Vita Chiesa

Diaconi: la mediazione tra Chiesa e mondo

di Walter Lazzarini*Incaricato regionale per il diaconato permanenteIl fenomeno del diaconato è in sorprendente crescita ed espansione sia nella nostra Chiesa toscana sia nel resto dell’universo ecclesiale su scala nazionale ed internazionale. Questa empirica constatazione, però, non fa sì che questo fatto riscuota immediatamente un consenso ecclesiale unanime, anzi fa emergere un’ancora diffusa diffidenza ed incomprensione.

Sul fondamento biblico-teologico del diaconato ci sono molti qualificati studi, che vengono proposti alla riflessione di chi vuol conoscere questo particolare ministero, ma essi da soli non sempre riescono a rimuoverne le forti resistenze secolari di incertezza e di poca chiarezza, anzi talvolta reattivamente tendono a consolidare atteggiamenti di disistima verso il diaconato. Quest’ultimo aspetto è dovuto in gran parte alla configurazione peculiare dell’identità del diacono (sposato e professionalmente impegnato) inserita nella sfera dell’ordine.

Al di là però della giustificata ed ansiosa ricerca di motivazioni teologiche valide, dove può il diaconato manifestare la propria significatività e valenza? Non certamente in prolungate e dotte disquisizioni teoriche: il diaconato può recuperare gradualmente il suo valore attraverso una sua collocazione ecclesiale dentro un Progetto Pastorale che ogni comunità cristiana (sia parrocchiale che diocesana) è tenuta a darsi per adeguare la propria azione evangelizzatrice. Sappiamo che il fine di ogni comunità credente è sempre lo stesso «ieri, oggi, sempre», ma esso assume connotazioni ed articolazioni particolari secondo i tempi, le epoche, le zone geografiche, le esigenze locali. In questa visione dinamica dell’impegno ecclesiale il diacono può essere immerso come dimensione propulsiva per lo sviluppo di un’azione pastorale incisiva e feconda. La sua peculiare configurazione ministeriale ed umana può fare da cerniera tra istanze puramente mondane e secolari e tutta l’attività spirituale e sacramentale.Viene così a questo punto naturale constatare la rilevanza della presenza del diacono dentro la compagine della chiesa, soprattutto quando questa tenta di organizzare armonicamente i propri servizi ministeriali e pastorali, inquadrandoli dentro un Piano Pastorale. Ma cosa è un Piano Pastorale? Non è una programmazione efficientista, né autonoma affermazione di sufficienza manageriale: esso è invece l’impegno che caratterizza una porzione di Popolo di Dio, la quale si organizza in maniera articolata in base ad obiettivi a medio o lungo termine. In altre parole il Piano Pastorale è un semplice strumento umano di lavoro per verificare ed incrementare la crescita di fede di una comunità di fedeli. Qui il ministero del diacono trova la sua idonea motivazione, perché fa parte armonicamente della sacramentalità della chiesa presente nella porzione del Popolo di Dio, esplicitandone visivamente le istanze della missione e dell’annuncio. Il diacono, pertanto, in questa tipica progettualità non può essere messo a lato, in disparte o giustapposto; egli vi ha la sua naturale collocazione in quanto esprime meravigliosamente ed eloquentemente il vero aspetto della Chiesa-Sposa, che è quello del «servizio». Ogni comunità cristiana possiede in sé questa dimensione di essere inviata ad annunciare l’evangelo ed a servire spiritualmente l’umanità. Un Piano Pastorale deve tener conto di queste coordinate spirituali e teologiche ed immetterle nel tessuto vivo della Comunità attraverso la collaborazione dei ministri ordinati (vescovi–presbiteri–diaconi) e dei laici presenti nel territorio. In questa luce il Piano Pastorale può divenire il luogo privilegiato non solo per la presenza ministeriale del diacono, ma anche e soprattutto motivo per la nascita di vocazioni particolari «al servizio» e quindi al diaconato.Se davvero la Chiesa particolare assume questo attegiamento verso il diaconato, essa si è garantita il rinnovamento ed un progresso vero, perché può con maggiore intraprendenza perseguire le vie della nuova evangelizzazione, che vuol dire immergersi senza paura nelle vicende umane e trasportarle dentro la Chiesa. Il diacono incarna in se stesso questo vissuto umano e lo immette con la sua forza sacramentale dentro il tessuto ecclesiale. Egli si presenta come l’uomo dell’inter–scambio, della mediazione e delle impellenze umane da portare sull’altare e nelle celebrazioni; è il trait d’union tra chiesa–mondo, tra sacro–profano, tra assemblea santa e comunità umana, liturgia–vita, spazio religioso e umano. È colui che fa nascere, per sua intima configurazione, la consapevolezza di una chiesa tutta ministeriale protesa esclusivamente all’evangelizzazione ed all’assunzione dell’uomo nella luce dell’infinita misericordia divina e a favorire un clima più familiare e sereno nei rapporti umano–comunitari. Il diacono in questa logica comunionale è accanto al presbitero, non sopra, né opposto, né competitivo, ma in azione integrativa, e smuove la passività e la stagnazione di una situazione pastorale conservatrice ed attestata su una fase di stallo negativa ed infeconda.

Pertanto il Piano pastorale, espressione di un impegno costruttivo della comunità locale, è il supporto necessario perché la vocazione e la figura diaconali non rimangano più desiderio o auto–suggestione individuale di un singolo che pretende onori e privilegi, ma sia espressione di una mentalità ecclesiale nuova, che sente il bisogno di essere arricchita e richiamata dai valori essenziali di una ministerialità scevra da interessi particolaristici. La comunità può far propria questa dimensione attraverso la presenza di un diacono con famiglia e il proprio lavoro, che dedica il suo tempo nella sua specifica realtà ministeriale ad una comunità in cammino verso il Regno. Si scopre, allora, che si possono benissimo coniugare insieme sacramentalità dell’ordine e matrimonialità consacrata perché ambedue sono a servizio della vita, dell’amore, della comunione.

Quanti sono, cosa fannoLa presenza dei diaconi è in costante crescita, negli ultimi anni, in tutte le Chiese della Toscana. Il primato spetta a Firenze ma anche Pistoia, Livorno, Massa Carrara mostrano grande vitalità. In molte diocesi è attiva una vera e propria comunità diaconale, seguita da un delegato vescovile per il diaconato permanente. In tutta la regione ci sono anche settanta aspiranti che stanno ultimando la preparazione in vista dell’ordinazione diaconale. La maggior parte dei diaconi è attiva nella pastorale parrocchiale, a fianco del parroco oppure alla guida di piccole comunità dove non c’è un prete residente. Alcuni diaconi svolgono invece servizi «di frontiera» in case famiglia, ospedali e case di cura, carceri, attività di solidarietà. Altri ancora sono impegnati in attività di amministrazione dei beni della Chiesa o nell’economato diocesano. A Livorno il Convegno regionaleI diaconi permanenti della Toscana si riuniranno a Livorno sabato 14 giugno, insieme alle loro mogli e agli aspiranti diaconi, per il convegno regionale annuale. Il tema sarà «diaconia e sponsalità»: come coniugare la dimensione sacramentale del diaconato con quella del matrimonio, come far convivere gli impegni familiari e di lavoro con quelli pastorali. Proprio la duplice identità del diacono, in molti casi sposato e impegnato professionalmente e allo stesso tempo ministro ordinato, è all’origine di molti fraintendimenti e pregiudizi; eppure, proprio questa caratteristica rende questa figura particolarmente interessante. Il convegno regionale, presso il Centro Culturale di Livorno, si aprirà alle 9,30 con la relazione di don Roberto Brandi; a seguire i gruppi di studio, alle 12 la Messa. Dopo pranzo, relazioni dei gruppi e assemblea. Alle 16 i vespri.Sullo stesso tema, «diaconi e sponsalità», sarà incentrato il corso di esercizi spirituali per diaconi permanenti che l’incaricato regionale per la Toscana don Walter Lazzarini terrà dal 1 al 5 luglio a Casa San Giuseppe (San Marino, tel. 0549/903121).