio che durante l’Anno sacerdotale “si moltiplichino iniziative di preghiera e di adorazione eucaristica, per la santificazione del clero e le vocazioni sacerdotali, rispondendo all’invito di Gesù a pregare “il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe”. “La scarsità numerica di ordinazioni sacerdotali in taluni Paesi non solo non deve scoraggiare, ma deve spingere a moltiplicare gli spazi di silenzio e di ascolto della Parola, a curare meglio la direzione spirituale e il sacramento della confessione, perché la voce di Dio, che sempre continua a chiamare e a confermare, possa essere ascoltata e prontamente seguita da tanti giovani”. Ne è convinto il Papa, che al termine della catechesi dell’udienza generale di oggi – dedicata all’”identikit” dei preti, all’inizio dell’Anno Sacerdotale, ha ribadito che “la preghiera è il primo impegno, la vera via di santificazione dei sacerdoti, e l’anima dell’autentica pastorale vocazionale”. “Chi prega – ha assicurato il Pontefice – non ha paura; chi prega non è mai solo; chi prega si salva”. Secondo il Papa, “modello di un’esistenza fatta preghiera è senz’altro san Giovanni Maria Vianney”, cui è dedicato l’Anno Sacerdotale, nel 150° anniversario della morte. “Maria, la Madre della Chiesa,aiuti tutti sacerdoti a seguirne l’esempio per essere, come lui, testimoni di Cristo e apostoli del Vangelo”, la preghiera finale del Santo Padre.Sir