Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: IL CRISTIANO NON DEVE ABBATTERSI

Fedeli in piedi, cori, applausi, un vistoso striscione bianchi e blu degli studenti universitari di Comunione e Liberazione. Benedetto XVI ha fatto ingresso oggi nell’Aula Paolo VI mentre la folla di fedeli – circa 5.000 – lo acclamava a gran voce, scandendo in sillabe il suo nome. Un saluto particolarmente festoso che è durato diversi minuti, segno dell’affetto filiale con cui i fedeli sono vicini al Santo Padre, particolarmente nella prima udienza generale dopo la forzata rinuncia di ieri alla programmata visita all’Università “La Sapienza” di Roma. Benedetto XVI ha salutato con il suo solito sorriso sereno i fedeli, salutandoli con la mano alzata.

“Il cristiano non deve abbattersi, ma adoperarsi per aiutare chi è nel bisogno”, ha detto il Papa, che nella catechesi di oggi –ancora dedicata alla figura di S. Agostino – è sembrato con queste parole riferirsi indirettamente alle vicende di queste giorni, che hanno provocato il forzato annullamento della sua prevista visita all’Università “La Sapienza” di Roma. “Se il mondo invecchia, Cristo è perpetuamente giovane”, ha detto il Santo Padre ripercorrendo gli ultimi anni della vita di S. Agostino. Quando, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche, i vescovo di Tiade, Onorato, chiese al vescovo d’Ippona “se un vescovo o un prete o qualsiasi uomo di Chiesa potesse fuggire per salvare la vita”, Agostino rispose: “Quando il pericolo è comune per tutti, cioè per vescovi, chierici e laici, quelli che hanno bisogno degli altri non siano abbandonati da quelli di cui hanno bisogno”. In questo caso, il suggerimento di Agostino, “si trasferiscano pure tutti in luoghi sicuri;ma se alcuni hanno bisogno di rimanere, non siano abbandonati da quelli che hanno il dovere di assisterli col sacro ministero, di modo che o si salvino insieme o sopportino le calamità che il Padre di famiglia vuole che soffrano”. “Questa è la prova suprema della carità”, ha commentato il Papa, che vede in queste parole “l’eroico messaggio che tanti sacerdoti, nel corso dei secoli, hanno accolto e fatto proprio”.

Sant’Agostino è “un uomo di oggi, un amico, un contemporaneo, che attraverso i suoi scritti parla con la sua fede fresca e attuale anche oggi”. E’ il “giudizio” del Papa sul vescovo di Ippona, al centro della catechesi odierna così come di quella di mercoledì scorso. A formularlo,a braccio, è stato Benedetto XVI al termine della catechesi, quando ha definito S. Agostino un testimone dell’”attualità permanente” della fede, “fede che viene da Cristo, dal Verbo di Dio incarnato, dal Figlio di Dio che vive con noi”. “Questa fede – ha aggiunto il Santo Padre sempre fuori testo – non è di ieri, anche se è stata predicata ieri, ma è sempre di oggi”, perché “realmente Cristo ieri, oggi e sempre. E’ via, verità, vita”. Sant’Agostino, dunque, per il Papa “ci incoraggia ad affidarci al Cristo sempre vivo, e a trovare così la strada della vita”. La catechesi dell’udienza generale è stata salutata dai circa5 mila fedeli presenti con un grande, caloroso e prolungato applauso, così come canti, cori, saluti e applausi hanno scandito tutta l’udienza, fin dal’ingresso di Benedetto XVI nell’aula Paolo VI.“E’ necessario pregare senza sosta chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signore”. E’ l’appello “a tutta la Chiesa” lanciato questa mattina da papa Benedetto XVI che dopo la catechesi del mercoledì ha ricordato che venerdì 18 gennaio, inizia la consueta Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “Quest’anno – ha detto IL Papa – riveste un valore singolare poichè sono trascorsi cento anni dal suo avvio”. Le Chiese hanno scelto per tema l’invito di San Paolo ai Tessalonicesi: “Pregate continuamente” (1 Tes 5,17). “Invito – ha commentato il Santo Padre – che ben volentieri faccio mio e rivolgo a tutta la Chiesa”. Ed ha aggiunto: “La forza inesauribile dello Spirito Santo ci stimoli ad un impegno sincero di ricerca dell’unità, perché possiamo professare tutti insieme che Gesù è l’unico Salvatore del mondo”.

Il “titolo più grande di gloria” è quello di “uccidere la guerra con la parola, anziché uccidere gli uomini con la spada, e procurare o mantenere la pace con la pace e non già con la guerra”. Lo ha detto il Papa durante l’udienza generale di oggi, la seconda dedicata alla figura di sant’Agostino. il Santo Padre ha sottolineato che i suoi ultimi anni furono anni di “straordinaria attività intellettuale”, in cui il vescovo di Ippona “portò a termine opere importanti, ne intraprese altre non meno impegnative, intrattenne pubblici dibattiti con gli eretici, intervenne per promuovere la pace nelle province africane insidiate dalle tribù barbare del sud”. Scrivendo al conte Dario, venuto in Africa per “comporre il dissidio” tra il conte Bonifacio e la corte imperiale, Agostino –ha fatto notare il Papa citando una frase di grande attualità, disse al suo interlocutore: “Anche quelli che combattono, se sono buoni, cercano senza dubbio la pace, ma a costo di spargere il sangue. Tu, al contrario, sei stato inviato proprio per impedire che si cerchi di spargere il sangue di alcuno”. Ed è tornato su questo pensiero al termine dell’incontro con un invito:”Allora andiamo avanti insieme”.

Sir