Vita Chiesa

Cei, prolusione card. Bagnasco: «Basta minacce alla famiglia»

Due nuovi cardinali. Dopo aver richiamato alcuni pensieri spirituali del Papa, espressi nel suo recente viaggio pastorale nelle Filippine, il cardinale ha voluto ringraziarlo «per aver onorato la nostra Conferenza con il dono di due nuovi cardinali: l’arcivescovo di Ancona-Osimo mons. Edoardo Menichelli e l’arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro, membro del Consiglio permanente in qualità di presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. A loro – ha detto – vanno le felicitazioni più vive dell’Episcopato italiano e di questo Consiglio». È quindi entrato nel primo degli argomenti della prolusione, il Sinodo sulla famiglia, notando che «nei prossimi mesi ci attende una tabella di marcia intensa che chiede l’impegno generoso nostro, del nostro clero e delle comunità».

«No» ai tentativi di «colonizzazione della famiglia». «Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa (…) custodite le vostre famiglie! Proteggete le vostre famiglie! Vedete in loro il più grande tesoro della vostra Nazione»: queste parole di Papa Francesco, pronunciate nel discorso alle famiglie di Manila del 16 gennaio scorso, sono state richiamate dal card. Bagnasco nella riflessione in vista del Sinodo ordinario del novembre prossimo, che avrà per tema «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo». «Con chiarezza – nota il presidente dei vescovi – il Sommo Pontefice ha inquadrato tali minacce nell’orizzonte di un tentativo arrogante e continuo di colonizzazione culturale o, come dice il Papa, ‘ideologica’». Sempre citando il discorso di Manila, ha riproposto le parole «stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche (…) che cercano di distruggere la famiglia (…) Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia (…), come famiglie dobbiamo essere molto, molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire ‘no’ a qualsiasi tentativo di colonizzazione della famiglia, e chiedere a san Giuseppe (…) che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire ‘sì’ e quando dobbiamo dire ‘no’».

«Griglia di lavoro» sulla «Evangelii Gaudium». Dopo aver richiamato il pericolo per la famiglia, rappresentato «dai crescenti tentativi di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita», il cardinale ha dedicato spazio alla assemblea della Cei del maggio 2015 che «sarà un momento importante di collegiale verifica sulla recezione dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium. A distanza di un anno e mezzo (novembre 2013), è doveroso interrogarci, insieme al nostro clero e alle comunità cristiane, su quanto ci siamo lasciati contagiare dalle indicazioni spirituali, pastorali e missionarie che il Pastore universale ha dato alla Chiesa intera – ha proseguito -. Con l’ausilio di una griglia di lavoro, che prenderemo in esame in questi giorni, e nella luce dello Spirito, ci metteremo gioiosamente all’opera in questa azione di verifica che certamente andrà ad accrescere il senso di comunione ecclesiale, nonché il cammino di conversione e di evangelizzazione a cui tutti siamo chiamati».

Lo «tsunami occidentale» su «popoli e nazioni». Il quinto Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre) sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo», è stato il successivo argomento affrontato dal card. Bagnasco. «Il titolo – ha detto – forse potrebbe apparire un po’ astratto, ma in realtà proprio la sfida antropologica è risuonata dai cinque continenti nell’ultimo Sinodo: in qualunque società e cultura lo tsunami occidentale vuole sfondare le porte di popoli e nazioni. Come ho ricordato, il Santo Padre non ha esitato a parlare di ‘colonizzazione ideologica’ dalla quale guardarsi e alla quale opporsi». Il cardinale ha sottolineato «al centro del progetto di unificazione europea ‘vi era la fiducia nell’uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell’uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente’», citando il discorso del Papa al Parlamento europeo (25 novembre). Mentre – ha proseguito – «di quale uomo si sta oggi parlando? Quello semplicemente economico o quello segnato da dignità e trascendenza? È soggetto oppure oggetto che viene verbalmente enfatizzato, ma che di fatto viene usato? Dov’è finito quel grande disegno di cui sentiamo la bellezza e la necessità, ma di cui i popoli avvertono il peso? E ancora, qual è lo scopo della colonizzazione in atto? Forse capovolgere l’alfabeto dell’umano e ridefinire le basi della persona e della società?», nella linea della «libertà individuale assoluta».

«Irrinunciabile» per i cattolici l’impegno sociale. Per spiegare cosa intenda nel profondo circa le «minacce» alla famiglia, il cardinale ha posto alcuni paragoni: «Si dice famiglia, ma si pensa a qualunque nucleo affettivo a prescindere dal matrimonio – che ne riconosce in modo impegnativo la pubblica valenza – e dai due generi. Si parla dei figli come se fossero un diritto degli adulti e un oggetto da produrre in laboratorio, anziché un dono da accogliere. In Europa – ha sottolineato – si vuole far dichiarare l’aborto come un diritto fondamentale così da impedire l’obiezione di coscienza, e si spinge perché sia riconosciuto il cosiddetto aborto ‘post partum’! Si afferma la qualità della vita, ma la si concepisce come efficienza e produzione, anziché come rete di relazioni di giustizia e di solidarietà. Si discute sulla malattia e sulla morte come qualcosa che deve essere a nostra disposizione, e non invece nella prospettiva per cui la salute di ogni cittadino interessa il bene comune». «Insomma – ha quindi notato -, si ricerca la garanzia dei diritti individuali, ma si dimentica la serie dei corrispettivi doveri sociali, senza dei quali una realtà comunitaria non sta in piedi. Per questo, se la famiglia è il baricentro esistenziale da preservare, l’impegno nella vita sociale è aspetto irrinunciabile della presenza dei cattolici nel nostro Paese».

Vescovi-clero, «processi virtuosi da percorrere». Proseguendo nella prolusione, il cardinale Bagnasco ha richiamato i contenuti della recente assemblea Cei di Assisi, dove si è riflettuto sui rapporti tra i vescovi e il clero. «Abbiamo aperto il nostro cuore e confermato la stima grata per i nostri primi amici e collaboratori – ha notato -; sono emerse domande circa i modi migliori per sostenerli e incoraggiarli nell’essere presbiterio attorno al Vescovo e nel loro generoso apostolato. Dobbiamo trovare i modi per un migliore coinvolgimento, al fine di poter formulare – nei tempi più brevi – dei processi virtuosi da percorrere tra noi e noi con loro. Il puntuale intervento introduttivo del Papa, nell’Assemblea del maggio scorso, resta un punto di riferimento anche per questo nostro intento e dovere», ha poi concluso il cardinale su questo punto.

Fondamentalismo «riempie il vuoto nichilista dell’Occidente». «Il fondamentalismo islamico, nelle forme di sempre e nelle recenti raccapriccianti aberrazioni» è stato il tema successivo della prolusione, parlando di «un elemento inedito di tale barbarie: è la violenza esibita, la crudeltà sfacciata, il parossismo angosciato. Sì angosciato – ha sottolineato – perché tali raffinate manifestazioni di crudeltà, se da una parte vogliono ostentare spregio e sicurezza per spargere terrore, dall’altra esprimono paura e angoscia. È il panico che nasce dalla consapevolezza di essere perdenti di fronte all’incalzare della storia». Il presidente dei vescovi ha poi riflettuto: «Di fronte al fenomeno dell’autoproclamato Stato Islamico e al numero di coloro che lasciano l’Europa per sposare il fanatismo omicida, l’Occidente dovrebbe fare un serio esame di coscienza e chiedersi il perché di questo arruolamento violento e suicida. Perché? Una ragione è che un certo islamismo fondamentalista riempie il vuoto nichilista dell’Occidente». «Il mondo occidentale ha svuotato la coscienza collettiva di valori spirituali e morali soffocandola di cose, ma non di bene, di verità e di bellezza» ha detto poi, notando che «è triste pensare che il bagaglio turpe e brutale del fondamentalismo possa incendiare non pochi animi, possa scuoterli dal torpore e dalla noia di una società sempre più liquida, fino a uccidere e a perdere la propria umanità».

Cristiani perseguitati, «ne muore uno ogni 5 minuti». «Nessuno di noi pensa che l’Occidente sia esente da colpe vecchie e nuove, ma neppure si può negare che la cultura dei diritti fondamentali – sempre integrata a quella dei doveri – sia una conquista dell’umanità. Il cristianesimo non può essere identificato con l’Occidente: il Vangelo è storico e metastorico, si incarna nelle culture, ma non coincide con nessuna cultura. Però è innegabile – anche se l’Europa l’ha negato per ideologia – che il lievito del Vangelo sta alla radice dell’umanesimo plenario». Riferendosi alla strage di Charlie Hebdo e alla grande marcia di protesta di Parigi, il cardinale ha poi notato che, parimenti, non si sono viste manifestazioni per le «migliaia di fratelli e sorelle perseguitati, straziati e uccisi perché cristiani o per motivi etnici». Ha aggiunto che «la libertà religiosa non è garantita nel 60% del pianeta e che, nelle minoranze, sono i cristiani quelli maggiormente perseguitati: «Ne muore uno ogni cinque minuti», ha detto, richiamando il Rapporto 2014 sulla libertà religiosa di «Aiuto alla Chiesa che soffre». Da qui l’appello a difendere il «diritto inalienabile alla libertà religiosa», che sarebbe piaciuto vedere difesa dai potenti della terra convenuti alla manifestazione parigina. In proposito ha anche richiamato le parole del Papa sul dovere di «non insultare la fede degli altri».

No a teoria «gender», «noi vescovi saremo sempre in prima linea». Nel passo della prolusione dal titolo «La colonizzazione ideologica», il card. Bagnasco ha affrontato il tema spinoso del tentativo di imporre la teoria del «gender» nelle scuole italiane. «I libri dell’Istituto A.T. Beck, dal titolo accattivante ‘Educare alla diversità a scuola’ e ispirati alla teoria del gender, sono veramente scomparsi dalle scuole italiane?», si è chiesto. «Educare al rispetto di tutti è doveroso, e la scuola lo ha sempre fatto grazie al buon senso e alla retta coscienza dei docenti, ma qui siamo di fronte a un’altra cosa: si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una visione antropologica distorta e senza aver prima chiesto e ottenuto l’esplicita autorizzazione dei genitori». Il cardinale ha poi sottolineato che «anche se la maggior parte dei genitori fosse d’accordo – chi non lo è ha il diritto di astenere i propri figli da quelle ‘lezioni’ senza incorrere in nessuna forma, né esplicita né subdola, di ritorsione, come sta invece accadendo in qualche Stato vicino a noi». «Noi Vescovi su questo saremo sempre in prima linea a qualunque costo, così come sul fronte della giustizia, dei poveri e dello stato sociale, che portiamo avanti grazie anche all’otto per mille. Così come sul fronte della famiglia e della vita umana, che il Papa ha riaffermato nel grandioso incontro delle famiglie a Manila: ‘Siate santuari della vita, proclamando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale’».

Nuovo capo dello Stato, «dignità riconosciuta, operosità provata». Per il card. Bagnasco l’attenzione alla dimensione sociale rappresenta un punto centrale dell’attuazione della dottrina sociale cattolica. Nella prolusione non solo ha sottolineato in più passaggi il valore e significato di «bene comune» quale parametro di ogni tipo di intervento che abbia un risvolto pubblico e contenga dei valori. Ma la stessa scelta delle persone chiamate a rappresentare i cittadini, ad ogni livello, deve – a suo avviso – rispondere a questo criterio di servizio alla comunità e al Paese. Così quando nella prolusione il cardinale ha fatto riferimento all’imminente elezione del Presidente della Repubblica, ha usato parole impegnative, auspicando che si scelga una «persona che possa rappresentare con dignità riconosciuta e operosità provata il popolo e la Nazione». I termini usati – «dignità riconosciuta» – si legano all’appello a «onestà, sacrificio, competenza», utilizzati in un altro passo della prolusione, richiesti a tutti i lavoratori, anche a quelli «dello Stato e della burocrazia».

«Pensare al lavoro prima di ogni altra cosa». «La crisi economica perdura anche se, in sede europea, vi sono segnali giudicati positivi e promettenti. Condividiamo le speranze di tutti, ma noi vediamo che la lama del disagio continua a tormentare moltissime famiglie che non arrivano da tempo alla fine del mese»: così il cardinale Angelo Bagnasco ha introdotto il tema della crisi economica e dei suoi risvolti molto pesanti, soprattutto per alcune categorie sociali. Ha parlato degli «anziani che attendono le loro magre pensioni mangiando pane e solitudine»; dei «giovani che hanno paura per il loro futuro incerto, e che bussano – non di rado sfiduciati – alle porte del lavoro»; degli «adulti che il lavoro lo hanno perso e che hanno famiglia da mantenere e impegni da onorare. Su tutto – ha proseguito – si staglia l’urgenza che, più di tutte, s’impone: il lavoro e l’occupazione. Con rispetto e forte convinzione, consapevoli del nostro dovere di Pastori, chiediamo ai responsabili della cosa pubblica di pensare a questo prima di ogni altra cosa, che – pur necessaria o opportuna – è sentita dalla gente come lontana dai suoi problemi quotidiani».

«No al discredito autolesionistico» di cui «siamo campioni». Di fronte a una crisi perdurante, che ha costretto la maggioranza a «uno stile di vita più essenziale», il cardinale ha ammonito a non commettere l’errore di «vendere i gioielli di famiglia», quelle aziende vanto della nostra creatività e «frutto dell’intelligenza e della capacità dei nostri padri». Anzi, a questo proposito ha sottolineato come pericoloso il gioco al «discredito», «usato come un grimaldello per tali operazioni». «Più si scredita – sembra si ragioni – più il prezzo diminuisce e l’affare conviene. Di questo meccanismo autolesionista noi siamo campioni, a volte anche con esempi di corruzione che sono indegni per i protagonisti accertati e fanno male all’immagine del Paese». «Se la politica ha determinanti responsabilità per facilitare lo sviluppo e la creazione di lavoro – ha notato Bagnasco a questo punto -, entrare in politica, però, non è l’unica via per perseguire il bene comune. La prima via è per tutti: fare con onestà, sacrificio e competenza il proprio dovere di lavoratore e di cittadino. E ci sono anche altre strade, ad esempio investire i propri onesti capitali: i denari ci sono, e non pochi, ma gli investimenti sono scarsi». Lo stesso appello lo ha rivolto all’apparato statale: «Esiste altresì l’onestà dello Stato e della burocrazia, come di ogni altro legittimo potere, che non deve affermare se stesso, ma unicamente la giustizia». Si deve cioè reagire al male «con un bene più grande».

«Lasciamoci umiliare dal sangue dei martiri cristiani». La chiusura della prolusione è stata dedicata all’Europa, da un lato, e nuovamente ai cristiani martiri dall’altro. Sull’Europa il card. Angelo Bagnasco ha richiamato le parole del Papa a Strasburgo, quando ha affermato che «è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili (…) È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo». Circa i cristiani uccisi in odio alla fede, ha poi affermato che «sono di tutte le condizioni ed età. Anche giovanissimi! Sembra, a volte, che la ragione si sia spenta! Siamo al loro fianco con la nostra preghiera, sia personale che nelle nostre diocesi, ma anche salendo evangelicamente sui tetti per testimoniare la gioia del Vangelo». Con parole accorate ha aggiunto: «Lasciamo che il sangue dei martiri arrivi fino a noi, da qualunque regione del pianeta parta; lasciamo che ci bagni, che irrori i nostri cuori, che riscaldi le nostre anime d’amore per Gesù e la Chiesa. Lasciamoci santamente umiliare da questo sangue che continua a parlare di Cristo».

Il testo integrale della prolusione