Vita Chiesa

DOCUMENTO V CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE DEI MIGRANTI: «NESSUNO È STRANIERO»

E’ stato diffuso oggi dal Vaticano il documento finale del V Congresso mondiale della Pastorale dei migranti e dei rifugiati, che ha riunito a Roma, nel novembre scorso, 319 delegati e osservatori del mondo religioso e laico di 84 Paesi. Il congresso ha formulato una serie di raccomandazioni concernenti la missione della Chiesa in questa nuova particolare evangelizzazione. Sottolineando l’importanza della celebrazione settimanale dell’Eucarestia quale “vetta e sorgente della vita cristiana”, si incoraggia a valorizzare queste occasioni come momento per vivere la comunione ecclesiale “arricchita dal patrimonio culturale e spirituale dei migranti”.

La Chiesa ribadisce che “nessuno – sia esso migrante, rifugiato o membro della popolazione autoctona – debba essere guardato come ‘straniero’, ma piuttosto quale ‘dono’ nelle parrocchie e in altre comunità ecclesiali. Questa è autentica espressione della ‘cattolicità’”. Il documento ricorda, inoltre, che “le comunità migranti sono anche un’area privilegiata per le vocazioni di totale consacrazione a Dio e ai fratelli” e che “i migranti e i rifugiati sono una ‘risorsa’ e possono contribuire alla vita della Chiesa e della società. Essi dunque vanno rispettati e apprezzati dalla popolazione autoctona”.

Tra le raccomandazioni non si dimentica anche di aggiungere che la popolazione locale “ ha diritto di preservare la sua identità culturale, che i migranti e i rifugiati devono, a loro volta, rispettare e comprendere”. Alle Chiese dei Paesi di origine si chiede di aiutare le famiglie di quelli che hanno lasciato la propria nazione, e si sollecita tra le Chiese locali ancor più cooperazione e condivisione della pastorale dei migranti e dei rifugiati. Inoltre nel documento si suggerisce di riconoscere le espressioni di religiosità popolare che molto spesso queste comunità mantengono dalla loro tradizione di provenienza, seppure vanno accolte “nei limiti della prudenza pastorale e del rispetto dell’intera comunità cristiana”. Resta la preoccupazione della Chiesa per le sette che approfittando della situazione di debolezza e di disorientamento dei migranti potrebbero catturare la loro attenzione, “Agenti pastorali e comunità cristiane devono, quindi, fornire (ai migranti e ai rifugiati) sostegno e quell’atmosfera di comunità atta a evitare l’emarginazione, cosa che offre adito all’azione delle sette”. Tra le ‘linee guida’ c’è anche la raccomandazione di occuparsi con specifica attenzione ai figli dei migranti, le cosiddette seconde e terze generazioni, che sono in difficoltà perché “avviluppati in questioni di identità ed appartenenza”.

Tra i molti e dettagliati aspetti discussi nel Congresso non è mancata la questione della comunicazione e dei mass media rispetto alla quale si afferma che “la Chiesa prenderà specifiche iniziative per chiedere ‘servizi’ equilibrati e giusti, e utilizzerà i propri ‘media’ per presentare in modo completo la situazione dei migranti e dei rifugiati, spesso vittime di sfruttamento, ma anche ‘risorsa’ per una società migliore”.

Nel documento si dà poi ampio spazio all’impegno di tutela e di difesa (Advocacy): “La Chiesa – si legge in uno dei numerosi punti dedicati all’argomento – considera l’opera di protezione dei migranti e dei rifugiati come parte integrante della sua missione”; affermazione che comprende “aiutare i migranti privi di documenti, e che fanno già parte della società in cui vivono e lavorano, ad ottenervi uno status legale”, ma anche intervenire per “difendere il diritto dei migranti a vivere con la propria famiglia. (la Chiesa) richiederà che tale diritto venga riconosciuto e che non siano introdotti nuovi ostacoli alla riunificazione familiare”. (Misna)

Il testo del Documento finale del V Congresso deella pastorale per i migranti