Vita Chiesa

COMO, IN MIGLIAIA A INSEDIAMENTO NUOVO VESCOVO MONS. COLETTI; IN TANTI ANCHE DA LIVORNO

Migliaia di persone in Cattedrale, in piazza e lungo le strade hanno accolto ieri pomeriggio a Como il nuovo vescovo, monsignor Diego Coletti, che si è insediato alla guida della vasta Diocesi che conta 338 parrocchie in 201 Comuni delle province di Como, Sondrio, Varese e Lecco. A salutarlo, anche una folta rappresentanza di fedeli di Livorno, diocesi che Diego Coletti ha guidato negli ultimi sei anni. La solenne messa di insediamento, celebrata in Duomo, con tanto di diretta televisiva e maxi schermo in piazza, alla presenza delle autorità di Como, Sondrio e Livorno, ha concluso una giornata intensa, che ha visto il neo vescovo visitare in mattinata la basilica di Sant’Abbondio, patrono della Diocesi, il santuario del Crocifisso e soprattutto lo ha portato a un toccante incontro con 400 malati e anziani alla casa della Divina Provvidenza, fondata dal beato Luigi Guanella.

Nel pomeriggio, l’incontro con le autorità civili, che hanno accolto il nuovo vescovo alle porte della città e lo hanno accompagnato lungo le vie del centro sino al palazzo vescovile. Da qui l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha accompagnato monsignor Coletti in processione sino all’ingresso del Duomo, e lo ha formalmente insediato sulla cattedra che per 18 anni è stata di Alessandro Maggiolini. Sia Tettamanzi che Coletti hanno voluto ricordare il predecessore, assente alla cerimonia, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età. “Invito tutti alla speranza e al coraggio”, ha esortato Tettamanzi, portando il saluto della conferenza episcopale lombarda.

Nella sua omelia Coletti, partendo dal commento del vangelo del giorno, ha indicato la via entro la quale eserciterà il suo ministero. “La comunità cristiana non ha altro compito nella storia dell’umanità se non questo: portare al mondo la testimonianza di una speranza che non delude, fondata sulla presenza di Gesù”. “Ci chiederemo come svolgere questo compito – ha aggiunto – in una cultura, come la nostra, nella quale pare che tutto debba essere ridotto a transazioni commerciali, a patti di mutuo vantaggio e interesse, pronti a saltare fuori dal patto tutte le volte che l’interesse cessa”. “Cosa dovrebbe fare un vescovo se non mettersi a servizio di questo stile nuovo e sconvolgente di amore?”, si è chiesto Coletti. “La carità – ha poi risposto – è l’unica forza in grado di far crescere nelle nuove generazioni un’umanità migliore, di contrastare in modo efficace le derive disumane della storia e i percorsi del male, l’unica forza capace di sconfiggere la disperazione e la depressione, attraverso l’esperienza di una vita così sovrabbondante da superare ed assorbire in sé perfino la morte”. (ANSA).