Vita Chiesa

Dio ci mette alla prova: «Mi ami tu?»

«Dio ci educa, ci forma, ci allena… per questo non ci risparmia le prove. Noi ci lamentiamo spesso di fronte alle prove, le viviamo come una ingiustizia della vita nei nostri confronti, le subiamo con insofferenza, se possiamo le fuggiamo come fossero una maledizione. Ma anche la prova viene da Dio, nel senso che è da Lui permessa, e poiché «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28) noi dovremmo forse più preoccuparci di amare Dio che di difenderci dalla vita: «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via di uscita e la forza per sopportarla» (II Cor 10, 13).

La Quaresima è per eccellenza il «tempo della prova»: lo ha inaugurato Gesù stesso, spinto nel deserto dallo Spirito, per essere «tentato», cioè messo alla prova. Perché vi sono dei momenti nella vita in cui Dio ci chiede il nostro assenso in modo più esplicito: «Mi ami tu ?» (Gv 21,15), e fa in modo che dalla nostra risposta noi stessi conosciamo quanto siamo disposti e desiderosi di amarlo, e dunque di seguirlo anche là dove le nostre forze sembrano venire meno. Dice S. Agostino: «La nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere» (Comm. al salmo 60), e altrove: «È scritto: “Il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate” (Dt 13, 4), cioè per far conoscere a voi stessi se lo amate» (Lettera a Proba). Dunque la prova è in realtà non un’ingiustizia, né una pena, ma piuttosto una occasione, una sfida, perfino una grazia: un momento di verità e di presa di coscienza, che spesso ci rivela le possibilità inattese ed insperate del nostro cuore. La prova non mortifica ma piuttosto esalta la nostra capacità di amare: un atleta valente quando viene sfidato da un altro si sente compiaciuto ed stimolato, e anzi, quanto più è importante lo sfidante, tanto più si sente onorato e motivato alla vittoria. Più forte è l’avversario, più si sente eccitato, più difficile è la prova, più desiderio e volontà ci impegna. Così dovrebbe essere anche nella nostra vita spirituale. La prova fa parte della vita, perché Dio ci ha creati liberi, ci ha dato la possibilità di scegliere e di dare un senso alle nostre azioni: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. (…) Scegli dunque la vita, perché vivi tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, perché lui è la tua vita e la tua longevità» (Dt 30,15.19b-20). La prova è il luogo in cui si esercita la nostra libertà, il tempo della celebrazione della nostra fedeltà, e della fedeltà di Dio: noi possiamo anche cadere nella prova, possiamo fallire, possiamo non essere all’altezza … ma Dio rimane fedele. Dice il Signore: «Vi ho condotto nel deserto per mettervi alla prova» (Dt 8,2) e altrove: «Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto» (Es 5,1): è la festa della sua misericordia, di cui la Quaresima, tutta orientata alla Pasqua e al perdono dei peccati, è segno e sacramento.a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa