Vita Chiesa

Card. Bagnasco, dalla Chiesa nessuna ingerenza ma parla fuori dal coro

Le prolusioni del presidente della Cei «non sono frutto di una riflessione solitaria, ma la voce di una Chiesa che, proprio a cominciare dai suoi Pastori, ascolta ancor prima di parlare». Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel ringraziamento con cui ha concluso, a Roma, il pomeriggio dedicato alla presentazione del suo volume, «La porta stretta». «L’ascolto che ci è chiesto in questo tempo di complessa transizione è anzitutto l’ascolto della voce di Dio», ha spiegato il cardinale, che citando il recente intervento del Papa al Sinodo dei vescovi ha ricordato che «la Chiesa parla se ascolta Dio e il suo compito è di riflettere lo sguardo di Dio che è pieno di simpatia per la vita dell’uomo, e che trova la sua manifestazione ‘ontologica’ in quello di Gesù Cristo». Uno «sguardo», questo, che «nasce nel vivo di un rapporto che è quotidiano ed è costruito su una fitta trama di relazioni personali che è la condivisione della vita della gente. Proprio questa esperienza diretta, dal basso, porta a scoprire un vissuto fatto di autenticità e di eroismo umile che costruisce la storia, anche se non fa notizia».

«Il parlare della Chiesa non è mai ‘ingerenza’, ma uno stare ‘dentro’ la vita degli uomini e delle donne di oggi, offrendo l’esercizio discreto ma convinto di un discernimento sapienziale del tempo presente, che è il migliore di tutti i tempi perché è il nostro», ha detto il card. Bagnasco, che nel suo discorso di ringraziamento ha ribadito che «la Chiesa è sempre un popolo e la voce dei suoi Pastori è sempre impregnata di questa caratteristica popolare che in Italia, nonostante il secolarismo, resta e anzi si consolida anche oggi». «Se la Chiesa ascolta Dio – ha assicurato il cardinale – la sua parola allora diventa profetica, cioè non si limita a scorgere la cronaca, a interpretare i frammenti di polemiche sempre possibili, ma a cogliere la verità interna e l’esito ultimo della vicenda umana e sociale». Per questo, «la Chiesa sa di sfidare taluni miti dominanti e parlare, se necessario, fuori dal coro».

Gesù Cristo, infatti, secondo il presidente della Cei, «va annunciato con gioia e convinzione nel mistero della sua Persona e nella sua verità intera, comprese le sue implicazioni sul piano antropologico, etico e sociale». Una «possibilità», questa, che «oggi è messa in discussione da chi ritiene che così facendo la Chiesa rivendicherebbe uno spazio che non le compete nel dibattito pubblico». In realtà, ha ammonito il card. Bagnasco, «dove la ragione positivista si pensa autosufficiente e considera tutte le altre forme culturali come subculture, si opera un pericoloso fraintendimento dell’umano, che minaccia la sua stessa umanità», Come ci ha ricordato il Papa nell’«ormai celebre» discorso al Bundestag.

«Dobbiamo tornare ad avere uno sguardo ampio sulla realtà che si lasci ispirare dalla ragione certamente, ma da una ragione ‘allargata’, cioè anche da altre istanze che contribuiscono allo sviluppo integrale della persona umana. È quanto la Chiesa intende fare con la sua presenza che non è motivata da secondi fini». Nella parte finale del suo ringraziamento, il card. Bagnasco ha spiegato perché la «porta stretta» della fede «ci è necessaria». «Essa – ha detto – è sempre aperta e attende di essere attraversata da noi e da quanti con noi scoprono che solo in Gesù Cristo vi è la certezza per guardare il futuro e la garanzia di un amore autentico e duraturo», come scrive il Papa in «Porta fidei».