Vita Chiesa

CRISI FINANZIARIA, NOTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE SU FINANZA E SVILUPPO IN VISTA DI DOHA

“Per affrontare la crisi serve un nuovo patto finanziario internazionale”. E’ quanto si legge in una nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, approvata dalla Segreteria di Stato, riguardo al tema della finanza e dello sviluppo, alla vigilia della Conferenza promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Doha. Il documento chiede anche di rivedere il ruolo dei mercati offshore, che sono stati un’importante cinghia di trasmissione della crisi. I Paesi ricchi si aprano a quelli più poveri. Solo così, secondo Giustizia e Pace, si può uscire dalla crisi economica che sta attanagliando il mondo. “Occorre evitare che si inneschi la catena del protezionismo reciproco; piuttosto – dice il documento – si devono rafforzare le pratiche di cooperazione in materia di trasparenza e di vigilanza sul sistema finanziario. In particolare, è importante che il pur necessario confronto politico fra i Paesi più ricchi non porti a soluzioni basate su accordi esclusivi, ma rilanci uno spazio di cooperazione aperto e tendenzialmente inclusivo”. Il Pontificio Consiglio afferma che il sistema mondiale, in pratica, si basa su due paradossi: “Sono i Paesi poveri a finanziare i Paesi ricchi, che ricevono risorse provenienti sia dalle fughe di capitale privato, sia dalle decisioni governative di accantonare riserve ufficiali sotto forma di attività finanziarie sicure, collocate nei mercati finanziariamente evoluti o nei mercati offshore”. E poi, “le rimesse degli emigrati comportano un afflusso di risorse che, a livello macro, superano largamente i flussi di aiuto pubblico allo sviluppo. È come dire che i poveri del Sud finanziano i ricchi del Nord e gli stessi poveri del Sud devono emigrare e lavorare al Nord per sostenere le loro famiglie al Sud”. Dunque, per risolvere la crisi, servono azioni concrete. E un passo fondamentale, secondo il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, è “considerare attentamente il ruolo, nascosto ma cruciale, del sistema finanziario offshore”, perché questi mercati sono stati un anello importante nella trasmissione dell’attuale crisi finanziaria, attraverso “…fughe di capitali di proporzioni gigantesche, flussi legali motivati da obiettivi di evasione fiscale e incanalati anche attraverso la sovra/sottofatturazione dei flussi commerciali internazionali, riciclaggio dei proventi di attività illegali”. Gli Stati devono fare la loro parte, grazie alla trasparenza e alle regole, ma – afferma il documento – anche i cittadini possono fare molto, con “comportamenti responsabili in materia di consumo e investimento”. Attenzione particolare, po,i al continente africano, perché bisogna essere “convinti sostenitori della soluzione sussidiaria, che valorizzi le forme di risposta ai bisogni che nascono dal di dentro della società africana”. Questo perché “i principi di sussidiarietà e di solidarietà, tanto cari alla dottrina sociale della Chiesa, possono ispirare un autentico sviluppo nel segno di un umanesimo integrale e solidale”. (Fonte: Radio Vaticana)