Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: S.PAOLO «STIMOLO E GARANZIA PER CONSOLIDARE IDENTITÀ CRISTIANA»; APPELLO PER LO SRI LANKA

“San Paolo rimane un apostolo e un pensatore cristiano molto fecondo”, e “ritornare a lui, al suo esempio e alla sua dottrina sarà uno stimolo, se non una garanzia, per consolidare l’identità cristiana di ciascuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa”. Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla morte di S.Paolo e alla sua eredità, con la quale Benedetto XVI ha annunciato ai circa 4.500 fedeli riuniti nell’Aula Nervi la chiusura del ciclo di catechesi dedicate all’apostolo. “Resta luminosa davanti a noi – ha detto Benedetto XVI – la figura di un apostolo e un pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo, dal cui accostamento ognuno può trovare giovamento”. In particolare nel campo dell’esegesi, ha fatto notare il Santo Padre, “crescono convergenze tra l’esegesi cattolica e l’esegesi protestante”, e si registra “consenso proprio sui punti più controversi” del passato: in questa prospettiva, l’eredità di san Paolo “è una grande speranza per l’ecumenismo, così centrale per il Concilio Vaticano II”. La figura di Paolo, secondo il Papa, “grandeggia ben al di là della sua vita terrena e della morte. San Paolo ci ha lasciato un’eredità straordinaria e, a partire dai padri della Chiesa, numerosi commentari gli sono stati dedicati”. Più recentemente, nel XIX secolo, ha fatto notare Benedetto XVI, si è registrata “una nuova reminiscenza del paolinismo”, soprattutto a proposito dell’interpretazione storico-critica delle Scritture. “A prescindere” dalla “denigrazione” di S.Paolo ad opera d Nietzsche, che “ha deriso la teologia paolina dell’umiltà, contrapponendogli la sua teologia dell’uomo forte e potente”, nel XIX secolo c’è stata “una nuova interpretazione scientifica delle Scritture e un nuovo paolinismo”, in cui “è considerato centrale il concetto paolino di libertà, che va reinterpretato nel contesto del liberalismo moderno”. Ciò ha dato luogo, secondo il Papa, “ad una differenziazione tra l’annuncio di Paolo e l’annuncio di Gesù”: S.Paolo “appare quasi il fondatore di un nuovo cristianesimo”. “Vero è – ha osservato il Pontefice – che in San Paolo la centralità del Regno di Dio, determinante per l’annuncio di Gesù, va trasformata in centralità cristologica, il cui punto determinante è il mistero pasquale, da cui risultano i sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia come presenza permanente di questo mistero, nel quale cresce il corpo di Cristo, si mantiene la Chiesa”.Già nell’Atti degli apostoli “appare la grande venerazione per l’Apostolo”, le cui lettere “entrarono nella liturgia, e con questa presenza nella liturgia della Chiesa, san Paolo diventa subito nutrimento spirituale per i fedeli di tutti i tempi. I padri della Chiesa e tutti i teologi si sono nutriti della sua spiritualità, e così san Paolo è rimasto nei secoli, fino ad oggi, vero apostolo delle genti”. Tra i principali debitori del pensiero paolino il Papa ha citato Agostino, Tommaso d’Aquino e Lutero. Agostino, ha ricordato Benedetto XVI, “dovrà a lui il passo decisivo della sua conversione”, e “dal dialogo permanente” con S. Paolo è nata “la grande teologia della grazia, fondamentale per i teologi cattolici e di tutti i tempi”. Quanto a Lutero, si deve a lui “una nuova interpretazione della dottrina paolina della giustificazione, che lo liberò dagli scrupoli e dalle ansie della sua vita precedente” e da cui è scaturita una “nuova, radicale fiducia nella bontà di Dio che perdona tutti senza condizioni”. La prima testimonianza sulla fine della vita di Paolo si trova nella lettera del vescovo di Roma, Clemente I, alla Chiesa di Corinto, verso il 90. Il martirio paolino è raccontato per la prima volta negli “Atti di Paolo”, scritti verso al fine del secondo secolo, che riportano la condanna da parte di Nerone alla decapitazione, eseguita tra il 64 e il 68.Un appello perché “si affretti il giorno della pace e della riconciliazione” nello Sri Lanka. A lanciarlo, al termine dell’udienza di oggi, subito prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, è stato il Papa. “Dallo Sri Lanka – ha detto Benedetto XVI – giungono notizie di un incrudelirsi del conflitto, e cresce il numero di vittime innocenti”. Di qui il “pressante appello” del Papa alle opposte fazioni che combattono, “perché rispettino il diritto umanitario e la libertà di movimento della popolazione, facciano il possibile per garantire l’assistenza ai feriti e ai civili, consentano il soddisfacimento delle loro urgenti necessità alimentari e mediche”.Sir