Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: SEMPRE APERTI ALLA SPERANZA E SALDI NELLA FEDE

“Nella nostra preghiera dobbiamo rimanere sempre aperti alla speranza e saldi nella fede in Dio. La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza e di ‘ristabilimento delle sorti’”. È l’esortazione rivolta questa mattina da Benedetto XVI ai partecipanti all’udienza generale sul sagrato della basilica vaticana. Nella sua catechesi dedicata al Salmo 126, “un Salmo dalle note festose, una preghiera che, nella gioia, canta le meraviglie di Dio”, il Papa richiama la “sorte ristabilita” del popolo di Israele di cui parla il salmista e spiega: “Il ritorno dall’esilio è paradigma di ogni intervento divino di salvezza”. “Gli interventi divini – prosegue – hanno spesso forme inaspettate, che vanno al di là di quanto l’uomo possa immaginare; ecco allora la meraviglia e la letizia che si esprimono nella lode”. Dio, prosegue il Pontefice, “fa meraviglie nella storia degli uomini. Operando la salvezza, si rivela a tutti come Signore potente e misericordioso, rifugio dell’oppresso, che non dimentica il grido dei poveri”, che “ama la giustizia e il diritto e del cui amore è piena la terra”. “Nella nostra preghiera – insiste Il Papa – dovremmo guardare più spesso a come, nelle vicende della nostra vita, il Signore ci ha protetti, guidati, aiutati e lodarlo per quanto ha fatto e fa per noi. Dio compie cose grandi, e chi ne fa esperienza è ricolmo di gioia”. Passando alla seconda parte del Salmo, il Papa osserva: “Se all’inizio della sua preghiera, il salmista celebrava la gioia di una sorte ormai ristabilita dal Signore, ora invece la chiede come qualcosa ancora da realizzare”. Di qui la sollecitazione di “un ulteriore intervento divino” e il paragone con “il momento difficile e faticoso della semina e poi la gioia prorompente del raccolto”. “Gettare il seme – spiega Benedetto XVI – è un gesto di fiducia e di speranza; è necessaria l’operosità dell’uomo, ma poi si deve entrare in un’attesa impotente, ben sapendo che molti fattori saranno determinanti per il buon esito del raccolto e che il rischio di un fallimento è sempre in agguato”. “È il mistero nascosto della vita, sono le meravigliose ‘grandi cose’ della salvezza che il Signore opera nella storia degli uomini e di cui gli uomini ignorano il segreto”. “La deportazione a Babilonia, come ogni altra situazione di sofferenza e di crisi, con il suo buio doloroso fatto di dubbi e di apparente lontananza di Dio, in realtà, dice il nostro Salmo, è come una semina”, osserva ancora il Papa nella sua catechesi odierna dedicata al Salmo 126. “Il credente che attraversa quel buio è come il chicco di grano caduto in terra che muore, ma per dare molto frutto” o “come la donna che soffre nelle soglie del parto per poter giungere alla gioia di aver dato alla luce una nuova vita”. “In Gesù –assicura Benedetto XVI -, ogni nostro esilio finisce, e ogni lacrima è asciugata, nel mistero della sua Croce, della morte trasformata in vita, come il chicco di grano che si spezza nella terra e diventa spiga”. “Anche noi – prosegue il Pontefice parlando a braccio – troviamo spesso una vita dura, buia, difficile”, ma la fede ci rende sicuri che “alla fine” avremo “un grande raccolto”. “Anche nella notte più buia – osserva sempre a braccio Benedetto XVI – c’è la luce”. Per questo non dobbiamo “perdere la gioia profonda” della “presenza di Dio nella nostra vita”; una ”gratitudine che si trasforma in speranza”. (sIR)