Vita Chiesa

Concistoro, una Chiesa che abbraccia tutto il mondo

Prospettiva universalistica. “La Chiesa è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità”, ha spiegato il Papa. Questa “prospettiva universalistica” affiora, tra l’altro, “dalla presentazione che Gesù fece di se stesso” quale “Figlio dell’uomo”. Il titolo di “Figlio dell’uomo” è “un’immagine che preannuncia un regno del tutto nuovo, un regno sorretto non da poteri umani, ma dal vero potere che proviene da Dio. Gesù si serve di questa espressione ricca e complessa e la riferisce a se stesso per manifestare il vero carattere del suo messianismo, come missione destinata a tutto l’uomo e ad ogni uomo, superando ogni particolarismo etnico, nazionale e religioso”. Ed è “proprio nella sequela di Gesù, nel lasciarsi attrarre dentro la sua umanità e dunque nella comunione con Dio che si entra in questo nuovo regno, che la Chiesa annuncia e anticipa, e che vince frammentazione e dispersione”.

Come un lievito. Gesù poi “invia la sua Chiesa non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo”. L’universalità della Chiesa attinge quindi “all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio”. Così, la Chiesa, fin dai suoi inizi, “è orientata kat’holon, abbraccia tutto l’universo”. La missione universale della Chiesa, pertanto, “non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità”.

Unità e comunione. Gesù invia gli apostoli “a tutte le creature, perché giunga dovunque l’azione salvifica di Dio”. All’ascensione, Gesù dona ai discepoli “una promessa e un compito: promette che saranno ricolmi della potenza dello Spirito Santo e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere, per aprirsi al Regno universale di Dio. E agli inizi del cammino della Chiesa, gli apostoli e i discepoli partono senza alcuna sicurezza umana, ma con l’unica forza dello Spirito Santo, del Vangelo e della fede. È il fermento che si sparge nel mondo, entra nelle diverse vicende e nei molteplici contesti culturali e sociali, ma rimane un’unica Chiesa”. Intorno agli apostoli “fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono ‘la’ Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale. E quando gli apostoli parlano di Chiesa, non parlano di una propria comunità, parlano della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità”.

Preziosi cooperatori. “Nel solco e nella prospettiva dell’unità e universalità della Chiesa – ha chiarito il Pontefice – si colloca anche il Collegio cardinalizio: esso presenta una varietà di volti, in quanto esprime il volto della Chiesa universale. Attraverso questo Concistoro, in modo particolare, desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi Continenti”. I nuovi cardinali, che rappresentano varie diocesi del mondo, “sono da oggi aggregati, a titolo tutto speciale, alla Chiesa di Roma e rafforzano così i legami spirituali che uniscono la Chiesa intera, vivificata da Cristo e stretta attorno al Successore di Pietro”. Nello stesso tempo, “il rito odierno esprime il supremo valore della fedeltà”. “D’ora in poi – ha affermato il Santo Padre rivolto ai nuovi cardinali – voi sarete ancora più strettamente e intimamente uniti alla Sede di Pietro: i titoli o le diaconie delle chiese dell’Urbe vi ricorderanno il legame che vi stringe, come membri a titolo specialissimo, a questa Chiesa di Roma, che presiede alla carità universale. Specialmente mediante la vostra collaborazione con i Dicasteri della Curia romana, sarete miei preziosi cooperatori, anzitutto nel ministero apostolico per l’intera cattolicità, quale Pastore dell’intero gregge di Cristo e primo garante della dottrina, della disciplina e della morale”.

I nuovi cardinaliMons. James Michael Harvey è nato a Milwaukee il 20 ottobre 1949 ed è stato ordinato sacerdote nel 1975. In Segreteria di Stato dal 1982, è stato nominato prefetto della Casa Pontificia nel 1998, anno in cui ha ricevuto la consacrazione episcopale da Giovanni Paolo II; è stato nominato venerdì 23 novembre arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le Mura.Sua Beatitudine Béchara Boutros Rai è stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1967; consacrato vescovo nel 1986, nel 2011 è stato eletto 77° patriarca d’Antiochia dei Maroniti (Libano).Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal è nato il 15 giugno 1959 a Mukkoor, nello Stato del Kerala. Ordinato sacerdote l’11 giugno 1986, è arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India).Mons. John Olorunfemi Onaiyekan è nato in Kabba, diocesi di Lokoja, il 20 gennaio 1944. Ordinato sacerdote il 3 agosto 1969, ha ricevuto la consacrazione episcopale nel 1983 da Giovanni Paolo II. È arcivescovo metropolita di Abuja (Nigeria) dal 1994.Mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo metropolita di Bogotá (Colombia) dal 2010, è nato a Bogotá il 22 settembre 1942. È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1967 e consacrato vescovo nel 1992. È presidente della Conferenza episcopale colombiana.Mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolita di Manila (Filippine), è nato a Manila il 21 giugno 1957. Ordinato sacerdote nel 1982, nel 2001 è stato nominato vescovo di Imus da Giovanni Paolo II. Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo metropolita di Manila nel 2011.