Vita Chiesa

CHIESA E AGRICOLTURA: DOCUMENTO CEI, IL MONDO RURALE TRA GLOBALIZZAZIONE E CAMBIAMENTO

In un mondo agricolo “profondamente cambiato”, è urgente “ridare slancio alla gente rimasta fedele alla terra, senza trascurare i fattori di incertezza e problematicità che interpellano la libertà iniziativa dei soggetti e delle istituzioni”. E’ il presupposto intorno al quale ruota il documento “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia”, pubblicato oggi dalla Commissione episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, per “aggiornare” le “indicazioni pastorali” in materia, ad oltre trent’anni dalla nota dei vescovi su “La Chiesa e il mondo rurale italiano”.

La globalizzazione, l’allargamento dell’Unione Europea, l’innovazione cultura e tecnologica, il bisogno di un’agricoltura di qualità, il rapporto con l’ecologia, la trasformazione delle aziende: sono questi – si legge nel testo – “alcuni fenomeni” che hanno “profondamente mutato rispetto al passato” il rapporto tra la terra e l’uomo, e che rappresentano altrettante “sfide” ed “opportunità”. “La globalizzazione dell’economia – ammonisce la Cei – ha messo in crisi il modello agricolo tutto sbilanciato a favore dei prodotti generici e privi di qualità. La nuova situazione di competitività chiede all’agricoltura europea un nuovo modello di sviluppo, che trovi nella differenziazione dei suoi prodotti e nel legame tra i territori l’elemento centrale di intervento pubblico”. Altro “importante fattore di cambiamento” è per l Chiesa italiana l’allargamento dell’Unione europea, che “può indurre preoccupazioni sia per la dilatazione delle spese agricole determinata dall’accesso di nuovi Paesi, sia per la minaccia che sul piano commerciale potrebbe venire, in termini di perdita di competitività, per le imprese operanti nei vecchi Stati membri”.

Anche nelle “culture urbane e industriali” emergono “nuovi legami tra la terra e l’uomo”, e si registra “la crescente richiesta di un’agricoltura di qualità, rispettosa della salute, dell’ambiente e delle esigenze delle nuove generazioni”. E’ quanto si legge nel documento “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia”, pubblicato oggi dalla Commissione episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in cui si fa notare che “si diffonde fra i consumatori la ricerca di prodotti per una sana alimentazione, con la conseguente preferenza per prodotti locali e la richiesta di informazione sui processi di produzione”. Un paragrafo del nuovo testo della Chiesa italiana è dedicato agli organismi transgenici, verso i quali si raccomanda “una particolare attenzione, soprattutto alla valutazione dei possibili effetti degli organismi transgenici sull’uomo e sull’ambiente, dai punti di vista biologico, produttivo, economico e sociale”.

Accanto a grandi opportunità teoriche, tali tecnologie presentano rischi di cui, allo stato attuale delle conoscenze, è difficile dare una valutazione adeguata”, è il giudizio dei vescovi italiani, che rimandano al Compendio della dottrina sociale della Chiesa, dove si invita a “non cadere nell’errore di credere che la sola diffusione dei benefici legati alle nuove biotecnologie possa risolvere tutti gli urgenti problemi di povertà e di sottosviluppo che assillano ancora tanti Paesi del pianeta”. “La possibile irreversibilità di taluni processi – conclude la Cei – e l’incertezza legata alla parzialità delle conoscenze esigono nel campo degli organismi transgenici una particolare cautela, unita a ulteriori sviluppi nella ricerca scientifica”.

Altro bisogno da garantire, quello della “sicurezza alimentare”, grazie a “controlli adeguati” che congiurino “gravi rischi per la salute di molti”. “Nei Paesi caratterizzati da redditi elevati – si fa notare infatti nel testo – la sicurezza alimentare non riguarda tanto il problema dell’accesso al cibo quanto della sua salubrità”, minacciata dalla “ricerca di un interesse economico immediato” che “può determinare usi superficiali e colpevoli delle tecnologie agricole, con gravi rischi per la salute di molti”.

“Le conseguenze possono essere particolarmente gravi se alla concentrazione di attività produttive sempre più complesse non corrispondono controlli adeguati”, come è accaduto con la diffusione del morbo della “mucca pazza”, è il grido d’allarme della Cei, che lancia un appello “alle autorità pubbliche”, alle quali compete “la vigilanza in materia di sicurezza degli alimenti e la verifica degli effetti, diretti 9° indiretti, delle nuove tecnologie e dei nuovi prodotti alimentari sulla salute dell’uomo e sull’ambiente”. Non mancano, nel documento, riferimenti a fenomeni come quelli dei “neorurali” – le persone che abbandonano la città per andare a vivere in campagna, pur continuando a lavorare in città – o dell’impatto dell’immigrazione extracomunitaria, che costringe le nostre comunità ad aprirsi alla “mondialità” e al dialogo ecumenico ed interreligioso. Tra i problemi da affrontare, la “difesa” delle zone rurali e dei “prodotti tipici”, lo scarso impiego dei giovani in agricoltura, e le questioni ecologiche, al centro delle quali c’è “l’uso saggio dell’acqua”. Sir

Nota Cei «Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia»