Vita Chiesa

Card. Ruini a Livorno: Pensare a Dio ci rende uomini

Un cielo plumbeo e a tratti piovoso non ha certo impedito a centinaia di Livornesi di radunarsi di fronte all’entrata del Duomo cittadino per assistere alla Lectio magistralis tenuta dal Cardinale Mons. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza episcopale italiana fino al 2007 e, attualmente, Presidente del Comitato per il Progetto culturale della Cei oltre che Vicario Generale emerito per la diocesi di Roma.

Per l’occasione, alla presenza del clero livornese, dei rappresentanti di varie associazioni ed autorità civili, il Vescovo di Livorno Simone Giusti, insieme al Cardinale, ha inaugurato l’«Anno della Fede» con l’apertura simbolica della porta principale della Cattedrale. 

Dopo la celebrazione dei Vespri e il saluto del nostro Vescovo e delle Autorità, e l’introduzione della Lectio da parte di Nicola Sangiacomo in qualità di moderatore, Mons. Ruini ha preso la parola di fronte all’assemblea, rispondendo alle domande di vari interlocutori proprio sul tema della Fede ai giorni nostri.

«Il tema della Fede – spiega il cardinale, riprendendo quanto già scritto nel suo ultimo libro Intervista su Dio – è un argomento difficile ma di estrema attualità. Non possiamo affrontare le sfide della nostra società se non ci poniamo il problema del rapporto tra Uomo e Dio. E il “non pensare a Dio” è quanto di più contrario alla stessa natura umana esista, perché è dalla Preistoria che l’Uomo cerca un Essere “oltre l’Uomo”, la Divinità. Sono cambiate le epoche, sono passati popoli interi, ma in ognuno di questi troviamo la traccia di questa ricerca, di questo protendersi verso l’Alto».

E da qui si arriva al concetto della ierofanìa, cioè la manifestazione del sacro, anche grazie alla ricerca di Dio, con il Suo ingresso nelle vicende umane. «E porsi delle domande su Dio è ciò che ci rende non solo Uomini, ma soprattutto liberi, poiché la Fede stessa è un atto di libertà che ha soltanto l’Uomo, e solo tramite essa possiamo trovare il coraggio di guardare al futuro. Il Nuovo Testamento è un messaggio di amore e di missione, e la libertà religiosa è necessaria per la stessa vocazione missionaria della Chiesa».

Nel corso dei secoli la filosofia ha cercato risposte a molte di queste domande. «Nella loro ricerca grandi filosofi come Heidegger arrivarono a porsi il problema del rapporto Uomo-Dio in questi termini: “perché esiste qualcosa piuttosto che nulla?” La risposta non si può trovare perché Dio è “qualcosa” di diverso dall’Uomo, così come non si possono trovare risposte al Male e alla Morte». «Cristo, Dio che s’inserisce nella Storia umana, ci ha redenti in tutte le nostre espressioni e dimensioni, ma non solo: ci ha donato la possibilità di contemplare il “Volto d’amore” di Dio ed ha sconfitto il nostro nemico invincibile ed atavico, la Morte, dandoci la speranza nella vita ed oltre di essa».Chiaramente cambiano le strutture sociali in cui la Fede stessa si esprime. «Oggi purtroppo manca un contesto culturale omogeneo in cui possa esistere un dialogo con la Fede. La sfida più grossa e il pericolo più grande per il Cristianesimo oggi è la Scienza fine a sé stessa, che non dialoga con la Fede, ma che pretende di porsi fuori dal rapporto con Dio. L’idea di poter ridurre l’Uomo ad una mera “particella della Natura”, da studiarsi con semplice rigore scientifico e tramite leggi fisiche e matematiche, non può che impedire questo avvicinamento. La realtà nasce da un dono, non da una legge della Natura».

La nostra crisi di Fede rispecchia una crisi di valori, che ha portato anche alla crisi economica, e bisogna trovare la giusta chiave di lettura per questi tempi di cambiamento. «L’evoluzione dell’Uomo è la competizione, ma vince solo chi sa cooperare con gli altri all’interno di una comunità.»

In questa realtà caotica, i modi per incontrare Dio sono infiniti, ma la vera conoscenza di Dio è impossibile perché Lui è inconoscibile. «Soltanto quando capiremo che Dio è inarrivabile, che è un pensiero troppo più grande di quanto possiamo comprendere, allora saremo pronti a metterci in umile ascolto».