Vita Chiesa

Card. Ruini: libro card. Dziwisz ulteriore passo in comprensione Wojtyla

«L’ecclesiologia di Giovanni Paolo II è nettamente cristocentrica – ha spiegato il porporato, parlando del ‘progetto di Chiesa’ del Papa polacco come risulta dal libro -: la Chiesa non è fine a se stessa ma ha la sua ragion d’essere in Cristo e quindi nella dedizione all’uomo. Non è dunque una Chiesa dalla struttura verticistica, monolitica e rigidamente istituzionalizzata». Si tratta invece di «casa e scuola di comunione», «una Chiesa-famiglia che, incarnandosi nella storia quotidiana, mette armonicamente insieme unità e molteplicità, identità e diversità». Il cardinale Dziwisz, ha ricordato il card. Ruini, «contraddice con forza, e con ragione, l’idea che Giovanni Paolo II sia stato un Papa rigido e restauratore. Era certamente fermissimo nel difendere la fede e profondamente legato alla grande tradizione della Chiesa, ma nello stesso tempo aperto al dialogo con le nuove correnti teologiche e a un confronto costruttivo tra fede e ragione».

Infatti, ha aggiunto il card. Ruini, Giovanni Paolo II «non si è tirato indietro di fronte alle sfide della società postmoderna, della sua complessità e pluralismo, ma ha cercato di correggerne ‘dal di dentro’ i limiti e le preclusioni, chiudendo in ogni caso la porta alla ‘tentazione integralista’». Per il porporato, «è stato così un grande testimone di speranza per l’umanità e per la Chiesa, ha saputo rimettere nelle mani della Chiesa la bandiera della speranza, che sembrava di nuovo smarrita, dopo gli entusiasmi del Concilio, tra i contrasti postconciliari. Era convinto infatti, a differenza di molti uomini di Chiesa occidentali di quel periodo, che l’ondata della secolarizzazione non fosse irreversibile, che anzi il suo punto culminante fosse ormai alle nostre spalle e che il grande compito della Chiesa fosse la missione, l’evangelizzazione intesa in senso forte e pieno, come capacità di portare Cristo al centro della vita e della cultura e quindi del divenire della storia». Perciò, «la Chiesa era chiamata a prendersi cura dell’uomo, senza timori e fino in fondo, nel concreto delle diverse situazioni. Doveva ‘stare dentro’ ai tempi nuovi, senza sterili nostalgie, con una forte capacità di comunicare nei linguaggi del presente e di anticipare il futuro, mantenendo però tutto lo spessore e la densità umana e popolare della sua fede e della sua pastorale».

 «Il cardinale Dziwisz – ha affermato il card. Ruini – sottolinea a più riprese le analogie tra Giovanni Paolo II e Papa Francesco e confida che l’attuale Pontefice faccia fare un decisivo passo in avanti all’esercizio della collegialità episcopale e alla riforma della Curia. Personalmente sono colpito dalla somiglianza che riscontro tra Giovanni Paolo II e Papa Francesco nel sentirsi anzitutto vescovo di Roma e nel vivere intensamente e quotidianamente questo ministero».

Per il porporato, l’«influsso» del Papa polacco e «la sua eredità sono stati e rimangono giganteschi». Anzi, come è diventato manifesto soprattutto alla sua morte e ai suoi funerali, «Karol Wojtyła è riuscito a trasmettere speranza e a offrire punti di riferimento interiori anche a moltissime persone non credenti, o che comunque da tempo avevano abbandonato ogni appartenenza religiosa». Così, ha concluso il cardinal Ruini, «essendo senza alcuna separazione uomo di preghiera e uomo di azione, Giovanni Paolo II ci ha mostrato il volto umano di Dio e ci ha aiutato a riscoprire il senso della nostra umanità, in un mondo che tende ‘a livellare tutto, le persone come i valori e i sentimenti’. È questo il segreto della sua grandezza e il senso dell’eredità che ci ha lasciato».