Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: UDIENZA, TOLLERANZA, LIBERTÀ E DIALOGO NON SONO VALORI ASSOLUTI

“Tolleranza, libertà e dialogo” sono “valori importanti”, che “vanno giustamente difesi”, ma “una tolleranza che no distingue tra bene e male diventa caotica e autodistruttiva, una libertà che non rispetta la libertà altrui e la nostra comune misura di umanità diventa anarchia e distrugge l’autorità, un dialogo che non sa più su che cosa dialogare diventa una chiacchierata vuota”. E’ il forte ammonimento lanciato oggi dal Papa, durante l’udienza generale – di fronte a circa 14 mila fedeli – interamente dedicata alla figura di san Massimo il Confessore, “testimone coraggioso della sua fede in Cristo, vero Dio e vero uomo, Salvatore del mondo”, nato in Palestina intorno al 580 e morto in esilio il 13 agosto 662. “Tolleranza, libertà e dialogo – ha proseguito il Santo Padre – sono valori grandi e fondamentali, ma possono rimanere tali solo se mantengono il punto di riferimento che li unisce”. Questo “punto di riferimento”, come testimonia san Massimo, è “la sintesi tra Dio e il cosmo nella figura di Cristo, nella quale impariamo la verità di noi stessi e come collocare gli altri valori, perché abbiamo il loro giusto significato”. Il Pontefice ha concluso la catechesi di oggi citando un pensiero di San Massimo: “noi adoriamo un solo Figlio, insieme con il Padre e con lo Spirito Santo, come prima dei tempi, così anche ora, e per tutti i tempi, e per i tempi dopo i tempi”.San Massimo, ha sottolineato Benedetto XVI, ha dimostrato “un immenso coraggio nel testimoniare l’integrale realtà di Cristo,senza riduzioni e compromessi”. In questo modo, “appare chi è veramente l’uomo, come dobbiamo vivere: uniti a Dio e così a noi stessi e al cosmo, dando al cosmo stesso e all’umanità la sua vera forma”. Alla figura di san Massimo, ha ricordato il Papa, a riferimento “uno dei più grandi teologi del secolo ventesimo, Hans Urs von Balthasar, che definisce il suo pensiero “liturgia cosmica”, al centro della quale “rimane sempre Gesù Cristo,unico Salvatore del mondo”.“Non l’uomo che si chiude in sé è l’uomo completo”, ma l’uomo che “si apre” a Dio e che “trova in Cristo la sua umanità”. Lo ha detto ilPapa durante l’udienza di oggi, dedicata alla figura di San Massimo il Confessore, che con “intrepido coraggio seppe testimoniare l’integrità della sua fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo”. “Non si deve amputare l’uomo per spiegare l’incarnazione”, ha ammonito il Papa, perché “solo fuori dinoi, in Dio, troviamo noi stessi, la nostra totalità e completezza”. San Massimo, in particolare, “non accetta nessuna riduzione dell’umanità di Cristo”,perché “l’uomo senza volontà sarebbe un uomo amputato”. Senza la volontà umana, oltre che divina – ha spiegato infatti il Pontefice – “Gesù non sarebbestato vero uomo, non avrebbe vissuto il dramma dell’esistenza umana, che consiste nella conformità della volontà nostra con la volontà dell’Essere”. A riprova di ciò, “la Sacra Scrittura non ci mostra un uomo amputato, ma un vero uomo concreto: Cristo, che ha assunto la totalità dell’essere umano, quindi anche la volontà umana”. San Massimo, quindi, per il Papa ci mostra che “esiste un dualismo” nella persna umana, ma anche “come superare il dualismo e trovare l’unità nella persona di Cristo, che non è schizofrenico”. L’uomo, in altre parole, “trova l’integralità di se stesso uscendo da se stesso”.E’ “nel dramma del Getsemani, nell’agonia di Gesù, nella sofferenza, nell’angoscia della morte, nell’opposizione tra la volontà umana di non morire e la volontà di Dio”, che secondo Benedetto XVI “si realizza tutto il dramma dell’essere umano, il dramma della nostra redenzione”. Se Abramo “pensa che nel ‘no’ ci sia il massimo della libertà, e per la realizzazione della sua libertà dice di no a Dio, così pensa di essere se stesso”,Gesù “vede che il ‘no’ non è il massimo della libertà, ma lo è il ‘sì’, la conformità con la volontà di Dio”. “Solo nel ‘sì’ – ha ammonito il Santo Padre –l’uomo diventa realmente se stesso, diventa immensamente aperto, diventa divino”. “Gesù nel sì diventa libero”, ha ribadito il Papa, identificando nella frase pronunciata dal figlio di DIO – “non la mia volontà, ma la tua” – l’emblema del “dramma del Getsemani”. “Trasferire la volontà umana nella volontà divina: così – ha concluso il Papa – nasce la vera umanità, così siamo redenti”.“L’esempio e la costante protezione di queste colonne della Chiesa sostengano voi, cari giovani, nello sforzo di seguire Cristo; aiutino voi, cari malati, nel vivere con pazienza e serenità la vostra situazione;spingano voi, cari sposi novelli, a testimoniare nella vostra famiglia e nella società l’adesione coraggiosa agli insegnamenti evangelici”. Con questo triplice invito il Papa, salutando i fedeli di lingua italiana al termine dell’udienza generale di oggi, ha ricordato che domenica prossima “celebreremo la solennità di Santi Apostoli Pietro e Paolo”. Tra i fedeli, Benedetto XVI ha salutato “con grande affetto il folto gruppo della Famiglia Orionina, gioiosamente radunata attorno al Vicario di Cristo per celebrare la festa del Papa” e per assistere alla benedizione papale della statua di san Luigi Orione in Vaticano, avvenuta oggi subito prima dell’udienza. “L’inaugurazione della statua del vostro Fondatore – ha auspicato a questo proposito il Pontefice – costituisca, per tutti i sui figli spirituali, un rinnovato stimolo a proseguire sul cammino tracciato da san Luigi Orione specialmente per portare al Successore di Pietro – come diceva lui stesso – ‘i piccoli, le classi umili, i poveri operai e ireietti della vita che sono i più cari a Cristo e i veri tesori della Chiesa di Gesù Cristo’”.Sir