Vita Chiesa

Convegno Idsc, mons. Crociata: testimonianza credibile nel rapporto con denaro e beni

In un momento di «crisi economica e sociale», ha detto il vescovo, «occorre dare l’esempio di una visione e di una prassi autenticamente ecclesiale, nella quale procedure rigorose e trasparenti si realizzino grazie alla collaborazione di tutti i fedeli e alla vigilanza dei vescovi». «La finalità del sostentamento del clero – ha ricordato mons. Crociata citando le indicazioni ‘attualissime e quanto mai preziose’ del Concilio in materia – trascende i singoli soggetti beneficiari e le singole strutture proposte, perché è finalità della Chiesa, e richiede un’attenzione tutta speciale della comunità ecclesiale dei pastori». Si tratta, infatti, di «un segnale concreto, tutt’altro che trascurabile, della partecipazione attiva dei fedeli alla vita cristiana», che avviene anche tramite la firma dell’otto per mille, che però «non può soppiantare la forma diretta della contribuzione libera» dei singoli fedeli».

Una pratica, questa, che «già avviene nello spazio dei territori», ma su cui è «necessaria e urgente» un supplemento di riflessione, in modo da «far crescere questa consapevolezza». Secondo mons. Crociata, occorre «uno sforzo educativo rivolto all’intera comunità», preti e laici insieme, «per superare la duplice e opposta tentazione del distacco e disinteresse di tipo spiritualistico e dell’interesse fin troppo pragmatico». Quanto al rapporto dei sacerdoti con i beni, mons. Crociata ha rimandato alle indicazioni del Concilio a non fare del proprio ufficio pastorale una «occasione di guadagno» o di «arricchimento»: indicazioni preziose «per i preti che, come tutti, sono insediati da una mentalità edonistica e individualistica, e sollecitati dalle richieste insistenti di tante persone in stato di bisogno che a loro si rivolgono con fiduciosa attesa». «Competenza e professionalità», ma anche «spiritualità, senso pastorale, rettitudine morale, esemplarità e correttezza»: queste le caratteristiche richieste a chi presta un servizio specifico nelle istituzioni ecclesiali deputate al sostentamento del clero».

 «Lo svolgimento ordinato di ogni attività della Chiesa, dopo la catechesi e la preghiera – ha detto mons. Crociata – fa parte della sua azione pastorale in quanto espressione e cooperazione alla comunione e alla comunità fraterna con cui la comunità si edifica giorno dopo giorno». «L’annuncio stesso è in gioco – ha precisato mons. Crociata – nel modo di vivere e di agire, come pure dell’uso materiale dei beni, e viene compromesso» se non si rispettano le «esigenze elementari di trasparenza, correttezza e esemplarità». Nella «cura» della condizione economica dei preti, ha ammonito mons. Crociata, non bisogna mai perdere di vita il fine ultimo del ministero ordinato, il ‘bonum animarum’, che è la salvezza». È il bene delle anime, infatti, che «conferisce misura e tenore al lavoro per accumulare, gestire e distribuire i beni necessari per il sostentamento del sacerdote», tenendo insieme quello che può sembrare un «paradosso» e che invece è un «corpo unico»: «la forma materiale del sostentamento al ministero sacerdotale e il fine spirituale del suo esercizio».