Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: IL MONDO DEL LAVORO VA UMANIZZATO

Di fronte a “numerose correnti che insidiano l’unità della fede comune e spingono verso una sorta di pericoloso individualismo spirituale”, è necessario “impegnarsi nel difendere e far crescere la perfetta unità del corpo di Cristo, nella quale possono comporsi in armonia la pace dell’ordine e le sincere relazioni personali nello Spirito”. Con queste parole, pronunciate al termine della catechesi, il Papa ha attualizzato l’insegnamento di Teodoro Studita, monaco del “pieno medioevo bizantino”, “uno dei grandi riformatori della vita monastica e difensore delle sacre immagini” durante la seconda fase dell’iconoclasmo, accanto al Patriarca di Costantinopoli, san Niceforo. Tra i tratti della spiritualità di san Teodoro, Benedetto XVI – riassumendoli a braccio – ha citato “l’amore per il Signore incarnato e la sua visibilità nella liturgia e nelle icone”, la “fedeltà al battesimo, da vivere nella comunione del corpo di Cristo, lo “spirito di povertà, sobrietà, rinuncia, castità, dominio di se stesso”, e “l’umiltà e obbedienza contro il primato della propria volontà, che distrugge l’armonia sociale”. Riferendosi poi alle caratteristiche salienti della personalità del monaco, il Santo Padre ha citato di san Teodoro “l’amicizia spirituale nata dalla purificazione permanente della propria coscienza, della propria anima e della propria vita”.“Il mondo del lavoro va umanizzato, e così l’uomo nel lavoro diventa più se stesso, più vicino a Dio”, ha detto ancora il Papa, che durante l’udienza generale di oggi – pronunciata per larghi tratti a braccio, davanti a circa 14 mila fedeli riuniti in piazza S. Pietro – ha ripreso l’appello già lanciato durante la sua visita pastorale a Montecassino, domenica scorsa. Per Teodoro Studita, protagonista dell’udienza generale di oggi, “una virtù importante al pari dell’obbedienza e dell’umiltà è la philergia, cioè l’amore al lavoro, in cui egli vede un criterio per saggiare la qualità della devozione personale: colui che è fervente negli impegni materiali, egli argomenta, lo è anche in quelli spirituali. Non ammette perciò che, sotto il pretesto della preghiera e della contemplazione, il monaco si dispensi dal lavoro, che in realtà è il mezzo per trovare Dio”. “E’ necessario che il frutto del lavoro sia un bene per tutti”, ha detto Benedetto XVI sempre a braccio, ricordando che per san Teodoro Studita “le ricchezze ricavate dal lavoro comune non devono servire alla comodità dei monaci, ma essere destinate all’aiuto dei poveri. Un insegnamento, questo, che per il Pontefice resta attuale anche per noi”. “Un tessuto sociale non può funzionare se ognuno segue solo se stesso”, ha detto il Papa, a braccio, attualizzando oggi durante l’udienza generale gli insegnamenti di san Teodoro Studita, il cui “apporto caratteristico consiste nell’insistenza sulla necessità dell’ordine e della sottomissione da parte dei monaci”. Le “rinunce principali” sono quelle “richieste dall’obbedienza”, che san Teodoro qualifica come il “martirio della sottomissione”, poiché è dalla “volontà propria” che nascono “tutte le mancanze morali”. “L’obbedienza alle regole può sanare una società”, ha affermato Benedetto XVI sempre fuori testo, “e anche io stesso posso essere salvato da questa superbia di essere al centro del mondo”. In questa prospettiva, l’eredità di san Teodoro Studita “ci aiuta a capire come imparare la vera vita, come resistere alla tentazione di porre la propria volontà come suprema regola di vita, e conservare così la propria identità personale, che è sempre identità insieme con gli altri, e la pace del cuore”.“La rinuncia alla proprietà privata, la libertà dalle cose materiali, la sobrietà e la semplicità”. Sono questi, per il Papa, alcuni insegnamenti di san Teodoro Studita “essenziali” anche oggi, e che “indicano una strada anche per noi tutti”. “Anche noi tutti – ha detto Benedetto XVI rivolgendosi fuori testo ai fedeli – non dobbiamo dipendere dalla felicità materiale, dobbiamo imparare la rinuncia, la sobrietà, l’austerità: solo così può crescere una società solidale e può essere superato il problema della povertà in questo mondo”. Il suggerimento papale è dunque quello di imparare dai monaci, e dal loro “impegno della povertà, della castità e dell’obbedienza”. Rivolgendosi ad essi, san Teodoro “parla in modo concreto, talvolta quasi pittoresco, della povertà”, e “quando poi espone le tentazioni contro la castità, non nasconde le proprie esperienze”.Sir