Vita Chiesa

COMMENTI: Shoà, una condanna senza se e senza ma

di Claudio TurriniLa strada era stata aperta 19 anni fa da Giovanni Paolo II, che – primo pontefice nella storia – aveva varcato la soglia di una Sinagoga, quella di Roma. Evento storico, così come la preghiera che lo stesso Wojtyla aveva messo, su un bigliettino, tra le pietre del Muro del Pianto, nel 2000. Eventi che hanno segnato una svolta nei rapporti tra cattolici ed ebrei. Ma anche quella di Benedetto XVI del 19 agosto nell’antica Sinagoga di Colonia, è destinata a rimanere «storica». «Un evento di estrema importanza non solo per la Chiesa e per la Germania, ma anche per tutta la comunità ebraica. Un evento che verrà ricordato dai posteri», come lo ha definito Paul Spiegel, presidente del Comitato centrale degli ebrei tedeschi.

A renderlo «storico» certamente il luogo della visita. La Sinagoga di Colonia, la più antica della Germania, fu infatti distrutta dai nazisti nella «notte dei cristalli» e riedificata con l’aiuto dei cristiani. Ma ancora di più il profilo di questo pontefice, un tedesco che non ha taciuto le responsabilità del suo popolo nella Shoà, come ha riconosciuto lo stesso presidente degli ebrei tedeschi: «Sono rimasto impressionato nel contenuto e nella forma del passaggio del discorso riferito ai crimini nazisti – ha detto Spiegel –. È stata una condanna senza se e senza ma».

«Due cose mi hanno colpito del discorso del Pontefice – conferma Abraham Lehrer, membro del Consiglio della Comunità ebraica – l’invito al dialogo, fondamentale per il futuro, e l’invito ad essere sempre vigili per evitare che l’antisemitismo possa riemergere». E che Lehrer non fosse propenso a fare «sconti» lo dimostra la franchezza con cui aveva salutato Ratzinger a nome della Comunità ebraica di Colonia, nell’incontro in Sinagoga: «Lei come Pontefice – aveva detto Lehrer – si assume una responsabilità particolare nei rapporti con gli ebrei perché i suoi gesti sono di modello per tutta la Chiesa e spero che il suo comportamento modelli tutta la Chiesa dall’alto in basso per combattere così l’antisemitismo. Vediamo in Lei non solo il Papa di tutti i cattolici ma una persona che ha presente la responsabilità storica. Nel 1998 – aveva aggiunto Lehrer – ha fatto un’apertura degli archivi della Congregazione e per noi l’apertura completa degli archivi del Vaticano sarebbe di grande importanza, per tutte le parti». Una richiesta che potrà essere accolta, come ha confermato il presidente dei vescovi tedeschi, il card. Lehmann che ha ricordato alcuni temi caldi sia dal punto di vista storico che teologico, nel rapporto tra ebraismo e cristianesimo, come «la valutazione della figura di Pio XII, la resistenza della Chiesa contro l’olocausto, la persistenza di un antisemitismo nel cristianesimo», che potrebbero chiarirsi dall’esame dei documenti finora segreti.

E a proposito delle responsabilità storiche della Chiesa cattolica verso il popolo ebreo durante la Shoà, il Cardinale ha aggiunto: «Non vogliamo scusarci dicendo che ci sono stati grandi esempi di cristiani e cattolici che hanno salvato migliaia di ebrei dalla persecuzione. Non vogliamo dire che il problema è risolto. È questa una questione che ci perseguiterà sempre e ricadrà anche sulle generazioni che non hanno vissuto la guerra. A noi e a loro, il Papa ha affidato un compito. Ci ha detto che mai più, mai più dovranno accadere simili tragedie».