Vita Chiesa

Catechesi: E se i bambini non vanno alla Messa?

Simone GiustiDirettore della Commissione regionale per la catechesi e la dottrina della fedeOgnuno di noi è ben consapevole del fine dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi: educare i ragazzi a vivere da cristiani. Abbiamo altresì ben chiaro che questa meta la si raggiunge attraverso itinerari formativi che rendano da subito i ragazzi protagonisti, a loro misura, dell’incontro intimo, personale e comunitario con Gesù e della gioia che viene dal testimoniare la fede. Ed allora sorgono alcune domande. Si può compiere una «Iniziazione Cristiana» senza la vita liturgica da parte dei fanciulli e dei ragazzi nè tanto meno da parte dei loro genitori? Ovvero, alta frequenza alla riunione catechistica settimanale e scarsa od occasionale partecipazione all’Eucaristia domenicale? E conseguentemente: perchè i fanciulli e i ragazzi non vengono a Messa la domenica e lasciano volentieri il catechismo dopo la Cresima? Perchè a Messa, soprattutto gli adolescenti, si annoiano? A questi interrogativi emergenti dalla prassi attuale dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, e ad altri interrogativi riguardanti il Progetto Italiano Iniziatico espresso dalle tre Note della Cei sull’Iniziazione Cristiana medesima, ha cercato di rispondere il Seminario di Studio dal titolo «Il divenire cristiani oggi» che si è svolto nei giorni scorsi a Prato, organizzato dalla commissione regionale per la catechesi.Da questo simposio cosa è emerso ? Due idee su tutte: 1. Il primato della soggettività ovvero dell’evangelizzazione. In un tempo caratterizzato da esasperato individualismo e dal primato dell’esperienza soggettiva, occorre dare agli itinerari educativi un taglio marcatamente esperienziale ovvero occorre favorire in ogni modo l’incontro della persona con il Signore Gesù. Se un ragazzo non incontra Cristo il cammino di fede in parrocchia rischia di essere solo informazione religiosa e lo sappiamo , la sola informazione non genera un cristiano, è pertanto necessario formare e non solo informare. Per questo prima di tutto l’evangelizzazione cioè l’incontro con il lieto annunzio che è Gesù stesso; è necessario riaffermare la pedagogia evangelica del «venite e vedete». Ciò conduce ad affermare l’esigenza di una rivisitazione degli itinerari educativi in chiave di circolarità educativa dove in maniera integrata e sinergica agiscano il momento catechistico e quello caritativo e liturgico: si inizia ai sacramenti ma si viene anche evangelizzati dai sacramenti. La parrocchia è «scuola» di catechismo ma anche di preghiera e di carità. Si dovrà nutrire non solo la dimensione logica razionale del ragazzo ma anche quella intuitiva – sentimentale, ovvero dovranno essere coinvolti tutte le facoltà conoscitive del ragazzo, non solo quelle dell’emisfero sinistro del cervello ma anche, ed oggi soprattutto, quelle dell’emisfero destro, al fine di una esperienza di Dio, di un incontro che lasci un’orma nel cuore della persona, di un evento che coinvolga cuore e testa, sentimento e ragione. 2. L’esigenza di una Comunità che educa e vive il Giorno del Signore come fonte e culmine dei giorni. Dove sta Gesù ? Dove possiamo incontrarlo? «Quando due o tre di voi si raduneranno in preghiera io sarò con loro». «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo…» Il luogo primo dove incontrare Gesù è la liturgia, è l’eucaristia, è il memoriale della passione, morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

Con questa consapevolezza evangelica i cristiani, grandi e piccoli, vivono comunitariamente il Giorno del Signore avendo cura, soprattutto nell’eucaristia domenicale, di saperli accogliere ed educare a penetrare, comprendere e vivere il mistero che nella liturgia è celebrato.

Per questo è necessario il recupero del Direttorio per le Messe con la partecipazione dei fanciulli, del conseguente Lezionario per le Messe con i fanciulli e delle istruzioni che l’Episcopato Italiano sin dal lontano 1975 ha dato . Questa azione educativa dovrà avvenire alla domenica con una accurata animazione delle celebrazioni con la presenza dei fanciulli e dei ragazzi; a questo proposito è stato comunicato dal Direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei che la riedizione del Messale Romano conterrà anche le preghiere eucaristiche della Messa con i fanciulli ed esse potranno essere adoperate anche alla domenica nelle Messe con grande partecipazione di bambini. Ma questa azione educativa dovrà compiersi soprattutto durante l’arco della settimana con appositi momenti celebrativi ove gradualmente insegnare ai fanciulli e ai ragazzi l’arte della preghiera individuale, comunitaria e liturgica. A questo proposito è stata sollecitata una più ampia produzione di sussidiazione per l’educazione liturgica; a fronte di una copiosa produzione catechistica la strumentazione liturgica è ben povera.Tre esperienze1. «La mia vita di catechista tra gioie e delusioni»Tutti i bambini sono doni del Signore. Questa la premessa da cui ogni catechista dell’iniziazione cristiana dovrebbe partire, una premessa pesante talvolta da accettare. Nella mia «carriera» di catechista mi sono trovata davanti a tre tipologie di bambini: quelli che hanno grandi problemi a cui mancano non solo l’educazione cattolica, ma anche l’amore di una famiglia; quelli che hanno una famiglia che ritiene importante che «i miei figli abbiano fatto tutto battesimo, cresima e comunione» e quelli che hanno una famiglia che gli ha dato un’educazione cattolica. Purtroppo la maggior parte dei bambini che ci troviamo di fronte non ha neanche idea di cosa sia una Chiesa, una comunità e più in generale una vita d’amore cristiano. La colpa logicamente non è loro e allora noi catechisti ci dobbiamo porre in ascolto e con il nostro esempio portare la testimonianza dell’amore di Gesù. Spesso i bambini vedono te come un’insegnante, e i sacramenti come un esame: credo che questa opinione inconscia, ma comune, debba essere sradicata poiché noi dovremmo essere esempi, punti di riferimento, amici complici, che piano piano ti mostrano la via del Signore, e siccome un’ora di catechismo non basta per questo, sarebbe bello poter ritagliare degli spazi di tempo magari ricreativi da passare con loro e con le loro famiglie. Certo detto così sembra facile, nella pratica però ti trovi a doverti confrontare con una realtà talvolta disarmante: spesso i bambini che avrebbero più bisogno di una guida non vengono più a catechismo e così li perdi, ma ti piange il cuore perché sai che la realtà che vivono non è felice, così li cerchi e speri un giorno o l’altro di vederli attraversare quella porta un po’ malmessa della stanza di catechismo. Oppure ti devi scontrare con genitori un po’ disinteressati che vedono il catechismo più come un obbligo per loro e per i loro figli piuttosto che come un piacere e come un momento per una crescita importante. Poi c’è lo sport che spesso conta più di tutto il resto. Una cosa però la sa ogni catechista: nessuna delusione, nessuna stanza che spesso non c’è o se c’è non è proprio adatta, nessun genitore un po’ scocciato, può toglierti quell’immensa gioia che ti danno ogni sabato con la loro presenza quei ragazzini scalmanati, quell’immensa gioia che ti dà il fatto di potergli raccontare l’amore di Dio per tutti noi.Martina Vecce – Livorno 2. I ragazzi di oggi? Agitati e confusima anche capaci di lasciarsi coinvolgere Il ruolo del catechista può non essere più così facile e scontato come lo era un tempo, anzi. I ragazzi che seguono le lezioni di catechismo hanno sempre più bisogno di sostegno e di supporto. Spesso vivono situazioni familiari difficili e la realtà in cui crescono non è serena ed armoniosa come invece dovrebbe essere. «Solo qualche anno fa i bambini erano molto tranquilli ma forse erano anche più passivi – racconta una catechista della parrocchia Maria Immacolata di Sesto Fiorentino -. Oggi sono più agitati, arrivano spesso dopo un’intesa giornata di scuola ma sono decisamente più partecipi, si lasciano coinvolgere dalla Paola di Dio esprimendo le loro emozioni e i loro sentimenti. Quanto più sentono che ci credi, tanto più loro si lasciano andare ed aprono i loro cuori per raccontare quello che la Parola di Dio suscita in loro». Le problematiche con cui i ragazzi si confrontano sono spesso più grandi di loro e li costringono a crescere un po’ troppo in fretta. E il catechista si trova a parlare a giovani ben più grandi della loro età anagrafica, alla ricerca di affetto ma anche di certezze che non riescono a trovare altrove. Spesso le famiglie stesse mandano i ragazzi al catechismo più per «dovere» o tradizione che per scelta convinta, senza poi accompagnarli alle Messe domenicali o preferendo le partite di calcio alle celebrazioni. «Ci manca la collaborazione dei genitori – spiega Daniela, catechista alla Parrocchia di Santa Maria a Peretola -, alcuni di loro li conosco appena e non partecipano alla vita parrocchiale. Se in famiglia non si respira la vita cristiana è difficile poter far capire ai bambini la giusta strada. È difficile trasmettere la bellezza dell’essere cristiani quando, tutto intorno, i messaggi dicono l’esatto contrario. Forse sarebbe necessaria una maggiore preparazione; i sacerdoti, impegnati in mille cose, tendono a delegare un po’ troppo seguendo poco i catechisti». Una maggiore attenzione al rapporto con le famiglie, dunque, per trovare nuove vie di coinvolgimento e nuovi punti di contatto. Sarebbero forse queste le vie migliori da seguire, ma le difficoltà sono molte.Francesca Falagiani 3. Prato: sono i genitori ad animare la liturgia del sabato seraNon esiste una formula magica» è la risposta più comune dei catechisti interrogati su come favorire la partecipazione dei ragazzi alla messa. Ma le risposte arrivano nelle sperimentazioni e nelle varie «formule» – anche se non magiche – che parroci e catechisti propongono alle famiglie con l’obiettivo di far comprendere il valore di quella che per molti è diventata la corsa all’acquisto dei sacramenti.

«Noi parliamo di tentativi, più che di soluzioni. – spiega Veronica Ramponi, giovane catechista della parrocchia di Santa Maria del Soccorso a Prato, ma con una esperienza consolidata – Nella nostra parrocchia abbiamo invitato i ragazzi per il catechismo la domenica dopo la messa, per far capire che la celebrazione liturgica è parte integrante del cammino di catechesi e dedichiamo una domenica al mese alla formazione dei catechisti e all’attività con i ragazzi». Due sono poi le priorità indicate dalla catechista: favorire l’aggregazione tra i ragazzi in modo da facilitare l’adesione ad un cammino di fede che prosegua anche dopo la cresima e la relazione con i genitori.

Crede molto nel coinvolgimento delle famiglie anche don Mauro Rabatti che nella parrocchia Regina Pacis a S. Lucia da qualche anno vede anche i frutti della sua iniziativa: otto anni continuativi di catechesi, dai 7 ai 15 anni, per una proposta che non teme di chiedere troppo. «Accompagnati da uno o due educatori i ragazzi, divisi in piccoli gruppi, sono ospitati per l’incontro del catechismo nelle famiglie». I genitori sono coinvolti poi in un altro impegno continuativo: «Tutti i sabati sera alla messa con i ragazzi, e non dei ragazzi – puntualizza don Mauro – i genitori animano la celebrazione con il commento alle letture». La risposta a tale iniziativa si esprime bene in percentuale: il 70 % dei ragazzi del catechismo partecipa alla messa, in buona parte accompagnati dai genitori. Resta la difficoltà delle famiglie meno coinvolte: «Quando i genitori non sanno condividere il cammino di fede con i ragazzi e con la parrocchia, per questi ultimi tutto è più difficile», commenta don Mauro. Al contrario, quando i ragazzi e i genitori vedono valorizzato il loro impegno in parrocchia vivono la loro preparazione ai sacramenti sentendosi parte di una più grande famiglia.Emanuela Pietraroia