Vita Chiesa
CCEE, IN EUROPA CRESCONO I MATRIMONI MISTI E QUELLI CON I MUSULMANI
I matrimoni misti (tra un cattolico e un battezzato di un’altra confessione cristiana) e i matrimoni con disparità di culto (tra un cattolico e un non batetzzato) sono una realtà particolarmente viva nella regione del Sud-Est Europa, dove vivono insieme cattolici, ortodossi, musulmani, ma si stanno diffondendo in tutte le nazioni europee, in conseguenza del forte fenomeno migratorio. E’ uno dei dato emersi dal 7° incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-est Europa, accompagnati da esperti, svoltosi nei giorni scorso a Oradea (Romania), per iniziativa del Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali europee). Se i matrimoni interrituali, cioè fra cattolici di riti diversi, non comportano problemi particolari, per i matrimoni tra cattolici e ortodossi precisano i vescovi europei c’è la base fondamentale di una fede comune, ma non è condivisa la medesima visione teologica sulla sacramentalità del matrimonio e di conseguenza diverge anche l’approccio al valore e alla stabilità del vincolo matrimoniale e al divorzio. Con le Chiese della Riforma, secondo il Ccee, il dialogo su questi temi è più avanzato, anche se in qualche caso capita che il contraente cattolico venga ribattezzato perché non è riconosciuta la validità del suo battesimo (segue).
Crescono sempre più, inoltre, i matrimoni con disparità di culto, in prima linea con i musulmani, con difficoltà e rischi come lo sbocco nell’indifferentismo religioso, le separazioni, la dipendenza dalle famiglie, le imposizioni che cadono spesso sulla donna, l’isolamento dal proprio gruppo etnico, la perdita di identità, le difficoltà per l’educazione dei figli. La tradizione della Chiesa cattolica si legge nella nota privilegia il matrimonio fra due cattolici, non solo in vista della conservazione e trasmissione della fede, ma soprattutto nell’interesse della comunità coniugale stessa. Tuttavia per cause giuste e ragionevoli permette la celebrazione di matrimonio misti e di disparità di culto se c’è la disponibilità dichiarata ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e l’impegno a fare quanto è possibile perché i figli siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica.