Vita Chiesa

CONGRESSO EUCARISTICO: BENEDETTO XVI, LE DIFFICOLTÀ DEI CRISTIANI TRA CONSUMISMO, INDIFFERENZA E SECOLARISMO

Non è “facile vivere da cristiani” nel XXI secolo, in un mondo “segnato spesso da un secolarismo sfrenato, dall’indifferenza religiosa, da un secolarismo chiuso alla trascendenza”. Lo ha detto Benedetto XVI, nell’omelia della Messa di chiusura del XXIV Congresso eucaristico nazionale, suo primo viaggio apostolico in Italia. Ma “il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi; anzi, Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad immedesimarsi con noi”, ha rassicurato il Pontefice, indicando ai fedeli l’esempio dei martiri di Abitene. “Ad Abitene, una piccola località nell’attuale Tunisia – ha raccontato il Santo Padre – 49 cristiani furono sorpresi una domenica mentre, riuniti in casa di Ottavio Felice, celebravano l’Eucaristia sfidando i divieti imperiali. Arrestati, vennero condotti a Cartagine per essere interrogati dal proconsole Anulino”. “Senza riunirci la domenica in assemblea, la domenica per celebrare l’Eucaristia non possiamo vivere. Ci mancherebbero le forze per affrontare le difficoltà e non soccombere”, è stata la loro risposta: “Dopo atroci torture, i 49 martiri di Abitene furono uccisi. Confermarono così, con l’effusione del sangue, la loro fede. Morirono, ma vinsero: noi ora li ricordiamo nella gloria del Cristo risorto”.

L’omelia si è conclusa con un appello a “riscoprire la gioia della domenica cristiana” e a “riscoprire con fierezza il privilegio di poter partecipare all’Eucaristia, che è il sacramento del mondo rinnovato”. “Cari amici venuti da Bari da varie parti d’Italia per celebrare questo Congresso eucaristico – è stato il commiato del Papa – noi dobbiamo riscoprire la gioia della domenica cristiana. Dobbiamo riscoprire con fierezza il privilegio di poter partecipare all’Eucaristia, che è il sacramento del mondo rinnovato”. “La Risurrezione di Cristo – ha ricordato il Pontefice – avvenne il primo giorno della settimana, che per gli ebrei era il giorno della creazione del mondo. Proprio per questo la domenica era considerata dalla prima comunità cristiana come il giorno in cui ha avuto inizio il mondo nuovo, quello in cui, con la vittoria di Cristo sulla morte, è iniziata la nuova creazione. Raccogliendosi intorno alla mensa eucaristica, la comunità veniva modellandosi come nuovo popolo di Dio”. Benedetto XVI ha concluso la sua omelia con una preghiera: “che anche i cristiani di oggi ritrovino la consapevolezza della decisiva importanza della celebrazione domenicale e sappiano trarre dalla partecipazione all’Eucaristia lo slancio necessario per un nuovo impegno nell’annuncio al mondo di Cristo ‘nostra pace'”. “Benedetto! Benedetto!” hanno scandito i giovani presenti alla spianata di Marisabella, appena il Papa ha concluso la sua omelia, segnata da quattordici interruzioni con gli applausi dei fedeli, specialmente sui passaggi relativi alla riunificazione “di tutti i seguaci di Cristo”. Il Papa ha apportato al testo originario dell’omelia diverse piccole e significative modifiche. Ad esempio, nel passaggio sui martiri di Abitene, colpiti dal “severo (parola aggiunta) ordine dell’imperatore”, ha incluso la frase “anche se oggi non ci sono questi divieti di un imperatore”, indicando il rischio potenziale sempre presente che qualche potere voglia far tacere i cristiani. Parlando del precetto festivo, ha aggiunto al testo che esso “non è un peso imposto sulle nostre spalle”. Nel passaggio in cui ha richiamato le parole di Gesù “chi non mangia la mia carne …”, ha voluto aggiungere: “in verità abbiamo bisogno di un Dio vicino”, aggiungendo ancora poco dopo “che ci ama”. Parlando di Bari ha aggiunto l’espressione “felice Bari!” richiamando il sermone russo dell’XI secolo già citato dall’arcivescovo Cacucci nei saluti iniziali. Parlando della resurrezione, ha modificato la frase “primo giorno della settimana che per gli ebrei era il giorno della creazione del mondo” togliendo “ebrei” e dicendo significativamente “nella Scrittura”. Sir