Vita Chiesa

CONVEGNO NAZIONALE DIACONI; PETROLINO: «STRUMENTI DELLA SOLIDARIETÀ TRA CHIESA E MONDO»

“Il diacono deve evitare di chiudersi nel ‘recinto del sacro’, di ripiegarsi in forme intimistico-devozionali. Invece è oggi chiamato a portare la sua testimonianza sulle frontiere dove si gioca il futuro dell’uomo e della società, lungo i sentieri della nuova evangelizzazione”: lo ha detto questa mattina ad Assisi il presidente della Comunità del Diaconato in Italia, Enzo Petrolino, nella relazione con la quale si è aperto il XXI Convegno nazionale sul tema “Quale diacono per quale città dell’uomo”. Di fronte a oltre 200 rappresentanti dei circa 3 mila diaconi italiani, in gran parte sposati e con figli e operanti come collaboratori nelle diocesi e parrocchie, Petrolino ha sottolineato che “il diacono è chiamato a costituire un ponte tra i pastori ed i fedeli, nel segno visibile e credibile della solidarietà tra la Chiesa e il mondo”. Ciò – ha poi aggiunto – “senza inibire, anzi impegnandosi a promuovere l’autentico apostolato dei laici”. Da ultimo ha rimarcato che la figura del laico, non sempre conosciuta e compresa, “dimostra in modo particolare questa solidarietà fra Chiesa e mondo, quale ‘segno’ di non separazione”.

“La Chiesa, oggi come ieri, è chiamata a una forma di ‘diaconia’, accompagnando l’uomo sulla via del bene e indicando Cristo e il suo Vangelo come strada percorribile”: lo ha detto mons. Luciano Monari, nominato due giorni fa dal Papa nuovo vescovo di Brescia, nonché vice-presidente della Cei, nel suo intervento di questa mattina al convegno della Comunità del diaconato in Italia in corso ad Assisi presso il Cenacolo Francescano. Sviluppando il tema della “diaconia della Chiesa italiana”, Monari ha preso spunto dalla “crisi nera – ha detto – della famiglia italiana, con un calo drammatico delle nascite e una diminuzione a circa la metà del necessario del tasso di fecondità”. “E’ chiaro – ha spiegato – che proseguendo su questa strada assisteremo a una progressiva diminuzione sino alla potenziale scomparsa della popolazione italiana. Abbiamo imboccato una strada sbagliata e dobbiamo chiederci chi è il ‘pifferaio’ che sta convincendoci da decenni a darci la morte da noi stessi”. “Di fronte a un orizzonte sociale in cui anche i cristiani si separano, convivono, fanno aborti, non credono più nel valore della vita, – ha poi detto – la prima diaconia della Chiesa è ricordare che la fede ci orienta a chiederci quale sia la volontà di Dio in queste situazioni”.Entrando nel significato della parola “diaconia”, mons. Monari ha portato l’esempio dell’insistenza con cui Papa Benedetto XVI mette in luce la cosiddetta “dittatura del relativismo”. “In passato – ha detto Monari – abbiamo avuto ad esempio le dittature della razza o della classe sociale, che hanno prodotto drammi storici immensi. Oggi siamo di fronte alla ‘dittatura del relativismo’, secondo la quale il sacro non esiste più, o meglio ognuno si sceglie ciò che per lui è importante”. Ne deriva – ha aggiunto – “che oggi si insiste molto sulle scelte individuali, divenute a loro modo ‘sacre’, in un processo di de-costruzione dell’uomo che viene smontato in parti e sezioni e ricostruito secondo i propri desideri. L’esempio più evidente di questo percorso culturale è rappresentato dalle richieste sulla fecondazione assistita, i matrimoni omosessuali, l’eutanasia. Oggi l’uomo ha gli strumenti per intervenire sulla formazione e lo sviluppo della vita, ma non è detto che scelga sempre il bene”. Ha quindi sottolineato che la “diaconia della Chiesa in questo campo consiste nel trasmettere un patrimonio saggio all’umanità, ammonendo ad evitare sofferenze future che potrebbero anche essere immense”.

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