Vita Chiesa

Chiesa e pedofilia: non accada mai più

DI M. MICHELA NICOLAIS

L'”abuso” che ha causato la “crisi” del clero americano “è sbagliato sotto tutti gli aspetti ed è giustamente considerato un crimine dalla società”, ma non può far “dimenticare l’immenso bene spirituale, umano e sociale che la grande maggioranza dei preti e del religiosi negli Stati Uniti hanno fatto e ancora stanno facendo”. Giovanni Paolo II non ha usato esplicitamente la parola “pedofilia”, aprendo il 23 aprile in Vaticano l’incontro interdicasteriale con i cardinali statunitensi, ma si è detto “profondamente rattristato” dai fatti che hanno coinvolto, nei mesi scorsi, preti e religiosi in episodi di abusi sessuali su minori, e a causa dei quali “la Chiesa stessa è guardata con sfiducia, e molti sono offesi dal modo in cui i leader della Chiesa hanno agito”. La “ragione immediata” dell’ “incontro di lavoro” in Vaticano, ha spiegato il card. Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, “è la nostra comune preoccupazione per quello che è emerso con così grande forza negli scorsi tre mesi”. L’iniziativa vaticana, ha sottolineato inoltre Sodano, è nata dal “desiderio espresso da alcuni vescovi americani di informare la Santa Sede sulle difficoltà” recenti, nonché dalla richiesta di diversi dicasteri romani di ascoltare dai loro confratelli Usa “una valutazione generale della situazione”. “Riflettere sui problemi attuali con grande apertura di spirito”: questo il compito affidato dal segretario di Stato vaticano ai partecipanti, invitati anche a “mettere in comune la propria esperienza pastorale”. All’incontro in corso in Vaticano, i cui lavori vengono seguiti anche dal Santo Padre “compatibilmente con gli impegni precedentemente fissati”, precisa la Sala Stampa della Santa Sede, partecipano 24 persone (oltre al Papa), tra cardinali, vescovi statunitensi e capi dicastero delle Congregazioni della curia romana; è previsto un intervento per ciascun partecipante più una libera discussione.

Il clamore di un crimine e un “peccato scioccante”. L’abuso che ha causato questa crisi, oltre ad essere “giustamente considerato un crimine dalla società”, è anche “un peccato scioccante agli occhi di Dio”, ha proseguito il Papa, esprimendo il suo “profondo senso di solidarietà e comprensione” alle vittime e alle loro famiglie. A proposito della condotta del clero statunitense in tali difficili circostanze, Giovanni Paolo II ha precisato: “La generalizzata mancanza di conoscenza della natura del problema e, a volte, il consiglio di esperti clinici hanno portato i vescovi a prendere decisioni che eventi successivi hanno rivelato essere sbagliate”. Ma ora, ha detto il Papa rivolgendosi direttamente ai presenti, “state lavorando per stabiliti criteri più efficaci ad assicurare che tali errori non vengano ripetuti”. “Criteri necessari”, li ha definiti il Pontefice, ma “non possiamo dimenticare il potere della conversione cristiana, quella radicale decisione di allontanarsi dal peccato e di tornare a Dio, che raggiunge le profondità dell’anima di una persona e può provocare straordinari cambiamenti”.

…Ma il “bene immenso” è silenzioso. “Non dobbiamo dimenticare l’immenso bene spirituale, umano e sociale che la maggioranza dei preti e dei religiosi hanno fatto e continuano a fare”, ha precisato inoltre il Papa, ricordando che la Chiesa cattolica statunitense “ha sempre promosso i valori umani con grande vigore e generosità. Una grande opera d’arte può essere danneggiata, ma la sua bellezza rimane”. Un grazie “personale” del Pontefice e “dell’intera Chiesa cattolica” è andato, dunque, “alle comunità degli Stati Uniti, ai loro pastori e membri, agli uomini e alle donne religiosi, agli insegnanti delle università e delle scuole, ai missionari americani in ogni parte del mondo”. “L’abuso sui minori – ha detto il Papa tornando a trattare delle questioni legate alla pedofilia – è un grave sintomo di crisi che affligge non soltanto la Chiesa ma la società intera”: si tratta di “una profonda crisi della moralità sessuale, perfino delle relazioni umane, e le prime vittime sono le famiglie e i giovani”. La Chiesa, ha precisato con forza il Santo Padre, si occupa del “bene spirituale delle anime”, e nel sacerdozio e nella vita religiosa “non c’è spazio per coloro che vogliono fare del male ai giovani. I vescovi e i preti sono totalmente consapevoli della pienezza della verità cattolica in materia di morale sessuale, una verità essenziale per il rinnovamento del sacerdozio e dell’episcopato così come del matrimonio e della vita familiare”.

Reagire “purificandosi”. Invitando i vescovi americani “a reagire alla crisi presente basandosi sulle solide fondamenta della fede e su una genuina carità pastorale per le vittime”, il Papa ha concluso il suo discorso auspicando una “purificazione dell’intera comunità cattolica”: “così tanto dolore, così tanta tristezza – ha detto – devono portare ad un sacerdozio più santo, ad un episcopato più santo, ad una Chiesa più santa”. “La preoccupazione del Papa per questo problema – ha dichiarato ai giornalisti il card. Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di Washington – è un segno per i fedeli delle nostre diocesi”. Anzitutto – ha osservato il cardinale di Washington – “dobbiamo cominciare con il tenere sotto controllo questa terribile situazione e garantire ai nostri fedeli che non accada più”. Molte diocesi negli Usa, ha spiegato, “stanno mettendo in atto una politica molto valida” e molti specialisti, “in particolare canonisti”, stanno cercando rimedi adeguati. Il primo impegno, ha sottolineato il cardinale, è quello di “rimuovere immediatamente la persona dal suo ministero” quando risulta coinvolta in questo genere di abusi e di prestare soccorso “alle vittime e alle loro famiglie” con la solidarietà di tutta la comunità cristiana. C’è poi la questione aperta sulle dimissioni dell’arcivescovo di Boston, card. Bernard Francis Law, auspicate da un parte dell’episcopato statunitense, secondo quanto riferito dalla stampa americana.Quanto accade in Vaticano non lascia indifferente il card. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, intervenuto al convegno nazionale dei settimanali cattolici (Fisc), conclusosi il 20 aprile a Cesenatico. Anche ai settimanali cattolici il cardinale ha chiesto di affrontare queste delicate questioni senza paura e con grande senso di responsabilità. “La Chiesa – ha detto – deve avere il coraggio di riconoscere le debolezze che sono al proprio interno e tutti insieme, dobbiamo aiutarci per correggere gli errori”.Secondo il cardinale, “ciò che sta succedendo nella Chiesa americana avrà forte risonanza anche in quella italiana perché la pedofilia e l’omosessualità sono mali presenti ovunque e vanno affrontati tempestivamente e con fermezza”. È necessaria, “una responsabilità da parte di tutti, ad incominciare dalle famiglie, che devono garantire ai ragazzi un’infanzia serena. Spesso drammi o episodi negativi vissuti nelle famiglie segnano i ragazzi per tutta la vita”. In secondo luogo, ad avviso del cardinale, “si deve richiamare la responsabilità formativa e la capacità di discernimento degli educatori dei seminari perché il desiderio di un giovane di diventare prete non è ancora vocazione: il sacerdozio non è un mestiere qualsiasi ed è indispensabile che chi lo sceglie interroghi fino in fondo la propria coscienza”. In ogni caso “i rettori dei seminari e i padri spirituali sono chiamati a rivedere e ripensare la formazione dei futuri sacerdoti con maggiore e costante attenzione agli aspetti legati all’affettività, alla sessualità, allo stesso celibato”. Quindi, ha concluso il card. Tonini, occorre “dare alla formazione al sacerdozio tutto il tempo necessario senza andare in maniera frettolosa all’ordinazione. E’ meglio avere dieci sacerdoti in meno che averne uno sbagliato”.

Il comunicato finale e il messaggio ai sacerdoti