Vita Chiesa
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BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE: VIAGGIO IN BRASILE, «ATTO DI LODE PER LA FEDE DELL'AMERICA LATINA»

“Un atto di lode a Dio per le ‘meraviglie' operate nei popoli dell'America Latina, per la fede che ha animato la loro vita e la loro cultura durante più di cinquecento anni”. Così il Papa ha definito il recente viaggio apostolico in Brasile, al quale ha dedicato l'Udienza generale di oggi, ripercorrendone le tappe fondamentali. “Dopo due anni di pontificato – ha esordito Benedetto XVI - ho avuto finalmente la gioia di recarmi nell'America Latina, che tanto amo e dove vive, di fatto, una gran parte dei cattolici del mondo. La meta è stata il Brasile, ma ho inteso abbracciare tutto il grande subcontinente latinoamericano, anche perché l'evento ecclesiale che mi ha chiamato là è stato la V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Carabi”. Di qui la “profonda gratitudine per l'accoglienza ricevuta”, tributata dal Papa ai “fratelli vescovi”, al presidente del Brasile e alle autorità, ma soprattutto al “popolo brasiliano”, ringraziato “con grande affetto per il calore con cui mi ha accolto e per l'attenzione che ha prestato alle mie parole”.

“Nell'epoca della globalizzazione”, l'”identità cattolica” è “la risposta più adeguata, purché animata da una seria formazione spirituale e dai principi della dottrina sociale della Chiesa”, ha detto il Papa, ripercorrendo il suo viaggio apostolico in Brasile, “un pellegrinaggio, che ha avuto il suo culmine nel Santuario della Madonna Aparecida, patrona principale del Brasile”, le parole del Pontefice. “Il tema del rapporto tra fede e cultura – ha ricordato Benedetto XVI - è stato sempre molto a cuore ai miei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ho voluto riprenderlo confermando la Chiesa che è in America Latina e nei Caraibi nel cammino di una fede che si è fatta e si fa storia vissuta, pietà popolare, arte, in dialogo con le ricche tradizioni precolombiane e poi con le molteplici influenze europee e di altri continenti”.
“Certo, il ricordo di un passato glorioso – ha ammesso il Papa - non può ignorare le ombre che accompagnarono l'opera di evangelizzazione del continente latinoamericano: non è possibile infatti dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca - non deve impedire di prender atto con gratitudine dell'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”. Per il Papa, dunque, “il Vangelo è diventato nel Continente l'elemento portante di una sintesi dinamica che, con varie sfaccettature a seconda delle diverse nazioni, esprime comunque l'identità dei popoli latinoamericani”, oggi come allora.

Il Brasile è anche un Paese che può offrire al mondo la testimonianza di un nuovo modello di sviluppo”. Ne è convinto il Papa, secondo il quale “la cultura cristiana può animarvi una ‘riconciliazione' tra gli uomini e il creato, a partire dal recupero della dignità personale nella relazione con Dio Padre”. Come esempio, Benedetto XVI ha citato la “Fazenda da Esperança”, una “rete di comunità di recupero per giovani che vogliono uscire dal tunnel tenebroso della droga”. In quella che ho visitato, traendone una profonda impressione di cui conservo vivo il ricordo nel cuore, è significativa la presenza di un monastero di Suore Clarisse”, ha sottolineato il Santo Padre, definendo tale esempio “emblematico per il mondo d'oggi, che ha bisogno di un ‘recupero' certamente psicologico e sociale, ma ancor più profondamente spirituale”. Ed “emblematica” è stata pure la canonizzazione, “celebrata nella gioia”, del primo Santo nativo del Paese: Fra Antonio di Sant'Anna Galvão. “Questo sacerdote francescano del secolo XVIII, devotissimo della Vergine Maria, apostolo dell'Eucaristia e della Confessione, fu chiamato, ancora vivente, “uomo di pace e di carità”, ha ricordato il Papa, secondo il quale “la sua testimonianza è un'ulteriore conferma che la santità è la vera rivoluzione, che può promuovere l'autentica riforma della Chiesa e della società”.

“Avere grande stima del matrimonio e del cammino che conduce ad esso, nella castità e nella responsabilità”, ma “essere aperti anche alla chiamata alla vita consacrata per il Regno di Dio”. Sono le raccomandazioni fatte dal Papa ai giovani, durante il recente viaggio apostolico in Brasile. Per il Pontefice, i giovani sono “speranza non solo per il futuro, ma forza vitale anche per il presente della Chiesa e della società”. Al “giovane ricco”, ha ricordato il Papa, “Gesù indicò prima di tutto i comandamenti come la via della vita, e poi lo invitò a lasciare tutto per seguirlo. Anche oggi la Chiesa fa lo stesso: prima di tutto ripropone i comandamenti, vero cammino di educazione della libertà al bene personale e sociale; e soprattutto propone il primo comandamento, quello dell'amore, perché senza l'amore anche i comandamenti non possono dare senso pieno alla vita e procurare la vera felicità”. “Solo chi incontra in Gesù l'amore di Dio e si mette su questa via per praticarlo, diventa suo discepolo e missionario”, ha ammonito il Pontefice, che in Brasile ha incoraggiato i giovani “ad essere apostoli dei loro coetanei, a curare sempre la formazione umana e spirituale”, in sintesi “a mettere a frutto la grande “ricchezza” della gioventù, per essere il volto giovane della Chiesa”.

“La presenza di Dio, l'amicizia col Figlio di Dio incarnato, la luce della sua Parola, sono sempre condizioni fondamentali per la presenza ed efficacia della giustizia e dell'amore nelle nostre società”. A ripetere le parole pronunciate durante l'inaugurazione della Quinta Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, nel Santuario di Nostra Signora Aparecida, è stato il Papa, ripercorrendo nell'udienza di oggi le tappe del suo ultimo viaggio apostolico. “Essere discepoli e missionari”, ha spiegato il Pontefice, “comporta un vincolo stretto con la Parola di Dio, con l'Eucaristia e gli altri Sacramenti, il vivere nella Chiesa in ascolto obbediente dei suoi insegnamenti”. In questa prospettiva, “rinnovare con gioia la volontà di essere discepoli di Gesù, di ‘stare con Lui', è la condizione fondamentale per esserne missionari ‘ripartendo da Cristo', secondo la consegna del Papa Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa dopo il Giubileo del 2000”. Di qui la necessità di “proseguire su questa strada”, offrendo come “prospettiva unificante” quella dell'Enciclica Deus caritas est, “una prospettiva inseparabilmente teologica e sociale, riassumibile in questa espressione: è l'amore che dona la vita”.

Sir

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