Vita Chiesa

Centenario San Filippo Neri, card. Betori: «Firenze raccolga la sua eredità»

Un santo «fiorentino e romano: romano certamente per l’azione apostolica svolta per più di sessant’anni nella città dei papi, ma fiorentino perché nato cristiano nel nostro “bel San Giovanni”. Firenze che con fierezza ne ricorda i natali, con responsabilità ne raccolga la singolare e impegnativa eredità di santità». Così il cardinale Giuseppe Betori ha ricordato San Filippo Neri nella Messa celebrata martedì 21 luglio nella cattedrale di Santa Maria del Fiore per i cinquecento anni dalla nascita di «Pippo Buono».

Betori ha parlato di Filippo Neri come «uomo sapiente, annunciatore di Cristo, educatore di giovani e di adulti». Richiamando le parole di San Paolo ascoltate nella liturgia, «Siate sempre lieti», ha ricordato l’invito più volte ripetuto da quello che i biografi chiamano il «santo della gioia»: «Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri». Una gioia però che non è superficialità o cedimento sentimentalistico: «L’allegrezza cristiana interiore – insegna ancora San Filippo – è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti». La radice di questa letizia spirituale, ha richiamato quindi l’Arcivescovo di Firenze, sta nel radicamento in Cristo unito all’atteggiamento positivo  verso il mondo e la convivenza umana.

Lo sapeva bene un vescovo oratoriano come John Henry Newman che scrive: «So benissimo che vi sono santi, la missione dei quali sta piuttosto nel separare l’uno dall’altro il mondo e la Verità; e ce ne sono altri, che ricevono la missione di unirli insieme. Quest’ultima era la missione di Filippo». Così si comprende, ha aggiunto Betori, «anche il ruolo che nell’esperienza dell’Oratorio veniva riservato alla cultura, all’arte e alla musica in particolare».

Nel dare vita all’Oratorio, ha sottolineato il Cardinale, Filippo e dai suoi compagni cercano «non tanto un’opera educativa o assistenziale, bensì essenzialmente un cenacolo di ricerca spirituale, attorno alla parola di Dio; una ricerca offerta a tutti, riproponendo l’esperienza della prima comunità cristiana, come esperienza di santità e di gioia nel contesto di una società che non viene rigettata ma a cui si guarda come luogo da evangelizzare». E in questa «ricerca di libertà di spirito e di coraggioso slancio di testimonianza evangelica» San Filippo Neri ha come modello la Chiesa delle origini, vivificata dalla carità, libera dalle rigidezze istituzionali: «Non c’è bisogno di sottolineare – ha aggiunto – l’attualità di questi orizzonti per la Chiesa chiamata oggi da Papa Francesco a uscire da sé verso le periferie dell’umanità».