Vita Chiesa

CARITAS: NO ALLA GUERRE UNILATERALI PER RISOLVERE I CONFLITTI

Un ribadito “no” alla guerre unilaterali per risolvere le controversie internazionali e l’amara constatazione che in Italia, nell’ambito della giustizia, “le disuguaglianze restano quelle che erano”: si è aperto così il 29° convegno nazionale delle Caritas diocesane iniziato ieri (fino al 19 giugno) ad Orosei (Nuoro) e che vede riuniti oltre 600 responsabili delle Caritas diocesane di tutta Italia a discutere sul tema “Scelte di giustizia, cammini di pace”. “Veniamo da un anno difficile, segnato dalla guerra, da divisioni internazionali che hanno attraversato, in qualche misura, anche i cristiani – ha osservato nella prolusione di apertura mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana e vescovo ausiliare di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela -. Veniamo da anni in cui, con un linguaggio segnato da una crescente ambiguità, i potenti della terra hanno cercato, ed oggi possiamo dire riuscendoci, di superare il ripudio, quanto meno formale, della guerra ‘come soluzione delle controversie internazionali'”. “Oggi – ha affermato – tra le macerie dell’Iraq rinveniamo infranto il sogno di quanti sperarono un mondo in cui l’uso della forza fosse almeno regolato e non semplice monopolio dei più forti”. Per questo “riaffermare il desiderio e il sogno della pace – ha sottolineato – è riaffermare innanzitutto il no all’orrore della guerra: alle menzogne propagandistiche generatrici di odi e paure incontrollate, alle distruzioni, alle sofferenze degli innocenti, alla morte, anche di quanti innocenti non sono”.

Mons. Montenegro ha osservato che “le guerre supertecnologiche sanno anche cancellare il fardello di imbarazzanti elenchi di morti”, per cui “anche la memoria dei morti è un privilegio dei paesi del Nord del Mondo”. E come Caritas si augura “che nasca un nuovo Iraq, che quel dolore diventi motivo di costruzione di un paese diverso e non odio incontrollato, né desiderio di vendetta”. Riguardo alla situazione italiana mons. Montenegro ha notato che “le disuguaglianze nel nostro paese restano quelle che erano; se non per alcuni indicatori, la stratificazione sociale è rimasta quella che era; soprattutto le famiglie povere rimangono stabili quantitativamente. Il nostro paese, chiusa la stagione della sperimentazione del Reddito Minimo di inserimento, non ha politiche di contrasto alla povertà; come – nell’Europa dell’Unione – la sola Grecia”. Da vescovo del Sud ha constatato che, soprattutto i giovani che non riescono ad entrare nel mercato del avoro, continuano ad “essere schiavi del proprio destino sociale” perché, “sotto una certa soglia di opportunità, si fa fatica ad essere davvero umani”. Un discorso, questo, “moltiplicato per dieci guardando il Sud del mondo”.

Mons. Montenegro ha anche denunciato “grandi ambiguità” sui temi che riguardano l’ambiente, con crescita del dibattito pubblico ma “prassi che vanno spesso in direzioni opposte”. Di pace ha parlato anche il teologo Jurgen Moltmann, dell’Università di Tubingen (Germania) invitando “tutti i cristiani del mondo” ad “un amore ai nemici” “intelligente” e ad impegnarsi per la pace attraverso il diritto”: “Se la politica interna mondiale è la risposta giusta al terrorismo internazionale organizzato, si escludono azioni individuali di un singolo stato contro regimi terroristici di altre nazioni – ha detto -. È comprensibile, anche se non approvabile, che gli Usa, come prima potenza militare, puntino più sulla propria superiorità che sulla comunità Onu. Chi deplora questo, partecipi anche alla costruzione di una forte politica interna mondiale per giustificare la sua responsabilità verso il mondo. Abbiamo bisogno per l’Onu del monopolio della forza legittimata dal diritto dei popoli”.

Obiettivo del convegno – ha spiegato don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – è dunque “verificare come le Caritas nella vita delle Chiese locali e in quella delle Chiese sorelle nel mondo, riescono a coniugare presenze e azioni in grado di promuovere ed educare a scelte di giustizia, a cammini di pace e a gesti di cura del creato”. E da qui “individuare buone prassi”.Sir