Vita Chiesa

DOCUMENTI: IX Congregazione

Nel pomeriggio di venerdì 7 ottobre, nell’Aula del Sinodo, si è tenuta la Nona Congregazione Generale della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, alla quale hanno assistito 239 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Juan Sandoval Íñiguez. Il Santo Padre ha assistito alla sessione degli interventi liberi.

Di seguito riportiamo gli estratti di alcuni interventi:

VESCOVO GERVAIS BANSHIMIYUBUSA, DI NGOSI (BURUNDI). “Il Burundi, paese cristiano con più del 60% di cattolici, ha conosciuto un periodo di gravi difficoltà, vivendo conflitti tragici tra le diverse comunità etniche del paese. Questi conflitti sono degenerati in guerra civile, al punto che le persone delle diverse etnie non osavano nemmeno più incrociarsi per strada. Le Celebrazioni Eucaristiche sono diventate luoghi privilegiati dove i fedeli di diverse etnie hanno potuto incontrarsi e pregare per la riconciliazione. Attraverso la ‘duplice Mensa’ della Parola di Dio e del Pane eucaristico, la Celebrazione Eucaristica è stata, per così dire un’occasione privilegiata per:

– un annuncio profetico che ha alimentato regolarmente la speranza del popolo in vista di una possibile riconciliazione;

– una Parola che ha interpellato tutti, senza pregiudizi, in vista della conversione dei cuori e delle menti. Al di là di tutto, la Celebrazione Eucaristica è stata fonte di grazia che ha donato ai cristiani un coraggio soprannaturale per agire controcorrente, rifiutando, spesso a prezzo del proprio sangue, qualsiasi solidarietà negativa basata sull’unica fratellanza naturale dell’etnia o dell’interesse egoistico”.

CARDINALE FRANCISCO JAVIER ERRÁZURIZ OSSA, DEI PADRI DI SCHÖNSTATT, ARCIVESCOVO DI SANTIAGO DEL CILE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO (CILE). “L”Instrumentum Laboris’, al n. 25, ci invita a considerare la partecipazione interiore. Nel Documento leggiamo ‘la partecipazione dei fedeli alla liturgia, soprattutto alla Celebrazione Eucaristica consiste essenzialmente nell’entrare in questo culto, nel quale Dio discende verso l’uomo e l’uomo va verso Dio’. (…) Occorre, dunque, come dice l”Instrumentum Laboris’, entrare nell’azione liturgica. Per questo, il cammino migliore è condividere i sentimenti e la disposizione di Maria Santissima, ‘Donna Eucaristica’, che ha preceduto e precede la Chiesa Sposa, lungo i cammini della fede, del Calvario, dell’Alleanza e della nuova vita con l’ardore e con l’invio della Pentecoste. I fedeli laici partecipano con pienezza quando tutta la loro vita è profondamente unita all’Eucaristia; quando la vita è completa accoglienza di Dio, ascolto della Parola, docilità allo Spirito; quando è adorazione e azione di grazie, come anche rinnovamento della Nuova Alleanza; quando è interamente offerta e comunione, sacrificio, impetrazione ed espiazione, dono gratuito di Dio per i fratelli”.

VESCOVO JOSÉ DE LA TRINIDAD VALERA ANGULO, DI LA GUAIRA (REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA). “Celebrare con gioia e celebrare la gioia della Pasqua del Signore. Il mondo ha bisogno di conoscere e vivere la gioia nello Spirito Santo, ha fame di Dio ed è Cristo colui che rivela l’uomo all’uomo. La Rivelazione, più che puro ragionamento, è Vita, è l’esultanza della comunicazione della Trinità del Dio unico. (…) Il nostro servizio di pastori del gregge consiste nel trovare le strade che permettono al nostro popolo di vivere la gioia del Risorto. Gli orientamenti liturgici devono fuggire qualsivoglia legalismo e cercare di essere in sintonia con l’esultanza nello Spirito Santo, perché il mondo creda e abbia vita”.

CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI (CITTÀ DEL VATICANO). “L’Eucaristia costituisce la trama dell’intera formazione dei seminaristi, ossia umana, spirituale, intellettuale e pastorale. Questa centralità dell’Eucaristia deve essere fortemente accentuata nella vita del Seminario, a diversi livelli: la solida illustrazione teologica del Mistero Eucaristico e il suo rapporto con il Sacramento della Penitenza, la dovuta spiegazione del significato delle norme liturgiche, l’esempio da parte degli educatori, l’adeguata preparazione delle stesse celebrazioni eucaristiche in modo da poter essere intimamente vissute da tutta la comunità, come pure la presenza e la disponibilità di buoni confessori, le Adorazioni Eucaristiche ben preparate, l’invito persistente all’adorazione privata del Santissimo Sacramento, ecc. Tutto ciò, tenuto nella dovuta considerazione e con costanza, dovrebbe aiutare il seminarista a comprendere, amare e vivere l’Eucaristia fino in fondo. (…) Questa formazione dei seminaristi è di massima importanza e dovrebbe essere sottolineata, perché principalmente dai sacerdoti dipenderà come l’Eucaristia sarà celebrata, percepita e vissuta dai fedeli”.

ARCIVESCOVO DOMINIC JALA, S.D.B., DI SHILLONG (INDIA). “Nei contesti multireligiosi, la comunità riunita per l’Eucaristia spesso non è composta solo da cattolici. La presenza dei seguaci di altre fedi pone seri interrogativi alla nostra ecclesiologia eucaristica, specialmente in India. Che posto occupano queste persone rispetto alla nostra comunità di fede? Fino a che punto può estendersi una comunità Eucaristica? Se il Sacrificio della Comunione viene celebrato per la salvezza di tutti, qual’è il rapporto tra la comunità Eucaristica cristiana e gli altri? La fede e la disciplina della Chiesa ammettono alla comunione solo quanti condividono la fede e professano la stessa fede Eucaristica. (…) Rimane la sfida di trovare dei modi per mostrare qualche segno di ospitalità Eucaristica ai membri delle altre fedi. (…) La devozione Eucaristica fuori dalla Messa, che scaturisce da essa e ad essa riconduce, ha avuto e continua ad avere una grande influenza nell’attirare le persone verso la Chiesa e nell’aiutare le comunità ad essere più missionarie. Una particolare importanza, per esempio, rivestono le processioni Eucaristiche annuali, specialmente nell’India nord-orientale. Tuttavia, le comunità che ancora attendono un sacerdote, come accade nella maggior parte dei villaggi più remoti delle nostre missioni, rappresentano una grande preoccupazione per noi. La Liturgia domenicale deve alimentare in questi fedeli un amore e un anelito autentico per l’Eucaristia”.

VESCOVO LEO LABA LADJAR, O.F.M., DI JAYAPURA (INDONESIA). “Il sacerdote non può essere separato dalla comunità. Ho l’impressione che l”Instrumentum Laboris’ sia troppo ‘incentrato sul sacerdote’. Vi sono alcune pratiche e alcune regole che andrebbero discusse, tra cui le seguenti: l’autorità del sacerdote di celebrare l’Eucaristia in assenza di un’assemblea di fedeli (la cosiddetta Messa privata); la limitazione dello scopo dell’ordinazione alla sola Eucaristia; (…) l’accresciuta differenza tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune, al punto di limitare il ruolo degli accoliti alle situazioni d’emergenza. (…) Viene sottovalutata l’importanza della riconciliazione nella comunità e nell’assemblea liturgica. (…) La mia impressione secondo la quale la visione dell”Instrumentum Laboris’ è ‘centrata sul sacerdote’ è rafforzata anche da come viene sottostimata la liturgia della Parola presieduta da un ministro laico. L”Instrumentum Laboris’, al n. 55, la definisce ‘liturgia in attesa del sacerdote’, e non un ascolto della voce del Signore e una risposta data nella preghiera. Suggerimenti: dobbiamo incoraggiare i teologi a studiare e a formulare una nuova teologia del sacerdote collegata al triplice ‘munus’ degli ecclesiastici nella comunità ecclesiale, che tenga conto anche della pratica nei tempi apostolici e nelle Chiese Orientali”.