Vita Chiesa

DOCUMENTI: XIV Congregazione

Nel pomeriggio di martedì 11 ottobre, ha avuto luogo la Quattordicesima Congregazione Generale alla quale sono intervenuti i Delegati fraterni partecipanti al Sinodo dei Vescovi, che hanno preso la parola dopo i Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez.

All’inizio della sessione, l’Arcivescovo Nikola Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha ricordato che oggi ricorre il 43º anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e si celebra la memoria liturgica del Beato Giovanni XXIII. Di seguito pubblichiamo estratti degli interventi dei Delegati fraterni e dei Padri Sinodali:

SUA ECCELLENZA JOHANNIS (ZIZIOULAS), METROPOLITA DI PERGAMO, PRESIDENTE EMERITO DELL’ACCADEMIA DI ATENE (GRECIA). “È per me un grande onore avere l’opportunità di parlare a questo venerabile Sinodo dei Vescovi e portare i saluti fraterni ed i buoni auspici del Patriarca Ecumenico Bartolomeo della Chiesa di Costantinopoli. L’invito rivolto alla nostra Chiesa di mandare un Delegato fraterno a questo Sinodo è un gesto di grande importanza ecumenica. Rispondiamo con gratitudine e amore. Noi ortodossi ci sentiamo profondamente gratificati dal fatto che anche il vostro Sinodo considera l’Eucaristia come fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. È molto importante che i cattolici romani e gli ortodossi possano affermarlo all’unisono. Forse vi sono ancora alcune cose che dividono le nostre Chiese, ma entrambi crediamo che l’Eucaristia è il cuore della Chiesa. È su questa base che possiamo proseguire il dialogo teologico ufficiale tra le nostre due Chiese che apre una nuova fase. L’Ecclesiologia Eucaristica può guidarci negli sforzi di superare mille anni di divisioni. Infatti, è un peccato avere le stesse convinzioni riguardo all’importanza dell’Eucaristia senza condividerla sulla stessa Mensa”.

REVERENDO IEROMONACO FILIPPO VASYLTSEV, PATRIARCATO DI MOSCA (RUSSIA). “(…) L’Eucaristia è il punto focale ed importantissimo nella vita della Chiesa e per ogni cristiano. Per questo l’indebolimento della coscienza eucaristica porta all’abbattimento della coscienza ecclesiastica, allo spostamento degli accenti e agli errori nella comprensione dei valori cristiani. (…) Saremmo felici se la nostra esperienza di vita eucaristica, sia quella storica che quella attuale, fosse utile e potesse aiutare la Chiesa Cattolica Romana. (…) Non bisogna dimenticare che nella Chiesa Ortodossa Russa la preparazione alla comunione include, oltre alla preparazione interiore, anche la Regola (il digiuno severo di tre giorni, la visita della Chiesa in questi tre giorni, preghiere per la comunione, un digiuno eucaristico speciale dopo la mezzanotte) e la confessione obbligatoria. D’altronde la Chiesa vede queste regole severe non come un obbligo ma come norma da applicare a se stessi, che si è formata storicamente seguendo la tradizione”.

SUA ECCELLENZA MOR SEVERIUS MALKE MOURAD, PATRIARCATO SIRO-ORTODOSSO (SIRIA). “Nella nostra Chiesa Siro-ortodossa celebriamo la Divina Liturgia in siro-aramaico, la lingua di Nostro Signore Gesù, e durante la Divina Liturgia si recitano esattamente le stesse parole dette da Gesù nella Stanza Superiore. Il sacerdote che celebra questo sacramento deve celebrarlo da solo. Sono fiero di vivere nel Monastero di San Marco nella Città Vecchia, a Gerusalemme, dove Gesù tenne la sua Ultima Cena. (…) La presenza di Cristo nella Santa Eucaristia non è costituita solo dalla sua presenza corporea, ma da tutta la sua pienezza di umanità e divinità. In questo modo Gesù è presente in ogni parte dei due elementi. (…) San Paolo Apostolo esorta il credente a prepararsi spiritualmente prima di ricevere la Santa Comunione con fede, rispetto e con una coscienza purificata; egli dovrebbe purificare il proprio corpo e osservare il digiuno dalla mezzanotte che precede il rito della Comunione. Da noi si usava dare il sacramento della Santa Comunione ai bambini subito dopo aver dato loro il sacramento del Santo Battesimo, il Crisma”.

VESCOVO NAREG (MANOUG) ALEMEZIAN, OFFICIALE ECUMENICO DELLA GREAT HOUSE DI CILICIA (ARMENIA). “La parola armena utilizzata per indicare la Santa Eucaristia è ‘Surp Patarag’, che significa Santo Sacrificio. Nella vita liturgica della Chiesa siamo al servizio di Dio (liturgia) e offriamo il sacrificio di rendimento di grazie (Eucaristia) per i doni da Lui ricevuti. La Santa Eucaristia è incentrata sul dono sacrificale del nostro Salvatore e genera una comunione d’amore con Dio e con i nostri fratelli attraverso la potenza dello Spirito Santo. (…) Nel valutare il ruolo costruttivo dei dialoghi ecumenici bilaterali e multilaterali e nel discutere il tema ‘la Chiesa come comunione’, incoraggio tutti noi a impegnarci nello studio dell’ecclesiologia eucaristica, che colloca l’unità della Chiesa nella celebrazione locale della Santa Eucaristia presieduta dal vescovo in comunione con i suoi fratelli vescovi. A questo riguardo, il ruolo distintivo del vescovo è indicato come quello di colui che si prende cura del gregge affidatogli dal Buon Pastore (Gv 10, 11), accudendolo con cura rivelata nella maniera più piena dalla condivisione eucaristica dell’unico pane (1Cor 10, 17) per una comunione spirituale ed universale nel corpo mistico di Cristo (1Cor 12, 27)”.

SUA GRAZIA JOHN HIND, VESCOVO DI CHICHESTER (GRAN BRETAGNA: INGHILTERRA E GALLES). “Porto i saluti dell’Arcivescovo di Canterbury e la richiesta di preghiere per gli Anglicani che si trovano in un momento di difficoltà. (…) Quando è opportuno condividere la Santa Comunione? Come va interpretata l’assunzione pubblica della comunione da parte del protestante Frère Roger Schutz? L’Eucaristia non è in prima istanza una questione, un rito o un cerimoniale ma un beneficio della nuova vita in Cristo. Se dobbiamo essere veri cristiani, ci devono essere dei criteri di riconoscimento reciproco. Non meno importante è la misura in cui ci tolleriamo gli uni con gli altri. (…) Nell’Eucaristia non si celebra la nostra amicizia ma piuttosto la nostra riconciliazione con Dio che crea la nostra amicizia. (…) Se l’Eucaristia stessa è ‘Mysterium fidei’, allora ne deve conseguire che anche la nostra amicizia o comunione nella Chiesa è un ‘misterion’, vale a dire che stiamo parlando di qualcosa che non possiamo comprendere solamente con la ragione. (…) L’essere uniti a Cristo nella sua offerta di sé ci fa orientare non solo verso Dio ma anche verso ogni singolo dei nostri fratelli e sorelle, per i quali, nella loro meravigliosa diversità, il Figlio di Dio ha dato la sua vita”.

CARDINALE GERALDO MAJELLA AGNELO, ARCIVESCOVO DI SÃO SALVADOR DA BAHIA, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (BRASILE) “Sappiamo come, fin dai primi secoli del cristianesimo, è stata dedicata speciale attenzione ai fedeli che non potevano partecipare alla celebrazione del sacrificio eucaristico, ragion per cui è stata istituita la conservazione dell’Eucaristia per andare incontro alle diverse motivazioni di tale impedimento. (…) Desidero mettere in rilievo la situazione degli infermi, dei prigionieri e delle persone anziane con difficoltà di deambulare autonomamente. Colloco qui l’opportunità e anche la necessità di preparare i fedeli laici che possano promuovere la visita del presbitero per la riconciliazione sacramentale e poi continuare la cura pastorale portando la comunione eucaristica. Molte persone oggi si sentono sole per la mancanza di familiari prossimi, o perché lasciate in case di cura e d’infermità permanente, o per i limiti di auto deambulazione che li costringe a stare a letto senza la possibilità di ricevere visite di parenti, amici, o anche rifiutati perché non producono. In un mondo con tanti mezzi di comunicazione disponibili, tante volte, le persone, anche se non ammalate, facilmente vivono isolate e nel silenzio. Nel momento della sofferenza, però, le persone si fanno suscettibili e bisognose dell’incontro della manifestazione della bontà e della misericordia di Dio. Così Dio necessita delle nostre braccia e della nostra testimonianza per realizzare l’esperienza del suo amore”.