Vita Chiesa

COMUNIONE DISABILE: DIOCESI FERRARA, RINVIATA SOLO PER ACQUISIRE FAMILIARITÀ

Non un rifiuto, ma un «rinvio per arrivare alla prima comunione con un minimo di consapevolezza, tale da non rigettare l’ostia consacrata». Questo, fanno sapere al SIR fonti attendibili della diocesi di Ferrara, il motivo che ha spinto il parroco di Porto Garibaldi, don Piergiorgio Zaghi, a non ammettere all’eucaristia lo scorso giovedì santo un bambino cerebroleso. Alla base, dunque, non vi sarebbe la disabilità del piccolo, ma un cammino di preparazione troppo breve, che non gli ha consentito di «prendere confidenza» con l’eucarestia. «Il secondo anno di catechismo, per i bambini di Porto Garibaldi che hanno ricevuto la prima comunione il giovedì santo, è cominciato a settembre», informa la diocesi ferrarese. «Ma i genitori di questo bimbo si sono presentati al parroco solo a fine febbraio, chiedendo che il loro figlio potesse venire ammesso al catechismo. Peraltro già in quella occasione il padre si disse preoccupato che il figlio rigettasse la particola, come fa con le cose che non conosce bene». Nonostante la famiglia non abiti nel territorio della parrocchia (è residente a Comacchio, ma il minore frequenta la scuola a Porto Garibaldi), don Zaghi «si è fatto carico della situazione, e anzi ha comprato due catechismi per disabili, per affrontare una situazione per lui nuova». La proposta fatta ai genitori «prevedeva un approccio molto graduale, senza fretta, del ragazzo agli ambienti della parrocchia, poi incontri specifici» fino ad arrivare alla possibilità di accostarsi all’ostia consacrata. Da allora il bambino «ha frequentato solo due-tre volte» e, approssimandosi il giovedì santo, il parroco ha espresso ai genitori l’opportunità di rinviare – magari a maggio – il momento della prima comunione. Però «la madre – continua la diocesi di Ferrara – si è opposta alla richiesta del parroco, rivolgendosi direttamente in curia per un ‘via libera’». Qui, tuttavia, pare che – provando a simulare il gesto eucaristico – si sia verificato proprio quanto temuto dal papà, ovvero il piccolo avrebbe allontanato da sé la particola (non consacrata). Pertanto, è stata caldeggiata la partecipazione alla messa «in coena domini», invitando il parroco a metterlo insieme agli altri bambini e, al momento della comunione, arrivare con la pisside vuota, dargli una carezza e una benedizione. «Così facendo – spiegano ancora dalla diocesi – è stato incluso nel gruppo dei compagni, in modo da acquisire familiarità e poter quindi presto arrivare ad accettare l’eucaristia». (Sir)