Vita Chiesa

Camaldoli, mons. Crociata: la figura del monaco modello per il cristiano

«Solo con Dio – ha spiegato il vescovo, soffermandosi sulla necessità di ‘riscoprire il significato della presenza monastica nella storia della fede del nostro Paese’, oltre che sul ‘contributo specifico’ apportato dalla tradizione camaldolese – il monaco testimonia che l’essere nella relazione e nella comunione con Lui apre lo spazio per ogni buona compagnia; l’essere senza di Lui, al contrario, consegna a un’insuperabile solitudine pure nelle condizioni di vita più affollate: in linea con l’esempio e l’insegnamento del padre del monachesimo occidentale, san Benedetto, per il quale nulla può e deve essere anteposto a Dio e all’amore di Cristo». Per mons. Crociata, «ogni cristiano è chiamato a lasciarsi ricondurre a tale paradigma fondamentale, che consiste nell’evangelico primato di Dio e del suo regno», attraverso la ricerca dell’»equilibrio» tra «unione con Dio e relazioni fraterne».

«A partire dal primato di Dio vissuto con senso di fraternità ecclesiale, si snoda una vicenda millenaria come la vostra, che porta il contrassegno di alcune peculiarità, tra altre, e la proiettano verso il futuro, affidandole una rinnovata responsabilità», ha detto mons. Crociata ai monaci, riferendosi «all’originaria vocazione al dialogo tra Oriente e Occidente, alla fecondità della stagione umanistica, all’ospitalità verso un nuovo impegno civico». Tutti aspetti, questi, «non esclusivi, che fanno vibrare le corde profonde della comunità ecclesiale del nostro Paese, al di là del grado di consapevolezza che singoli e gruppi hanno potuto raggiungere». «Abbiamo bisogno di imparare l’arte dell’incontro e del dialogo – ha detto il segretario generale della Cei – l’esperienza di autenticità e di maturità umana conferita dalla fede e la sua trasmissione alle nuove generazioni, la capacità di farci carico della collettività con una riscoperta coscienza del bene comune e del servizio alla vita ordinata della società civile e politica». «Ciò che si attende da una tradizione come la vostra – ha aggiunto – è la pura testimonianza del primato di Dio e del radicamento in Lui di ogni impegno e responsabilità ecclesiale e pubblica».

«Non stancarsi di testimoniare il primato di Dio, su cui si edifica ogni esistenza cristiana e ogni comunità ecclesiale». Si è conclusa con questo invito l’omelia pronunciata da monsignor Crociata all’eremo di Camaldoli. «Queste pietre – ha fatto notare il segretario generale della Cei – sono mute testimoni di una professione quotidiana del primato di Dio compiuta da quanti, come voi, sono vissuti mettendo al primo posto la preghiera liturgica e personale rispetto a ogni altra attività e incombenza».

«Se tutto il monastero parla dello stile di vita dei monaci, è la chiesa la parola più eloquente che esso può pronunciare», ha ammonito mons. Crociata, esortando a non «cadere in indebite sacralizzazioni», ma anche a non «cedere a forme disincarnate di religiosità», restando «in equilibrio tra gli estremi dello spiritualismo e del ritualismo». «L’umanità risorta di Cristo – ha ricordato il segretario della Cei – è il nuovo tempio, di cui diventano pietre vive tutti i battezzati e credenti. Tra di loro non ci sono più stranieri né ospiti, ma solo familiari di Dio e concittadini dei santi».

«Tutta la vita cristiana è un cammino senza fine verso il Regno e verso la piena conformazione di ogni credente all’immagine del Figlio eterno», ha concluso mons. Crociata: «Nella celebrazione liturgica e nella preghiera tale carattere di cammino viene professato e sperimentato sempre di nuovo».