Vita Chiesa

Cristiani perseguitati: Mantovano (Acs), «I colossei oggi più numerosi e feroci di 2000 anni fa»

«Stamattina il Santo Padre Francesco ha abbracciato marito e figlia di Asia Bibi, Rebecca e con loro tutti quanti sono perseguitati a causa della fede», ha ricordato. «Peccato che di loro se ne parli poco – ha aggiunto -. Peccato che non ci si preoccupi della violenza che tanti subiscono a causa della loro professione di fede». Condizioni che hanno portato Acs a illuminare di rosso il Colosseo. Così «vogliamo che da questo luogo, che è stato luogo di persecuzione, ci sia l’impegno perché nessuno si lavi le mani di sangue. Ci colleghiamo con le terre più martoriate per dire che i cristiani ci sono e desiderano restare». Infine, un invito alle donazioni per sostenere i progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre. «Ciascuno può fare qualcosa perché chi c’è in quelle terre non sia costretto a fuggire. Vogliamo illuminare realtà rimaste nell’oscurità e ciascuno di noi può fare qualcosa – ha concluso -. Vogliamo dare una casa ai cristiani di Ninive che voglio tornare a Mosul, vogliamo dare istruzione ai bambini orfani di Boko Haram».

«Il Colosseo illuminato di rosso ci evoca il sacrifico di amore in un mondo come il nostro sempre più a corto di testimoni coerenti e credibili di Cristo e del Vangelo. Siamo qui per dire grazie a tanti uomini, donne e bambini per la loro testimonianza coraggiosa. Il loro martirio ci dice che ha senso restare fedeli a Cristo e al suo Vangelo». Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, intervenuto all’iniziativa del #ColosseoRosso. «Il sangue dei nuovi martiri è condanna alla nostra superficialità e alla superficialità con cui viviamo la nostra fede, ridotta troppo spesso ad apparenza e a parole, semmai pie, ma irrilevanti – ha aggiunto -. Cerimonie e parole su cui facciamo fatica a scommettere noi stessi».

Secondo mons. Galantino, il Colosseo «crea e riannoda un legame virtuoso tra cristiani della prima ora e quelli uccisi ancora oggi in varie parti del mondo per aver accolto Gesù e il suo Vangelo». Dopo aver ricordato le parole di una donna cristiana che ha incontrato vicino Erbil, in un campo profughi iracheno, il segretario generale della Cei ha affermato che «bisogna fare tutto il possibile per fermare la violenza cieca di chi assale chiese, bisogna fermare le leggi contro la blasfemia che hanno lo scopo di schiacciare la libertà di chi la pensa diversamente». Così il presule ha giudicato «insopportabile il silenzio di tante istituzioni davanti alle violenze sui cristiani» e ha condannato la «commozione a intermittenza di agenzie umanitarie». Infine, l’invito a «tenere viva la memoria dei martiri di questi giorni».